di Francesca Trabella
Prendere decisioni è difficile: siamo sommersi da opzioni e informazioni, pareri e consigli. Probabilmente, per risolvere dilemmi come “Meglio Pilates nella palestra X o yoga al centro Y?”, ti riferirai a pareri di conoscenti e al web. Certe decisioni però devi prenderle da sola. È il caso, per esempio, di “Investo in un corso di acquerello o nella borsa cult?”.
«Allora devi indagare i benefici delle diverse opzioni e i bisogni sottostanti», rivela Anna Gallotti, Master Certified Coach presso l’International Coach Federation e co-autrice del manuale L’arte di prendere le decisioni giuste e agire di conseguenza (Urra Feltrinelli, 14 €). «Il problema è che spesso non sei consapevole di questi bisogni. Ma, se li individui, potrai scegliere con cognizione di causa».
UN ESERCIZIO PRATICO
Nel libro L’arte di prendere le decisioni giuste e agire di conseguenza, Anna Gallotti propone un esercizio per allenarti a diventare consapevole delle scelte che compi quotidianamente e della loro importanza per la tua serenità.
«Ripensa alla giornata o alla settimana appena trascorsa ed esamina la totalità delle tue decisioni, grandi e piccole. Cerca poi di quantificare le percentuali relative ai seguenti ambiti:
>1 decisioni prese per soddisfare i bisogni primari come mangiare, dormire, essere in sicurezza;
>2 per obbligo o dovere:
>3 evitate o procrastinate;
>4 scaturite dal desiderio di ottenere un risultato positivo.
Noti uno sbilanciamento a favore di una o più categorie? Pensi che sia positivo o che ti converrebbe correggerlo? Per esempio, se ti trovi
spesso a eludere le decisioni (ambito 3) e raramente a scegliere qualcosa che ti può far stare meglio (4), forse significa che stai affrontando la vita troppo passivamente. Perché non provare a essere più proattiva?»
SOPPESA I BISOGNI
Analizziamo il dilemma citato: frequentare un corso di acquerello ti rilasserebbe, mentre possedere una borsa-cult ti farebbe sentire più a tuo agio con le colleghe modaiole. Questo per quanto concerne i benefici.
E i bisogni? Nel primo caso potrebbe essere trovare una dimensione tutta tua, in cui liberare la creatività e ottenere soddisfazione dal lavoro manuale; nel secondo, invece, sentirti accettata per ciò che mostri di te e non per ciò che sei veramente.
A questo punto, la decisione è quasi presa: ti basta solo rispondere alla domanda “Quale bisogno mi preme di più?”.
ASCOLTA IL CORPO
Secondo la nostra esperta, decidere non è solo questione di ragionamento, tant’è che, a volte, il corpo compie delle scelte a nostra insaputa e ce le comunica a modo suo, magari con le farfalle nello stomaco quando incontriamo uno sconosciuto (“Mi piace!”) o con la rigidità cervicale che ci prende quando telefona nostra suocera (“Non voglio parlarle”).
«Nel cervello ci sono due vie di decisione: quella veloce, intuitiva, legata alle sensazioni corporee, e quella lenta, logico-cognitiva, legata al ragionamento lineare», chiarisce Gallotti.
«Per prendere delle decisioni “sentite” devi dare una chance a entrambe le modalità e poi valutarle e confrontarle. Se invece insisti a ignorare ciò che succede nel tuo corpo, non solo prendi cantonate, ma rischi anche di mandarlo in blocco».
VALUTA LE “CINQUE I”
Se da un lato è giusto esercitare il più possibile il diritto di scelta, dall’altro devi essere consapevole che esistono condizioni “strutturali e universali” su cui non hai alcun potere decisionale.
Anna Gallotti le ha riassunte nella formula delle “cinque i”: irreversibilità del passato, imprevedibilità del futuro, ineluttabilità della fine, ingiustizia del mondo e della vita e inadeguatezza dell’uomo (cioè il nostro essere finiti e limitati).
