di Serena Allevi
Grazie alla campagna Curare la Salute di Pfizer e Pfizer Consumer Healthcare, si è fatta luce sulle abitudini alimentari italiane, e più in generale sui consumi e sullo stile di vita dei nostri connazionali.
Uno dei punti cardine di questo studio è il test della piramide alimentare (è possibile farlo online) che, tramite la compilazione di una serie di semplici domande, va ad analizzare quanto siano sane, o meno, le nostre abitudini alimentari rispetto a quelle di riferimento.
I risultati? Appare necessario rivalutare il ruolo chiave della dieta mediterranea per la salute e per la longevità.
I PROFILI TIPO
Vediamo insieme i consumatori-tipo italiani.
Le donne quarantenni lavoratrici sono una fascia molto interessante del sondaggio poiché mostrano un'intenzione salutista dal punto di vista del controllo del peso e del fitness ma tendono a seguire diete iperproteiche e a consumare troppo alcol. Le casalinghe, di contro, sembrano trascurare la propria alimentazione a favore dei bisogni della famiglia.
Le salutiste hanno invece un'età più elevata (il periodo clou sembra essere la premenopausa) e sono molto attente sia all'alimentazione, sia all'attività fisica. Però, nei fatti, consumano ancora pochi vegetali rispetto ai consumi percepiti. Vi sono poi le sobrie, più anziane e anch'esse di ottimo livello culturale, che adottano stili di vita sani ma che sono ancora carenti nel consumo di frutta e verdura.
E gli uomini? Dai 30 anni in su, sono onnivori (mangiano qualsiasi tipo di carne ma poco pesce) e praticano molto sport. Invece, al di sotto dei 30 anni di età, troviamo i maschi voraci: fanno attività fisica e consumano di tutto, compresi dolci e alcol in quantità.
TROPPI FARINACEI, POCHI LEGUMI
I risultati del test della piramide sono stati emblematici. Si evidenzia una tendenza salutista di alcune fasce della popolazione, ma la dieta mediterranea sembra messa in un angolino o, se adottata, interpretata scorrettamente.
Infatti, esiste ancora la concezione errata che dieta mediterranea significhi fare il pieno di carboidrati e, quindi, anche di zuccheri semplici. Invece, la dieta mediterranea prevede, in primis, il consumo di vegetali (legumi compresi). Sono proprio i legumi che tendono ad essere consumati ancora in modo irrisorio da buona parte della popolazione.
I bambini sono un esempio chiave di questa indagine: i piccoli di casa consumano troppi farinacei (raffinati), zuccheri e sale. Pesce, frutta, verdura e legumi restano ancora fanalini di coda nell'alimentazione dei più piccoli.
MOLTI DOLCI E NECESSARIE INTEGRAZIONI
Dallo studio condotto da Pfizer, emerge che gli italiani eccedono ancora nel consumo di dolci e farine raffinate, anche se d'altro canto cala in parte il consumo di carne rossa e salumi (seppur non ancora a sufficienza).
Inoltre, si evidenzia la necessità di integrazioni alimentari in due periodi clou della vita femminile: gravidanza e menopausa. In gravidanza, si sottolinea l'importanza di un'integrazione di acido folico (responsabile della corretta chiusura del tubo neurale e della prevenzione di malformazioni del feto).
Invece, in menopausa risulta un'evidente carenza di vitamina D, di cui si è recentemente scoperto il ruolo chiave anche nella prevenzione di alcune forme tumorali. Oltre che nella prevenzione dell'osteoporosi.
POCO PESCE
La dieta mediterranea corretta prevede il consumo di pesce almeno 2-3 volte a settimana. Ma i consumi dichiarati dagli italiani sottolineano una carenza in tal senso.
Il ruolo del pesce nell'alimentazione è plurimo. Innanzitutto, si tratta di una fonte proteica importante. E, inoltre, ne è stata rilevata l'azione preventiva nei confronti di patologie cardiovascolari e neurodegenerative. Soprattutto il pesce azzurro (grazie al contenuto di acidi grassi essenziali, o grassi buoni) andrebbe privilegiato nella scelta delle proteine da portare a tavola, anche e soprattutto se ci sono bambini e ragazzi in crescita in famiglia.
Di contro, dai dati di Curare la Salute si evidenzia un consumo ancora elevato di salumi e carni lavorate.
PERCEZIONI ERRATE DEL PROPRIO STILE ALIMENTARE
Le avvertenze sul consumo eccessivo di sodio sono state ampiamente diffuse, sia per quanto riguarda le abitudini alimentari degli adulti, sia per ciò che concerne la dieta dei bambini.
Ma, a tutti gli effetti, si evidenzia ancora un elevato consumo di sale nonostante i rischi correlati relativi all'aumentata incidenza di patologie cardiovascolari, e non solo.
Uno dei punti cardine dell'analisi, sottolinea appunto quanto il consumatore abbia una percezione errata dei propri consumi alimentari. Ovvero, viene dichiarato uno stile di vita sano ma, nei fatti, le abitudini nutrizionali dicono il contrario.
Da qui, si evince l'importanza di campagne come Curare la Salute per aumentare il livello di consapevolezza e, dunque, di benessere e capacità di prevenzione.