Nicole Rossi, vincitrice di Pechino Express: «Vi racconto i ragazzi 4.0»

Testa calda, anima eclettica e appassionata, la “collegiale”, diciottenne influencer e volto televisivo ha scritto un libro-manifesto sulla sua generazione. Ce la racconta in questa intervista



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“Questo mondo vi riempie di immagini irreali di adolescenti perfetti. Ma la vita reale non è così, io lo so che voi non siete così, perciò non dovete sentirvi strani”. A scrivere queste parole è Nicole Rossi che dedica il suo primo libro Isolament(e)o ai ragazzi come lei.

Romana, 18 anni, maturità appena affrontata. Una adolescente come tanti, così si definisce, che però qualche asso nella manica l’ha già tirato fuori. Eccome. Vincitrice del reality Pechino Express 2020, protagonista della passata edizione della serie tivù Il collegio, profilo Instagram da oltre 500mila follower, Nicole Rossi ci racconta cosa significa essere oggi giovani 4.0.


Ve la siete cavata bene voi ragazzi con il lockdown...

Sì, ci siamo comportati bene, la gran parte di noi è stata collaborativa. La mia è un’età complicata in cui incanalare dentro casa energie a mille, forti sbalzi d’umore e ormoni ballerini non è certo facile. E poi convivere con la famiglia sempre addosso e fare scuola a distanza, così distraente! Sono soddisfatta della mia generazione che si è dimostrata non solo all’altezza della situazione, ma anche indispensabile per fare capire l’importanza delle nuove tecnologie: ci sono state utilissime in questo caso.


Perché alla tua età hai deciso di scrivere un libro autobiografico?

Già usavo i social come fossero un mio diario personale. A un certo punto mi sono chiesta: perché non raccontare per esteso la storia di una ragazza qualunque, come me, con i suoi alti e bassi, con le sue ansie e le sue paure? Che prima di trovarsi ha dovuto perdersi un po’? Il mio scopo principale era fare vedere ai ragazzi - ma anche agli adulti - che non esistono vite patinate come spesso vogliono farci credere i social. Quella è finzione, non realtà.


Il titolo Isolament(e)o parla di te?

Di una mia esperienza “terrificante”: durante Il collegio sono finita per punizione in isolamento. Per la prima volta nella mia vita mi sono ritrovata sola, ma proprio sola senza neanche lo smartphone. Qui, ho capito che nella solitudine trovi un’isola per la mente dove poterti rifugiare, l’unica condizione per capire chi sei. Impari a stare con i tuoi pensieri, anche i peggiori. Dando questo titolo, comunque, mai avrei pensato all’isolamento che avremmo vissuto col lockdown! Scelta profetica, anche se ignara.


Ti dichiari una ragazza rivoluzionaria. Nel rispetto per la tua famiglia, aggiungi. Quanto è importante il supporto dei familiari nella crescita?

La famiglia è il motore principale dell’energia che hai dentro la testa e il cuore. Almeno per me lo è sempre stato. I miei genitori sono stati bravi a non farmi togliere i piedi dalla realtà. Per loro, nonostante il successo di Pechino Express, sono sempre rimasta la stessa Nicole. Come dire: non mi hanno mai fatta diventare più grande di quella che sono, mi fanno godere la mia età e mi ricordano che ancora sono una figlia, con regole e doveri nei loro confronti. Questo realismo mi permette di non perdere di vista le priorità e gli obiettivi che mi sono data.


Che sentimento è per te l’amicizia?

L’amicizia è fidarsi e affidarsi. Ho avuto dei momenti bui in cui il legame con Valentina, la mia amica del cuore, è stato fondamentale: era la mia rete d’appoggio, il mio porto sicuro. Anche quando in famiglia non riuscivano a capirmi, avevo lei sempre pronta a consolarmi.


Amici ma anche nemici. Sei stata vittima della “bullizzazione dell’orgoglio”, di cui parli nel libro...

Tutto è partito dalle elementari, quando i compagni di scuola m’identificavano con Pippi Calzelunghe o la protagonista del Mondo di Patti. Al momento, ci ridevo sopra. In realtà, erano ferite che mi facevano male, più di quanto credessi. Quando mi specchiavo avrei voluto essere diversa, senza apparecchio ai denti e le treccine! Per cancellare queste “diversità”, nell’adolescenza ho cercato di tutto per farmi accettare, per integrarmi nel “branco”. Anche a costo di sbagli. Solo da poco mi sono accorta che io sono io e non mi serve intrupparmi.


Con gli anni ti sei trasformata da “loser” (perdente) a “lover” (appassionata), dici. Cosa intendi?

