Honjok: che cos’è e perché fa bene stare da soli

Honjok ovvero l’arte di vivere da soli. Secondo questo movimento, che arriva dalla Corea del Sud, svolgere qualunque attività da soli permette di conoscersi meglio, di stare bene con se stessi e di essere più felici




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Un nuovo fenomeno arriva dalla Corea del sud, l’Honjok. Hon significa “solo” e jok “tribù”: indica una comunità composta da una sola persona. Questo movimento molto diffuso tra i giovani sudcoreani (a Seoul quasi la metà della popolazione vive da sola) nasce dall’idea che svolgere qualunque attività da soli (mangiare, bere, fare sport, cantare, stare in mezzo alla natura, viaggiare) sia un atto liberatorio, ci consenta di imparare a conoscerci, sviluppare il nostro potenziale ed essere più felici.

Questa tendenza è diventata talmente popolare da far nascere una hon economy: stoviglie monoporzione, lavatrici ed elettrodomestici di piccole dimensioni, mobili multiuso a prova di single sono ormai facili da trovare. Le catene alimentari si sono specializzate sulle monoporzioni e stanno aprendo sempre più ristoranti e bar dedicati a chi non vuole compagnia, perfino i cinema si stanno attrezzando con corridoi monoposto. Abbiamo chiesto alla giornalista e scrittrice Silvia Lazzaris, che ha appena pubblicato un libro in proposito, HonJok (White Star/Vivida editore, 14,90 €), di raccontarci questo nuovo mondo. 


Il movimento Honjok è nato in contrapposizione alla società collettivista sudcoreana, è un incitamento all'isolamento?

Sarebbe un errore immaginarci gli honjok come reclusi o asociali. Molti di loro, semplicemente, più spesso passano il sabato sera a casa o fanno un viaggio da soli senza vergognarsene. Alcuni decidono di non sposarsi, e chiedono soltanto di non essere compatiti per questa scelta. Questo movimento non è contrario allo stare in gruppo e fare comunità, ma propone modi differenti per farlo.


Nel suo libro spiega come per un honjok sia un sollievo evitare lo "sguardo degli altri", cosa significa?266048

Nascondersi da quegli sguardi che paiono intrusioni, che loro chiamano gaze rape, letteralmente "stupro con lo sguardo", per questa tribù è un valore. In una società tradizionalista e basata sulle gerarchie come quella coreana, essere fissati per un comportamento inadeguato (in questo caso una qualunque attività svolta da soli) suscita vergogna e comunica giudizio. Una donna sola in un ristorante, per esempio, significa violare un tabù (e in effetti spesso lo è ancora anche da noi). Farlo li fa sentire liberi.


Un principio fondamentale della società coreana è il nunchi: l’essere consapevoli degli altri e dell’ambiente circostante. Si può essere un honjok rimanendo connessi con gli altri?

Non penso siano due concetti in contraddizione fra loro. Il nunchi è come un sesto senso che consente di leggere la stanza, capire come si sentono e pensano gli altri. E adattarsi di conseguenza all’ambiente circostante per mantenere un’armonia. Ma gli honjok credono semplicemente in un equilibrio differente, basato sulla non conformità alle regole e sul rispetto della diversità e dell’inclusione.


Per i giovani di questo movimento la lentezza è una scelta di vita che permette di mettere a fuoco in modo più autentico i nostri bisogni, vivendo in modo più essenziale. In che modo?

Secondo gli honjok, quando ci si libera dalle aspettative sociali su come si dovrebbe condurre la propria vita, ci si può concentrare su quello che è davvero necessario per vivere bene. Diversi blog parlano dell’importanza di identificare cosa ci serve realmente, quali attività, oggetti e rapporti aggiungano valore alla nostra vita. Il resto si può lasciar andare. Su cosa valga la pena lasciar andare non c’è una ricetta comune, ognuno deve scoprirlo per sé.


Questa frugalità si trasforma anche in un modo di vivere più sostenibile?

Dipende. Vivere da soli, per esempio, può essere causa di uno spreco di cibo enorme, se non abbiamo modo di comprare prodotti in piccole quantità a seconda dei nostri bisogni. Se poi si vive da soli in una casa grande, si avrà un impatto energetico più alto rispetto a condividerla con qualcun altro. Vero è che i giovani coreani spesso vivono in monolocali minuscoli: questo significa non avere materialmente spazio per molti oggetti. Uno stile di vita all’insegna di un consumo ridotto e consapevole, sicuramente più tollerabile e sostenibile per la salute del pianeta, è già in atto.


Honnol, un’altra attività di questa community, significa giocare da soli: ritagliarsi qualche minuto di introspezione per guardarsi dentro, meditare, lavorare sul proprio centro diventa una via alla felicità?

"Conosci te stesso" è una massima dal tempo degli antichi greci e la filosofia ci insegna da millenni che l’introspezione regala una vita più soddisfacente. Oggi facciamo sempre più fatica a ritagliarci momenti di solitudine contemplativa. Appena rimaniamo in compagnia di noi stessi, ci lasciamo inghiottire dallo schermo del nostro cellulare, non sopportiamo di stare nel silenzio. Acquisire una finestra di tempo libero tra sé e sé è sicuramente una conquista, ma occorre lavorarci. Concentrarsi per esempio su piccole attività quotidiane con consapevolezza ci permette di rallentare e vivere in modo meno frenetico e più appagante.


Anche viaggiare da soli è un’occasione di arricchimento?

Certo. Perché significa partire con una mente aperta, scoprire, assorbire, lasciarsi trasformare. È come uscire dalla propria bolla e scontrarsi con la diversità. I compagni di viaggio li si incontra strada facendo.



I vari tipi di Honjok


  • Il filosofo266065

    Portato all’introspezione, predilige frequentare persone con cui ha già costruito un rapporto. Adora dedicarsi tempo di qualità, come visitare un museo in solitudine.








  • Il minimalista266067

    Attento alle sorti dell’ambiente e all’econonomia, detesta gli sprechi, si impegna a vivere in modo frugale e non ama viaggiare.










  • L’indipendente266066

    Socievole e chiassoso a tratti, gli piace stare in compagnia ma ama ritagliarsi i suoi spazi: mangiare e viaggiare da solo sono le sue attività preferite.









  • L'estroverso266064 
    Il suo motto è: "You only live once": si vive una volta sola. Ogni esperienza deve essere al top: ristoranti di lusso, viaggi costosi, hobby raffinati.











Single
o in coppia?

Gli honjok non sono persone sole, e neppure si sentono tali. Alcuni di loro scelgono di stare in coppia in una relazione monogama e duratura ma in modo indipendente. Essere in due, infatti, significa ricordarsi anche di sé. Si può essere un’unità composta di individui che non vogliono perdersi nel rapporto né arrendersi a un unico ruolo. Chi aderisce a questo stile di vita cerca di essere sempre consapevole della propria identità, che è distinta dall’altro. Il tempo che gli honjok passano senza il partner permette loro di mettere a fuoco le proprie esigenze e capire chi stanno diventando. Allo stesso modo sono in grado di vivere esperienze appaganti con il partner.

(Copyright: @ 2021 White Star S.R.L., Illustrazioni di Francesca Leoneschi e Giovanna Ferraris)


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