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Adolescenti oggi, perché la patente non è più una conquista

Il conflitto di generazione oggi è cambiato. Lo dimostra anche la percentuale di 18enni che si iscrive al percorso per la patente dell’auto, che è dimezzata. Ecco perché

Foto: iStock



Nello scenario attuale scoppiano “guerre nuove” tra genitori e figli. «Fino a 15 anni fa, l’adolescente era una specie di “selvaggio” con una gran voglia di uscire tutto il giorno, di fare esperienza fuori casa, di avere il motorino, di allontanarsi dalla famiglia. L’adulto lo imbrigliava un po’, cercava di limitare questa potenza energetica, questo bisogno sperimentale, nella logica di ridurre il rischio che il ragazzo si facesse male», spiega Alberto Pellai, psicoterapeuta e autore di best seller di successo sull’età evolutiva.

«Il conflitto di generazione, che un tempo riguardava il motorino, nella nostra epoca è intorno agli strumenti digitali. Il genitore avverte che il figlio è intrappolato dentro le dinamiche computerizzate, dove tutta la vita ruota su un video e non sull’esperienza diretta; vorrebbe scacciarlo da lì, ma non lo ha allenato, preparato ad andare fuori e questo crea un collasso nei percorsi di crescita.

Basta dare uno sguardo alla percentuale di 18enni che oggi si iscrive al percorso per la patente dell'auto: è dimezzata rispetto a un decennio fa. In questa immagine, vedo qualcosa che non ha funzionato, sia nei range di crescita dei più giovani, sia nel modo in cui gli adulti hanno dato risposta ai quei bisogni».


Scelte importanti: si parte dall'istinto

Un altro “problema” dei 14enni è il loro futuro, scolastico e lavorativo. Di fronte a qualsiasi valutazione, sono intossicati dal veleno della fatidica domanda “giusto o sbagliato?”.

«Alcuni hanno ben chiaro che cosa vogliono fare da grandi, la maggioranza, invece, tentenna», ci dice Àlvaro Bilbao, neuropsicologo e psicoterapeuta spagnolo, autore del libro appena pubblicato da Salani Editore Come funziona il cervello di un adolescente.

«Da qui, l’importanza che i giovanissimi riflettano molto sulle cose in cui riescono meglio, ma il processo deliberativo dev’essere più di pancia che di testa, perché, come scrivo nel mio libro, la migliore strategia che si può usare per trasformarsi in persone davvero brave a prendere decisioni – dopo aver seguito l’istinto – consiste, appunto, semplicemente, nel prendere decisioni. Gli studi, poi, dimostrano anche altro: più i ragazzi e le ragazze sono stati lasciati liberi di scegliere cosa indossare, a cosa giocare o come organizzare il proprio tempo, più sono risultati efficaci nel percorrere da adulti la strada migliore per loro».



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