Tutti in bici: anatomia di un fenomeno sociale

Spogliatoi in ufficio per chi va al lavoro pedalando, nuove ciclabili in tutta Italia, sempre più turisti su due ruote. Il mondo delle bike non è mai stato così in fermento. E ricco di novità



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Alla Farnesina, per incentivare il bike to work, hanno inaugurato degli spogliatoi per i dipendenti. Possono arrivare in bici, parcheggiare in un luogo sicuro, concedersi una doccia e cambiarsi.

Ma questa del ministero degli Esteri non è che una delle tante novità per chi va al lavoro con le due ruote (700 mila italiani secondo le ultime stime): «Il consiglio comunale di Trento ha stabilito nel piano edilizio cittadino che i nuovi edifici debbano avere delle rastrelliere e che tutte le neo aziende del settore terziario e produttivo abbiano spazi per docce e spogliatoi», dice Marco Cotti, maestro di ciclismo fuoristrada a Belluno.

Non a caso Trento è uno dei tanti Comuni Ciclabili (comuniciclabili.it) italiani, giunti quest’anno a quota 117. 13 in più rispetto all’anno scorso.


L’esercito di vacanzieri

Sì, la bici è una passione ormai conclamata. Mezzo di trasporto casa lavoro, ma non solo. Le due ruote sono soprattutto regine del tempo libero. Tanto che il Pib (prodotto interno bici, il giro d’affari generato dagli spostamenti a pedali) ha raggiunto i 12 miliardi di euro. E salirà ancora dopo la realizzazione del Sistema nazionale delle ciclovie turistiche: il ministero dei Trasporti e delle infrastrutture ha stanziato quasi 362 milioni di euro per 10 piste di interesse nazionale da creare, migliorare o completare.

Come il Grande raccordo anulare delle bici a Roma: 44 km ciclabili che passeranno accanto al Vaticano e a Villa Borghese svelando palazzi, giardini e aree naturali. O Vento, la ciclabile di 700 km da Torino a Venezia attraverso città d’arte, come Cremona, Ferrara e Guastalla, e villaggi contadini, lungo gli argini del Po. O, ancora, la Ciclovia del Sole che da Firenze arriverà a Verona via Bologna, già collegata con una pista al Brennero. Si tratta di una via ciclistica di 575 km, perfetta per i cicloturisti che arrivano dal nord Europa, pronti a passare dall’atmosfera naturale dell’Alto Adige a quella raffinata e ricca di spunti storici della Toscana. Sempre rimanendo su un percorso ciclabile sicuro.

C’è da scommettere che le nuove piste saranno un grande richiamo per l’esercito di vacanzieri (77,6 milioni secondo Isnart-Unioncamere e Legambiente, +41% in 5 anni) che percorrono la Penisola pedalando.


Scelte originali (e costose)

Che cosa li spinge? Non certo l’idea di risparmiare: «I cicloturisti spendono il 40% in più della media dei vacanzieri perché sono alla ricerca di esperienze particolari. Questo li porta a scartare l’offerta più economica, omologata ad altre uguali in giro per il mondo», spiega Michele Mutterle, responsabile di Albergabici (albergabici.it), servizio che riunisce più di 650 strutture italiane attrezzate per i cicloturisti.

Fra queste c’è anche chi offre alloggi con una Spa dove farsi coccolare con un massaggio, per dimenticare le fatiche della pedalata ed e-bike a noleggio per chi vuole tirare un po’ il fiato.


I premi per chi ama il sellino

Siccome andare in bici fa bene alla salute e all’ambiente, aumentano anche le iniziative per premiare chi lo fa. Durante lo scorso autunno, a Parma, è stata lanciata bike to shop (biketoshop.it). «Sono negozi che praticano uno sconto del 10% a chi va a fare acquisti pedalando», spiega Marco Cotti. 

Coinvolge circa 120 esercizi, dalle gelaterie alle boutique, riconoscibili dalla vetrofania gialla con la bicicletta in primo piano. L’iniziativa ha avuto grande successo, così è stata proposta una seconda edizione che si concluderà a fine settembre.

Intanto, il trend sta prendendo sempre più piede: a Piacenza, per tutti i soci della Fiab è attivo Negozi amici della bicicletta, programma di sconti, dal 10 al 30%, in una dozzina di shop del centro: «L’obiettivo è sostenere gli spostamenti in bicicletta nel centro storico, per aiutare il cuore della città a rimanere vivo, senza farsi soffocare dalle auto», commenta Cotti.


Per muoversi di notte senza rischi

I ciclisti aumentano e le piste cambiano, sempre nell’ottica del rispetto ambientale. Una startup italiana ha lanciato sul mercato Moove, una pista realizzata con plastica e pneumatici riciclati che propone elementi prefabbricati, in modo da produrre ciclabili in tempi ridotti, tagliando le spese.

Non solo: a Borgo a Mozzano (Lucca) è stato realizzato un tratto luminoso lungo 200 m che, grazie a un mix di particolari sostanze, nelle ore serali crea sul fondo un effetto simile al cielo stellato. Nel pavese, poi, si sta lavorando a una pista di 5 km trattata con una resina che accumula la luce del giorno per poi rilasciarla durante la notte: serve a illuminare la zona dove, a causa del vincolo ambientale, non possono essere installati lampioni.


Un aiuto concreto contro i furti

E chi teme che la sua bici faccia gola ai ladri, oggi può contare su un aiuto in più. Si chiama Bikebee ed è una piattaforma che integra il Registro digitale delle biciclette: basta iscrivere il proprio mezzo nella banca dati on line inserendo numero di telaio e punzonatura, poi scaricare l’app gratuita per iOS o Android. In caso di furto verranno allertate sia la community, permettendo a tutti di vedere la bici scomparsa, sia le forze dell’ordine.



Occhio alla pista

Se pedali in città devi fare molta attenzione non solo agli automobilisti, ma anche a chi si muove a piedi. «Non bisogna confondere le aree pedonali con le piste ciclopedonali», evverte subito Alessandro Tursi, presidente della Federazione italiana ambiente e bicicletta.

«Nelle prime, il ciclista è tenuto a regolare la propria velocità in funzione all’affollamento dei pedoni, che hanno comunque la precedenza. In questi casi, se necessario, il ciclista deve condurre la bici a mano in modo da non creare situazioni di pericolo».

Ma servono attenzione e cautela anche quando si percorrono le seconde: «Le piste ciclopedonali con strisce e segnaletica che consentono il transito di pedoni e biciclette sono da affrontare con prudenza, perché creano un conflitto di spazio. Si tratta di un “errore di gioventù” che l’Italia ha fatto anni fa, quando ha iniziato a realizzare infrastrutture ciclabili», conclude Tursi.   A.Z.



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Articolo pubblicato sul n. 29 di Starbene in edicola dal 2 luglio 2019

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