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Alcol: dove sta la verità?

Fa venire il cancro. Protegge dall’Alzheimer. Sul consumo di vino, birra & Co. circolano pareri discordanti. Ecco come regolarsi

credits: istock



Bere una bottiglia di vino fa male come fumare dieci sigarette. È la provocazione lanciata da uno studio internazionale, appena pubblicato su BMC Public Health e svolto sulla popolazione inglese, che ha acceso un nuovo campanello d’allarme sul legame tra il consumo di alcolici e l’insorgenza del cancro.

Da anni, ormai, l’alcol è un sorvegliato speciale per gli effetti negativi sulla salute; tuttavia, alcune ricerche vanno addirittura nella direzione opposta, documentando un suo possibile ruolo protettivo contro alcuni tumori. Ma allora, dove sta la verità? Come al solito, nel mezzo.



Serve misura

«Per i soggetti in buona salute, esiste una quantità di alcol accettabile», riferisce il professor Fabio Farinati, direttore della Uoc di gastroenterologia dell’Azienda ospedaliera di Padova.

«Si parla di due unità alcoliche al giorno, pari a due bicchieri, per gli uomini, mentre per le donne si dimezzano le dosi. Nello stomaco femminile sono molto bassi i livelli dell’enzima incaricato a demolire e neutralizzare le molecole di alcol etilico, per cui è maggiore la fragilità delle donne di fronte al bere».

Al contrario, non esistono “soglie di sicurezza” per chi presenta un danno epatico: l’alcol può peggiorare lo stato infiammatorio del fegato, per esempio in chi soffre di epatite cronica o steatosi, al punto da farlo evolvere verso la fibrosi severa, la cirrosi epatica e, talvolta, l’epatocarcinoma.



I rischi se si esagera

L’abuso di bevande alcoliche, invece, è pericoloso per tutti.

«Può danneggiare l’intestino e facilitare l’assorbimento delle sostanze potenzialmente cancerogene presenti nel cibo. Sotto attacco ci sono, oltre al fegato, bocca, faringe, laringe, esofago, stomaco, mammella, pancreas e colon-retto», avverte il professor Farinati.

Va detto, però, che molti degli studi disponibili fino a oggi non sono conclusivi sull’argomento alcol-tumori. Gli autori sono piuttosto concordi nell’affermare una stretta relazione fra abuso di alcol e carcinoma squamoso dell’esofago e cancro alla mammella (soprattutto nelle donne in pre-menopausa), mentre per fegato, colon e stomaco pare sia necessario superare i 30-45 grammi di alcol (dai 3 ai 5 bicchieri) al giorno (cioè nei casi di seria dipendenza) per avere una significativa associazione. Nessuna certezza poi per il pancreas».



Un discorso complesso

Detto ciò, non è possibile affermare che l’alcol faccia venire il cancro in senso assoluto.

«I tumori sono malattie complesse, multifattoriali, sulla cui genesi pesano elementi diversi: la familiarità, la dieta, la ridotta attività fisica, l’obesità, l’esposizione a contaminanti alimentari e ambientali», interviene il professor Domenico Alvaro, presidente della Società italiana di gastroenterologia ed endoscopia digestiva. «Attribuire la responsabilità a un unico fattore sarebbe uno sbaglio».

Gli esperti concordano, poi, sui rischi aumentati derivanti dall’abbinamento con le sigarette. «L’azione combinata di alcol e tabacco è deleteria per l’organismo, perché i due fattori si potenziano a vicenda», riferisce Farinati. «Le ragioni del legame sono molteplici, ma la principale è probabilmente il fatto che l’alcol stimola l’attività degli enzimi che attivano le sostanze carcinogene presenti nel fumo di sigaretta, amplificando i loro danni a carico delle cellule».



Le ricerche “a favore”

A complicare ulteriormente questo panorama ricco di incertezze, intervengono alcune ricerche internazionali che hanno dimostrato come le giuste dosi di alcol (ovvero quelle considerate “sicure”) aumentino l’aspettativa di vita e abbassino il rischio di sviluppare diabete, osteoporosi, malattia di Alzheimer, demenza senile, obesità e alcuni tipi di tumore, soprattutto al rene e i linfomi.

«Questi studi fanno spesso riferimento al vino rosso, che contiene una miscela complessa di polifenoli, come tannini, procianidine, flavonoidi e antociani, oltre che resveratrolo, tutte sostanze antiossidanti con effetti benefici per la salute. Ciò significa che la scienza ha riconosciuto il valore di questa specifica bevanda alcolica per la sua particolare composizione, ma non ha mai prosciolto l’alcol in sé: bere un bicchiere di vino rosso è diverso dall’assumere una quantità equivalente (per contenuto di alcol) di brandy, cognac, grappa, rhum, vodka o whisky».



Per molti, ma non per tutti

Il consiglio degli esperti, in conclusione, è di non cedere agli allarmismi e di bere, se piace, con moderazione. Il semaforo rosso, però, è assoluto per chi non ha ancora compiuto i 18 anni (i ragazzi rischiano danni maggiori), quando si guida, sui posti di lavoro, se si assumono farmaci, durante la gravidanza (vedi box in alto) o, come già si è detto, in presenza di patologie epatiche.

«È importante, poi, che il mondo della produzione e del commercio, della scienza e della comunicazione lavorino all’unisono nel diffondere le regole per un corretto stile di vita nel suo complesso, senza limitare le libertà individuali ma informando correttamente i cittadini», avverte il professor Alvaro.



Mai in gravidanza

Durante l’attesa non esiste una quantità di alcol sicura da assumere. Un nuovo studio dell’American Institute of Physics ha dimostrato come i bambini esposti all’alcol nel grembo materno siano più soggetti a sviluppare danni cognitivi: la sindrome alcolica fetale è una delle principali cause di disabilità intellettiva in tutto il mondo ed è collegata a una vasta gamma di problemi neurologici, tra cui il disturbo da deficit di attenzione e iperattività.



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Articolo pubblicato nel n° 22 di Starbene in edicola dal 14 maggio 2019