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Arnica montana: a cosa serve e come usarla

Fiore e foglie dell’arnica sono un concentrato di principi attivi che agiscono in caso di traumi e proteggono la salute di cuore e circolazione

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Una macchia di colore giallo brillante tra il verde dei prati in quota: l’arnica montana vive solo tra gli 800 e i 3000 m di altitudine e gode di una lunga stagione di fioritura, da maggio fino a settembre. Conosciuta da molti secoli per le sue proprietà terapeutiche, l'arnica montana è uno di quei prodotti naturali che tanti hanno nell’armadietto dei medicinali come pomata o gel di primo soccorso, ma pochi sanno esattamente come agisca e a cosa serve.

«L'arnica montana è  un fitocomplesso multiuso, grazie ai principi attivi attivi di cui fiore, foglie e rizoma sono ricchi e che agiscono in sinergia potenziandosi tra loro», sottolinea Francesco Laganà, medico di medicina generale a Reggio Calabria ed esperto in terapie naturali.


L'arnica combatte dolori e infiammazioni

Tra le sostanze funzionali dell'arnica troviamo l’arnicina, uno zucchero naturale ad azione antinfiammatoria, così come l’arnisterina, l’arnifolina e l’elenalina, sostanze in grado di ridurre edema e infiammazione.

«Molto importanti sono anche i numerosi bioflavonoidi, che rinforzano l’endotelio dei vasi sanguigni e hanno perciò un’azione flebotonica e capillaroprotettrice», prosegue il dottor Laganà. «Si rivelano preziosi soprattutto in estate, quando il caldo torrido e i lunghi tragitti in auto, in treno e in aereo, mettono a dura prova le vene che si dilatano, con conseguenti gonfiori alle gambe. Inoltre, il pool di bioflavonoidi racchiuso nell’arnica montana tonifica il sistema cardiocircolatorio: migliora la capacità del cuore di resistere allo sforzo fisico e rappresenta un ottimo alleato di chi si dedica a un’intensa attività sportiva e persino per contrastare l’ipertrofia cardiaca lieve».

Infine i carotenoidi, pigmenti naturali responsabili del suo colore giallo acceso, oltre all’azione antinfiammatoria, sono ottimi antidolorifici, antinevralgici e antireumatici. Aiutano quindi a contrastare i traumi muscolari e nervosi conseguenti a una caduta o a una contusione, nonché i dolori dell’apparato muscolo-scheletrico derivati, ad esempio, dall’artrosi o da un intervento ortopedico. «Senza dimenticare l’effetto preventivo verso ecchimosi ed ematomi», puntualizza l’esperto. «Se applicato “a botta calda”, il gel d’arnica evita che si formi il livido, dovuto allo stravaso di sangue. Quando è usato nelle ore o nei giorni successivi ne limita l’aggravarsi».


Arnica anche per i disturbi cronici

L’arnica ha effetti terapeutici pure per quelle patologie che si riacutizzano in certi periodi dell’anno (flebiti, dolori articolari, contratture muscolari alla schiena). La Cochrane Review, il più autorevole ente di revisione degli studi pubblicati su riviste scientifiche internazionali, ha evidenziato come la sua attività antifiammatoria risulti sovrapponibile (e in alcuni casi superiore) a quella dei cosidetti Fans, antinfiammtori non steroidei tipo l’ibuprofene.

«Last but not least, alcune ricerche dimostrano che l’assunzione di arnica montana, diluita e dinamizzata secondo le leggi dell’omeopatia, contrasta l’insorgenza della retinopatia diabetica, nei pazienti affetti da diabete di tipo due», aggiunge il dottor Francesco Laganà. «Merito del fatto che il suo fitocomplesso riesce a contrastare la sclerosi dei vasi sanguigni che irrorano la fovea, cioè la parte interna della retina. Mantiene una buona vas ne dell’occhio e prev mosi ed emorragie nel tissima retina».


Arnica, assumila così

Come topico non va mai utili su tagli, abrasioni e ferite aperte, ma solo in caso di cute perfettamente integra. Pomate, creme o gel trauma vengono realizzati a parite dalla tintura madre di arnica montana, cioè un estratto idroalcolico ottenuto facendo macerare la pianta fresca e, in genere, ne contengono il 20%.

È possibile utilizzare la tintura madre pura per applicazioni o toccature sull’area dolente e traumatizzata: 40 gocce diluite in mezzo bicchiere d’acqua tiepida (bollita e poi lasciata raffreddare). «Questa preparazione liquida è valida in caso di distorsioni, contusioni, stiramento di muscoli o nervi. Per uso sistemico, invece, l’arnica viene utilizzata solo in forma omeopatica. Ingerita così com’è, infatti, ha pericolosi effetti tossici che possono portare a tachicardia e collasso cardiocircolatorio », spiega l’esperto di terapie naturali.

In linea generale, per tutte le infiammazioni acute e localizzate, si consigliano basse diluizioni (5 o 7 CH) che agiscono da farmaco sintomatico, purché assunti con una certa frequenza: 5 granuli ogni 2 ore fino alla remissione dei sintomi. Per i dolori e i processi infiammatori cronico recidivanti, come artrosi, lombalgia e cervicalgia, nonché per migliorare la resistenza del cuore, meglio puntare su diluizioni alte, dalla 15 alla 30 CH, 5 granuli 2 volte al dì. Per flebiti, vene varicose e disturbi della circolazione, infine, ok alle diluizioni intermedie, dalla 9 alla 12 CH, stessa posologia».

Dando uno stimolo biologico alla riparazione tissutale, i granuli agiscono in maniera dolce e priva di effetti collaterali. L’importante è seguire cicli di 3 mesi, 20 giorni al mese seguiti da una pausa di 10 giorni.


Arnica, sceglila di coltivazione sostenibile

Come viene prodotta l’arnica secondo i canoni dell’ecosotenibilità? «Viene raccolta in alta montagna e solo da terreni di agricoltura bio certificati», spiega Lorenza Ferrari, product manager di Boiron.

«Si raccoglie la pianta fresca intera (compresa la parte nascosta nella terra) che cresce spontaneamente senza l’uso di pesticidi e fertilizzanti vari. Solo il 30% dell’arnica viene raccolta nel pieno della sua fioritura, che avviene da maggio a giugno, in modo da non depauperare il terreno a da tutelare la biodiversità delle specie botaniche presenti in alta quota. Entro e non oltre 72 ore, l’arnica arriva nei laboratori viaggiando in camion frigoriferi che ne preservano tutta la freschezza. Qui viene sottoposta a controlli botanici e analisi fitochimiche per controllare la concentrazione di principi attivi e poi avviata a un processo di lavorazione ecosostenibile (bassissimo consumo di acqua e di energia) per produrre la tintura madre».

Una filiera eco-green, quindi, che rappresenta un valore aggiunto per tutti coloro che cercano prodotti rispettosi dell’ambiente.


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Articolo pubblicato sul numero n° 8 di Starbene in edicola dal 13 luglio 2021

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