«Un qualche margine di scelta, però, lo possiedi ugualmente: sta nelle modalità con cui affronti le “cinque i”» puntualizza la coach. «Per esempio, anziché rimuginare continuamente sugli errori e sulle sfortune del passato, puoi lasciarteli alle spalle e guardare avanti.
Ti comporti da super-eroina, ignorando gli acciacchi dell’età che avanza? Rallenta e prenditi cura di te: nessuno sceglie di invecchiare, ma tutti siamo in grado di dire: “Voglio farlo nel migliore dei modi!”».
SCEGLI SE FARE LA FORMICA O LA CICALA
«È utile sapere che ci sono due diversi stili o modalità di accostarsi alle scelte: quello della formica e quello della cicala», riprende Anna Gallotti.
«La formica prende una decisione difficile oggi perché sa che le porterà un vantaggio domani. Nella pratica è il comportamento della mamma che sceglie di non cedere al capriccio del bambino, e sopporta la sua sceneggiata per educarlo alla frustrazione e aiutarlo a crescere. Formica è anche la donna che decide di divorziare nonostante la sofferenza che questo le costa, perché si aspetta di stare molto meglio in futuro.
La cicala, al contrario, cerca il beneficio immediato, approfitta del presente e non si preoccupa del futuro: è la mamma che compra le caramelle al bambino perché vuole finire in fretta la spesa al supermercato e ha bisogno che lui stia calmo, o la moglie cui importa solo avere un punto di riferimento, non l’amore, e quindi fa finta di non vedere il marito lontano e la coppia che si spegne.
Attenzione: entrambi gli stili hanno dei pro e dei contro, non ne esiste uno migliore in assoluto. L’ideale sarebbe calibrarli e applicarli coscientemente a seconda della decisione».
NON TEMERE LO STALLO
Nonostante tutti gli stratagemmi, però, ti può capitare di non riuscire proprio a decidere “al volo”. Niente panico l’indecisione non è uno stato d’animo necessariamente controproducente né rappresenta per forza una perdita di tempo.
Stando al saggio pubblicato sul magazine online Aeon (aeon.com) da Stephen Fleming, neuroscienziato britannico specializzato in metacognizione e in processi decisionali, si tratta di un rallentamento del cervello che raccoglie il maggior numero di informazioni possibile sulle alternative in gioco, informazioni che poi elaborerà nel tentativo di fare la scelta migliore.
«Tieni conto di questo soprattutto quando stai parlando con qualcuno e non sai se sia opportuno porre una certa domanda, fare un commento, rivelare un’informazione» raccomanda Anna Gallotti. «Essere indecisa può metterti a disagio e farti sembrare debole, ma è una condizione da cui non devi aver fretta di uscire: ti protegge dal parlare a sproposito e da ciò che ne deriva, per esempio vergogna e rimorso».
DISTRICARSI TRA LE WEB OPINIONI
«La varietà di opzioni stimola le menti, ma può anche confondere», sostiene il giornalista e scrittore americano Tom Vanderbilt nel suo recente saggio You may also like.
Il titolo fa il verso ai social network, ai portali di news, ai siti di e-commerce che - quando visualizzi una pagina - segnalano “altre cose che ti potrebbero piacere/interessare”, proponendo così un elenco infinito di possibilità.
«Per scegliere chi seguire, quale articolo leggere o che cosa acquistare non devi lasciarti distrarre troppo da questi input: sono basati su algoritmi che, per quanto sofisticati, non potranno mai tenere in considerazione tutte le variabili personali e ambientali», spiega Vanderbilt, che mette in guardia anche dall’affidarsi a recensioni, stelline o like altrui per orientare le proprie scelte:
«Meglio evitare di consultare troppe opinioni: alla fine tendono tutte ad assomigliarsi», scrive. «No anche a focalizzarti su quelle estreme in senso positivo o negativo. In genere, la verità sta nei commenti moderati».
Articolo pubblicato sul n.4 di Starbene in edicola dal 10/01/2017