È avvenuto tutto dentro di me, quando ho iniziato ad accettarmi. Ad amarmi a 360° e, insieme, a essere conscia dei miei limiti. Sono diventata me stessa, per quanto sia possibile esserlo nel senso pieno della parola. Ognuno ha più personalità, difficile riconoscersi solo in una!


Come hai trovato la tua strada?

Specchiandomi negli occhi di chi amo e vedendo che per loro ero ormai una delusione. Così ho capito che stavo sbagliando. Ho dovuto sbattere la testa contro gli errori per svegliarmi. Per arrivare a dire: “cavolo, questa non sono io. E non voglio essere così”. Ancora più importanza hanno avuto le persone positive che ho incontrato nella vita. Un’amica affidabile; una famiglia affettuosa alle spalle; il mio fidanzato che mi ha fatto vedere cosa di bello potevo essere.


Hai un trucco da insegnare ai ragazzi per realizzarsi?

Sono una sognatrice incallita, ma anche razionale: si deve puntare in alto senza mai staccare i piedi da terra. Ci vuole equilibrio tra sogno e pragmatismo. Di certo, le cose non arrivano dal cielo, bisogna coltivare le proprie aspirazioni e lottare per arrivarci, tenendo sempre conto dei propri mezzi, limiti e occasioni. In questo cammino, l’importante è rimanere sempre se stessi, altrimenti diventa tutto futile.


Quali ostacoli incontrano i giovani?

Oggi i ragazzi, – me compresa, per un lungo periodo – sulla scia delle suggestioni create dai social inseguono una vita “finta” che non avranno mai, impossibile da realizzare. In più sono condizionati dalle opinioni degli adulti, che con i loro pregiudizi deprimenti (“quel lavoro non lo puoi fare perché è complicato, non è nelle tue potenzialità"; “se prendi cinque in matematica, non andrai bene nella vita” ecc.) li scoraggiano.


Quali sono le tue aspirazioni?

Finita la maturità, tornare a fare teatro, il mio primo grande amore, e sperare che diventi un lavoro. In ogni caso, cerco di stare lontana dall’ansia e di vivere la vita tappa per tappa, senza caricarmi di troppe previsioni.


E con i social che rapporto hai?

Il tempo mi ha insegnato a navigare in quest’oceano di persone, opinioni e idee che è la Rete. E ho capito qual è il mio posto nel mondo virtuale. Anche se non mi piace definirmi “influencer”, di fatto lo sono. Atipica: “sponsorizzo” riflessioni piuttosto che oggetti. Riconosco che sono pesante. Ma ognuno ha il suo modo di stare sui social, il modello ideale non c’è. È quello che ti costruisci tu, giorno per giorno. Raccontando la tua vita. Sempre bella, anche se imperfetta.


Che mondo ti aspetti nel futuro?

Ho paura di trovare un mondo che ha una gran fretta di recuperare il tempo perso. La mia speranza invece è di ritrovare un mondo che abbia compreso la bellezza di vivere e viversi l’uno con l’altro: l’amore è il motore che muove l’esistenza, vincerà sempre sull’odio. È una cosa che mi ha fatto capire chi potevo essere. E crescere.



DOVE L’HAI VISTA

Nicole Rossi ha esordito nel 2018 nella serie tivù Il collegio. Mentre nel 2020 ha vinto il reality Pechino Express, in coppia con un’altra “collegiale” , Jennifer Poni.


DOPO LA PANDEMIA, I GIOVANI SONO PRONTI A IMPEGNARSI

I nostri ragazzi sono usciti più maturi e responsabili dal lockdown. E con la voglia d’impegnarsi per costruire il loro futuro e dare una mano alla comunità. È quanto emerge dall’ottava edizione dell’Osservatorio Giovani e Futuro di MTV, che contiene anche un focus sull’Italia che verrà.

Nelle interviste realizzate su 1.000 giovani tra i 16 e i 30 anni, l’86% circa è preoccupata per le difficoltà economiche che ci sono in Italia e nel mondo. E ritiene che le competenze scientifiche troveranno una nuova centralità nella società (86%) così come si dovrà riconoscere l’importanza della sanità pubblica, in cui tornare ad investire (87%).

Per il 74% dei casi, poi, la digitalizzazione sarà la risorsa più utilizzata per lavorare e studiare. Proprio per loro competenze tecnologiche, i giovani, spiegano i curatori della ricerca, sono essenziali per la trasformazione digitale nelle proprie case, aiutando i genitori in questa fase. A proposito d’impegno: durante la quarantena, il 51% ha trovato il modo di rendersi utile per parenti stretti e vicini di casa; il 22% ha partecipato a iniziative di volontariato; il 35% ha promosso e/o partecipato a raccolte fondi o donazioni.



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Articolo pubblicato sul n. 19 di Starbene, in edicola e nella app dal 16 giugno 2020


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