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Dizionario dell’alimentazione sostenibile: le parole chiave

Qui trovi tutte le parole chiave per fare scelte più consapevoli a tavola, promuovendo la tua salute e quella del pianeta

Foto: iStock



Sostenibilità. È la parola d’ordine che dovrebbe guidare ogni nostra scelta, anche a tavola. Ma cosa significa comportarsi in modo sostenibile quando si parla di cibo? Non sprecarlo, certo, ma anche imparare a trattarlo in modo da mantenerne tutto il suo valore, ed essere capaci di sceglierlo considerando tanti aspetti che non riguardano solo la sicurezza e il benessere dei consumatori, ma anche la tutela dell’ambiente e di chi lavora per produrre ciò che si mangia...

Troppo complicato? No, ciascuno di noi può fare molto per promuovere un modello di alimentazione sostenibile, anche con piccoli gesti quotidiani basati prima di tutto sulla consapevolezza. Ed è per questo che abbiamo realizzato un mini dizionario che spiega i termini più usati quando si parla di impatto ambientale.


Agricotura biologica

La prima cosa da dire è che si tratta di una definizione rigorosamente regolata dalla legge. Indica un metodo di coltivazione che esclude l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici di sintesi, favorendo pratiche naturali per proteggere il suolo e la biodiversità. L’obiettivo è produrre alimenti sani senza inquinare l’ambiente. Per esempio, nei campi di grano biologico si usano rotazioni colturali e fertilizzanti naturali come il compost, invece di concimi chimici.


Agricoltura da lotta integrata

È un modo di coltivare che combina metodi biologici e chimici per proteggere le coltivazioni dai parassiti, riducendo al minimo l’uso di fitofarmaci. L’obiettivo è intervenire solo quando necessario e con il minor impatto possibile. Un esempio? Nei vigneti, invece di spruzzare pesticidi su tutta la coltivazione, si introducono insetti utili come le coccinelle per combattere gli afidi in modo naturale.

Agricoltura di precisione

Utilizza tecnologie avanzate per ridurre sprechi d’acqua, fertilizzanti e pesticidi, ottimizzando la produzione. Sono sempre di più gli agricoltori che oggi usano droni e sensori nei campi per annaffiare solo dove serve, evitando un consumo idrico eccessivo. Più efficienza e meno impatto ambientale!


Alimentazione vegetale

Indica una dieta basata solo su alimenti di origine vegetale, quindi niente carne, pesce, latte o uova. È una scelta che in molti adottano per motivi etici e di salute, ma che ha ripercussioni positive anche sull’ambiente, perché la produzione di proteine animali richiede molte più risorse, acqua, terreno ed energia rispetto a quelle vegetali. 


Biodegradabile

Un prodotto è biodegradabile se si decompone naturalmente, senza lasciare sostanze tossiche nell’ambiente. Le posate in legno che si usano sempre più spesso nei buffet sono biodegradabili perché si dissolvono nel tempo.


Carbon footprint (Impronta di carbonio)

Indica la quantità di CO₂ (l’anidride carbonica, uno dei gas responsabili del buco dell’ozono), emessa per produrre un determinato alimento. Più è alta, più la produzione impatta sull’ambiente. Un chilo di carne bovina ha un’impronta di carbonio decisamente maggiore rispetto, per esempio, a un chilo di legumi.


Chilimotro zero

Un cibo è a “chilometro zero” quando è prodotto vicino a dove viene consumato. Riduce l’inquinamento da trasporto e sostiene l’economia locale. Attenzione però perché spesso è uno slogan utilizzato per gettare fumo negli occhi: non tutta la frutta e la verdura che vengono da campi vicini, sono prodotti in modo sostenibile.


Cruelty-free

È un termine che ha più senso per i cosmetici che per gli alimenti, perché significa che un prodotto è stato realizzato senza test sugli animali. In generale però si tende a parlare di “cruelty-free” per indicare quei prodotti animali che si ottengono causando la minor sofferenza possibile a questi esseri viventi. Così, per intenderci, sono cruelty-free le uova ottenute da galline di allevamento biologico, mentre non lo sono quelle di animali allevati in gabbia.


Ecocompatibile

Significa che un prodotto o un’attività hanno un impatto minimo sull’ambiente, rispettando le risorse naturali. Per fare un esempio, un imballaggio in carta riciclata è più ecocompatibile di uno in plastica.


Fairtrade

È sinonimo di "commercio equo e solidale”, cioè che garantisce un pagamento giusto ai produttori nei Paesi in via di sviluppo e promuove condizioni di lavoro dignitose. Quando acquisti un caffè fairtrade contribuisci a garantire che i coltivatori ricevano un compenso equo.


Filiera corta

È un concetto molto diverso da quello di chilometro zero. Vuol dire, infatti, che tra chi produce il cibo e chi lo consuma ci sono meno passaggi possibili. Hai mai comperato la frutta al mercato contadino della tua città invece che in un supermercato? È solo uno tra gli esempi possibili di filiera corta. I prodotti viaggiano meno, c’è un numero minore di intermediari, maggiore freschezza, i costi sono più contenuti e ne traggono vantaggio sia i consumatori, sia i produttori.


