L’educazione delle bambine: come crescere una figlia femmina

“Appunti per crescere una figlia” è il sottotitolo del libro di Annalisa Monfreda, direttrice di Starbene e Donna Moderna. Qui commentato da due superesperti



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Prendi una mamma, due bambine di 9 e 6 anni e aggiungi una vacanza on the road in Croazia. Mescola tutto e avrai Come se tu non fossi femmina - Appunti per crescere una figlia (Mondadori), il racconto di viaggio firmato da Annalisa Monfreda (direttrice di Starbene e Donna Moderna), che si legge in un fiato, emozionante e divertente. E che si rivela, pagina dopo pagina, un saggio sull’educazione.

Già, perché tra tuffi e scorrazzate in auto, l’autrice regala alle sue piccole, e a chi legge, ben 50 “lezioni”. Niente teorie granitiche, ragionamenti contorti o norme da manuale, ma tanti pensieri che profumano di amore e ottimismo e tracciano la strada per le donne di domani.

Chi è mamma sa benissimo quanto sia difficile oggi aiutare bambine e adolescenti a diventare grandi e qui non è racchiusa una formula magica, ma una carrellata di spunti da metabolizzare. Noi ne abbiamo scelti alcuni e li abbiamo commentati con l’aiuto di due esperti d’eccezione: Anna Oliverio Ferraris, psicoterapeuta e professoressa di Psicologia dello sviluppo all’università La Sapienza di Roma, e Matteo Lancini, psicoterapeuta e presidente della Fondazione Minotauro.


«Non perdete mai la strada del desiderio»

«La vera sfida è insegnare a discernere i desideri veri da quelli indotti», nota la psicoterapeuta Anna Oliverio Ferraris. «Spieghiamo che i primi sono quelli che nascono da dentro, regalano piaceri intensi e una forza così positiva che fa sorridere solo al pensiero.

I secondi, invece, sono condizionati dagli altri, dalla società e dalle mode, e portano una gioia breve e accompagnata da un pizzico di ansia, da una specie di disagio, perché alla fine quella cosa tanto agognata non ci convince. Abituiamo le nostre piccole a esercitare il senso critico e ad analizzare questa differenza. Per esempio, voglio iscrivermi a ginnastica artistica perché è una passione autentica o perché lo fanno tutte le compagne di classe? Voglio frequentare il liceo classico per amore della letteratura o solo per imitare genitori e nonni?».


«Vivete come donne che si sono dimenticate di esserlo e approfittate di ogni donna che vi spinge a farlo»

«Oggi è impossibile annullare ogni differenza di genere, soprattutto sul fronte della corporeità, dove è giusto custodire ed evidenziare la peculiarità del femminile», spiega lo psicoterapeuta Matteo Lancini. «Per il resto, è fondamentale insegnare alle nostre figlie che prima di tutto siamo persone.

Questa è una frase-mantra che dobbiamo ripetere in ogni occasione. È un limite identificare i bimbi con il genere e costruire il processo di crescita secondo la divisione “maschi” e “femmine”. Siamo individui, ognuno con la propria personalità e in famiglia bisogna assecondare il cammino delle femmine verso l’autenticità, lasciare con naturalezza che facciano ciò che viene spontaneo e intraprendano un cammino verso se stesse e i loro talenti».


«Celebrate i fallimenti»

«Ottimo consiglio, che richiede una rivoluzione», dice Anna Oliverio Ferraris. «Oggi i genitori sono portati a glorificare ogni conquista dei piccoli di casa. Vogliono figli geniali e di successo e sono pronti a cancellare difficoltà e pecche, ma così non li fanno crescere. Invece è giusto accettare e sottolineare ogni stop, spiegando che diventa una molla per individuare un’altra strada, spesso migliore, e suggerendo l’importanza di chiedere aiuto. Su questo fronte la scuola e lo sport si rivelano un’ottima palestra. Il brutto voto in matematica o l’ultimo posto alla gara di atletica non vanno demonizzati o messi tra parentesi, ma discussi con un grande sorriso e una frase da imprimere nel cuore: “non possiamo essere brave in tutto, ma continuare a migliorarci”».


«Continuate anche da grandi a giocare con la bellezza, come si fa da piccole»

«In alcune scuole inglesi fanno questo esperimento, che consiglio di replicare. Mostrano alle bimbe le foto delle loro beniamine musicali o televisive con e senza trucco o non ritoccate da photoshop e sottolineano differenze e difetti», spiega la psicoterapeuta Anna Oliverio Ferraris. «Questo fa capire che la bellezza è autenticità e che cambiare look deve essere un passatempo divertente, non un’ossessione.

Allora, mettiamoci insieme davanti allo specchio, anche con i papà, e giochiamo a vestirci, pettinarci, senza risparmiare facce buffe e ironia. Facciamolo anche quando saranno adolescenti. E, come dice il libro, colleghiamo al corpo delle ragazze i racconti del passato: creiamo piccole favole in cui sveliamo somiglianze con nonne e zie così fisico e volti non saranno trofei o zavorre, ma una storia unica e affascinante».


«Vi perdoneranno più facilmente di non aver rispettato le regole che di non aver cercato di cambiarle»

«Questa lezione è legata a doppio filo a un’altra: la disciplina rende liberi», aggiunge Matteo Lancini. «Regole, trasgressione, innovazione ed etica sono temi caldi. È vero che tutto parte dalla disciplina perché senza aver imparato una cosa non potremmo andare oltre, un messaggio importante soprattutto per le ragazzine, ancora ingabbiate in ruoli e stereotipi. Quindi, ben venga l’esortazione a rompere gli steccati dopo aver introiettato tecnica e regole. Come insegnarlo? Con l’esempio, lo strumento migliore quando si parla di morale. E con il silenzio: come dice l’autrice, è fondamentale anche quello che i genitori non dicono e non insegnano perché così facendo trasmettono la libertà».


«Il modo in cui vi amate è il modo in cui insegnate agli altri ad amarvi»

«Non serve scomodare tragedie come il femminicidio per capire l’importanza di questa frase», conclude Lancini. «E non è neanche utile crescere le nostre figlie con la paura dei maschi: troppo allarmismo genera solo insicurezza.

La strada migliore è l’autostima: elogiamo le bambine per quello che sono, senza confronti inutili, trasmettiamo ottimismo e, soprattutto ascoltiamole. Arrivare all’autostima è un lungo percorso costellato da dubbi e delusioni: ascoltiamoli con attenzione e partecipazione, viviamoli con empatia. Perché se sapranno con certezza di non essere sole, si sentiranno ancora più forti e capaci».


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Articolo pubblicato sul n. 21 di Starbene in edicola da 8/05/2018


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