Borsa dell’acqua calda o del ghiaccio? Come orientarsi

L’azione del caldo e quella del freddo possono essere benefiche nel contrastare il dolore. Ma come orientarsi? Ecco quando usare la borsa dell’acqua calda e quando invece preferire quella del ghiaccio



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Boule dell’acqua calda o borsa del ghiaccio? Quando serve l’una e quando invece l’altra? «Caldo e freddo sono due terapie non farmacologiche molto valide, perché la loro percezione “viaggia” attraverso le stesse fibre nervose che ci fanno avvertire il dolore», commenta il dottor Luca Ponti, medico di medicina generale presso Santagostino. «Ciò significa che entrambi gli stimoli termici possono alleviare la sofferenza, ma non sono interscambiabili fra loro. Ogni causa ha la giusta soluzione».


QUANDO SERVE IL CALDO

Il calore determina vasodilatazione: in sostanza, il tessuto su cui viene applicata la boule beneficia di un maggiore afflusso di sangue (perché aumenta il volume dei vasi sanguigni), per cui la muscolatura si distende. Per questo, la classica borsa dell’acqua calda può essere utile quando:

  • abbiamo bisogno di alleviare il dolore causato da spasmi e contratture muscolari, per esempio il mal di schiena dovuto al “colpo della strega” oppure le tensioni causate da posture errate tenute per molto tempo, dove i muscoli hanno bisogno di decontrarsi.
  • In caso di crampi addominali, dolori mestruali e coliche renali. «L’aumento del flusso di sangue nella zona dolente favorisce un maggiore apporto di ossigeno e nutrienti, che si traduce in un aumento del metabolismo locale, nell’eliminazione di scorie e tossine, ma anche nell’accelerazione di tutte quelle reazioni biochimiche che aiutano a ridurre il dolore».
  • In presenza di malattie degenerative croniche, come l’artrosi, oppure nei dolori reumatici e articolari. Non a caso, esistono in commercio degli speciali cerotti riscaldanti che sfruttano proprio il meccanismo che sta alla base della boule. Ma quanto deve durare l’applicazione? Almeno mezz’ora, ripetendola per due o tre volte al giorno. Attenzione: il calore non va mai usato negli stati infiammatori, perché li peggiora, e neppure per alleviare le coliche gassose dei neonati, perché il gas si espanderebbe e di conseguenza il dolore aumenterebbe.


Ci sono anche i cuscini

Oltre alla tradizionale boule, in farmacia o nei negozi biologici possiamo trovare cuscini del benessere imbottiti con noccioli di ciliegia, semi di lino, pula di farro, grano saraceno, trucioli di cirmolo o altri elementi naturali, da riscaldare nel forno tradizionale o quello a microonde. «Non hanno maggiore efficacia rispetto a una normalissima boule, ma certamente possono aiutare a mantenere più a lungo la temperatura accumulata. Se poi sono arricchiti con lavanda, oli essenziali o erbe aromatiche, possono unire l’azione del calore a quella di rilassamento svolta sulla mente, sempre utile quando la muscolatura è particolarmente tesa».


QUANDO SERVE IL FREDDO

Al contrario, il freddo induce vasocostrizione, che provoca una riduzione del microcircolo sanguigno. «Applicare del ghiaccio, quindi, diminuisce l’afflusso di sangue, rallenta il metabolismo dei tessuti e anestetizza a livello locale, salvaguardando le cellule sane che non sono state coinvolte nel danno», spiega il dottor Ponti.

  • La borsa del ghiaccio è utile in caso di traumi improvvisi, come cadute o distorsioni, quando viene sempre consigliato il protocollo PRICE, che sintetizza le procedure di primo intervento da seguire in caso di infortunio. P sta per “protection”, cioè protezione: la zona interessata dal trauma va immobilizzata provvisoriamente per proteggerla da ulteriori danni che potrebbero avvenire. R sta per “rest”, cioè riposo: dopo il trauma, bisogna fermarsi e ridurre (o interrompere) l’uso dell’area lesionata per 48 ore. I sta per “ice”, cioè ghiaccio, da applicare per 10/15 minuti fino a quattro/otto volte al giorno. C sta per “compression”, ovvero applicare un bendaggio elastico sulla parte lesa per ridurre il gonfiore. E sta per “elevation”, cioè sollevare la parte lesa al di sopra del livello del cuore, sempre per diminuire gonfiore e dolore.
  • Oltre ai traumi improvvisi, con il freddo possiamo contrastare qualunque stato infiammatorio, come le fasi più acute dell’artrite o un forte mal di denti. «Anche in questo caso, cicli di 15-20 minuti ripetuti per più volte al giorno possono agire come un antidolorifico». Per capire se effettivamente il dolore è causato da un’infiammazione, i segni evidenti a carico dell’area interessata sono arrossamento, gonfiore, calore e ridotta funzionalità (che si verifica soprattutto nelle articolazioni). Attenzione a non applicare l’impacco di ghiaccio direttamente sulla pelle: fra la cute e la borsa ghiacciata, è sempre meglio frapporre un asciugamano o un panno di lana per evitare di determinare una lesione, nota come “ustione da freddo”.


Quando servono sia il caldo sia il freddo

Nei dolori cronici, come nell’artrosi, può essere utile sperimentare la terapia caldo-freddo, che consiste nell’alternare la boule dell’acqua calda alla borsa del ghiaccio, tenute rispettivamente per almeno dieci minuti sulla parte dolente. «Con il caldo favoriamo l’apporto di nutrienti ai tessuti e con il freddo li blocchiamo all’interno: i dolori cronici possono giovarne», assicura l’esperto.


In caso di dubbio

Viste le molteplici applicazioni possibili, con le applicazioni calde o fredde seguiamo la regola del trial and error (prova e sbaglia): «Facciamo dei tentativi, ascoltiamo la sensazione del momento e scegliamo ciò che ci fa stare meglio, sospendendo il trattamento se avvertiamo fastidio», conclude il dottor Ponti. «Ovviamente, se nell’arco di due o tre giorni non notiamo alcun miglioramento, è bene non prolungare la terapia, ma richiedere un consulto medico per inquadrare meglio il problema».


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