Flexitariano

È un termine di moda. Indica chi segue una dieta prevalentemente vegetale, ma senza escludere del tutto carne o pesce, riducendone il consumo per motivi ambientali o di salute. Se tutti scegliessimo di mangiare carne solo un paio di volte alla settimana e di preferire alternative vegetali negli altri pasti, faremmo già un grande passo verso la sostenibilità.


Food waste

Si riferisce allo spreco di cibo che avviene a livello di distribuzione, ristorazione e, soprattutto, nel consumo domestico. La causa principale? Sembra assurdo, ma gettiamo in pattumiera una quantità di alimenti solo perché ci dimentichiamo di consumarli prima della scadenza.


Food loss

Indica la perdita di cibo che si verifica nelle fasi di produzione, raccolta, stoccaggio trasformazione. Pensa per esempio a quanta frutta e verdura si danneggia durante il trasporto dal campo al magazzino e non può essere più commercializzata…


Gestione dei rifiuti

Il modo in cui smaltiamo gli scarti alimentari e gli imballaggi, per ridurre l’inquinamento e favorire il riciclo, è un capitolo importante della sostenibilità. Separare l’organico invece di buttare tutto nell’indifferenziata è assolutamente doveroso, così come seguire scrupolosamente le regole della raccolta differenziata.


Grass-fed

Si riferisce agli animali allevati al pascolo, che si nutrono di erba invece che di mangimi industriali. Il risultato? Carne più nutriente e allevamenti meno impattanti. È la scienza a confermarlo: il manzo grass-fed ha più Omega-3 rispetto a quello alimentato con i mangimi a base di cereali.


Green

È un termine generico per indicare tutto ciò che è ecosostenibile e rispettoso dell’ambiente. Come tutti i termini generici, però, si presta a mille interpretazioni diverse, e occorre attenzione per non farsi abbagliare dalle operazioni di “green washing”, azioni messe in atto dalle aziende per dare un’immagine “verde” che però nasconde comportamenti tutt’altro che sostenibili.


Impronta ecologica

Misura l’impatto delle nostre azioni sull’ambiente, calcolando quante risorse naturali consumiamo rispetto a quelle disponibili. Ancora una volta, il miglior esempio si ha considerando carne e derivati: ridurne il consumo aiuta a diminuire la nostra impronta ecologica, ma anche riutilizzare gli avanzi è decisamente importante.


Meat Analogs

È un termine usato a livello scientifico per indicare prodotti realizzati esclusivamente con ingredienti di origine vegetale, ma formulati per imitare in modo realistico la carne animale nell’aspetto, nel gusto, e nella texture. Hai mai assaggiato prodotti come Beyond Meat o Impossible Burger? 100% vegetali, ma è difficile distinguerli dai classici hamburger...


Ocean friendly food

Cibo prodotto senza danneggiare l’ecosistema marino, evitando la pesca eccessiva e le pratiche distruttive, come quella con reti a strascico. Ci sono diversi marchi che garantiscono la pesca sostenibile, per esempio la certificazione MSC (Marine Stewardship Council), oppure il marchio Friend of the sea.


Plant-based

Ha un duplice significato: dal punto di vista del consumatore significa scegliere una dieta basata essenzialmente su alimenti di origine vegetale, mentre dalla prospettiva del produttore vuol dire puntare su ingredienti vegetali. La scelta dei prodotti plant based si amplia di giorno in giorno, dalle bevande vegetali alternative al latte, ai piatti pronti vegani, ai burger di ceci fino alle polpette di lenticchie come alternativa alla carne.


Plastic free

Prodotti che riducono o eliminano l’uso della plastica nel packaging o nella produzione. Hai fatto caso che sempre più aziende di pasta la confezionano in scatole di cartone?


Tracciabilità

Importantissima per garantire sicurezza e trasparenza, la tracciabilità di un prodotto indica la possibilità di risalire alla sua storia, dal campo alla tavola. È grazie alle norme che la regolano se, leggendo l’etichetta di una mozzarella, puoi scoprire da dove proviene il latte con cui è stata prodotta.


Water footprint

Misura quanta acqua viene consumata per produrre un alimento. Sapevi che per un chilo di carne bovina servono oltre 15.000 litri d’acqua, mentre per uno di lenticchie ne bastano circa 1.250? Non è una differenza da poco, soprattutto vista la scarsità delle risorse idriche globali.


Zero waste

È l’approccio che dovremmo avere tutti: mirare a ridurre al minimo gli sprechi, utilizzando al massimo ogni risorsa e favorendo il riciclo e il riuso. La cucina degli avanzi è una tradizione da recuperare: le polpette con la carne avanzata e la torta di pane fatta con quello raffermo sono due classici antispreco, ma anche la cucina degli scarti merita attenzione: bucce di patate, gambi di carciofi, croste di parmigiano, semi di zucca e barbine dei finocchi possono diventare ingredienti insoliti di piatti gustosi.


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