Dispareunia e sesso doloroso: le cause e come si cura

Il sesso può diventare doloroso, talvolta addirittura impossibile, per una serie di cause che vanno trattate in maniera mirata per tornare a vivere la propria femminilità



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Lui, lei e il dolore. Talvolta, nelle coppie può insinuarsi un terzo incomodo arrogante, invisibile e complicato da decifrare: in termini medici si parla di dispareunia (dal greco, dys, cattivo, e pareunos, che giace accanto), ovvero di dolore all’accoppiamento, comunemente si parla di sesso doloroso, condizione che viene avvertita dalla donna durante i rapporti intimi e che rende difficile, se non impossibile, l’atto sessuale. Spesso considerato un argomento tabù, di cui ci si vergogna a parlare sia con il medico sia con il partner, la dispareunia può condizionare la vita di coppia e minarne l’equilibrio se non viene opportunamente affrontata.


Che cos’è la dispareunia

«Il termine dispareunia è molto generico e può includere tutte quelle situazioni, anche transitorie, in cui le donne avvertono un indolenzimento a livello genitale che rende difficile l’intimità. A volte può trattarsi solamente di un trauma da compressione del nervo pudendo, dovuto, per esempio, a un allenamento intenso sulla cyclette con una sella inadeguata», spiega la dottoressa Anna Ghizzani, sessuologa e ginecologa a Firenze e Poggibonsi. «Altre volte, invece, le cause sottostanti sono più serie e possono essere ginecologiche o funzionali». Qualunque sia l’origine, comunque, la dispareunia può generare effetti negativi che vanno ben al di là del singolo “appuntamento sotto le lenzuola”, perché la paura del dolore può provocare perdita di desiderio sessuale e problemi nella relazione di coppia, dove lui si sente rifiutato e lei non capita.


Perché si prova dolore: le cause

Spesso, alla base della dispareunia c’è un’infezione vaginale dovuta a uno o più microrganismi patogeni, come lattobacilli, difteroidi, streptococchi o escherichia coli, oppure legata alla Candida albicans, un lievito normalmente presente nel nostro organismo ma che talvolta può trasformarsi da innocuo ad aggressivo. «Qualunque vaginite crea uno stato di irritazione locale che rende difficile l’incontro amoroso», commenta la dottoressa Ghizzani.

«Un’altra causa di dispareunia facilmente individuabile è una malformazione anatomica, presente sin dalla nascita, di cui le giovani donne si accorgono ai primi rapporti e può essere risolta con un intervento di correzione chirurgica».

Ma il dolore può sopraggiungere nel corso della vita a causa dell’atrofia vulvo-vaginale tipica della menopausa, quando la diminuzione degli estrogeni comporta un progressivo assottigliamento dell’epitelio vaginale (atrofia vaginale), la diminuzione della lubrificazione (secchezza vaginale) e una maggiore tendenza a sviluppare infezioni per lo squilibrio della flora vaginale lattobacillare. «In sostanza, con l’avvento della menopausa, i tessuti vaginali perdono la loro qualità, funzionano meno bene e diventano fibrosi, più rigidi, meno elastici.

Queste stesse condizioni si possono verificare anche in giovane età, per esempio nelle donne con tumore al seno in cui la menopausa viene indotta attraverso trattamenti di blocco ormonale: spesso, infatti, questa soluzione si rende necessaria per sopprimere la produzione endogena di estrogeni e progesterone, visto che alcune forme di cancro sono ormono-responsivi, cioè crescono anche grazie agli ormoni prodotti dalla paziente», avverte l’esperta.


Ogni caso è diverso

L’atrofia vaginale non si presenta allo stesso modo in tutte le donne. «Per esempio, nelle coppie che hanno sempre dato molta importanza all’intimità, i tessuti della donna sono più “allenati” e comunque c’è maggiore facilità sia nel trovare piccoli rimedi per sopperire al problema sia nel consultare uno specialista per individuare un rimedio.

Al contrario, nelle coppie che hanno trovato il loro perfetto equilibrio in una relazione meno “fisica”, la funzionalità vaginale potrebbe essere persa più facilmente, in quanto trascurata», tiene a precisare la dottoressa Ghizzani.

Esistono poi ulteriori cause di dolore sessuale, questa volta funzionali, che non sono sempre facili da diagnosticare perché non ci sono origini “visibili”: «Principalmente parliamo di vulvo vestibolite, nota anche come vulvodinia, e di vaginismo. La prima è considerata una malattia che provoca dolore cronico ma ad eziologia sconosciuta, alla pari della fibromialgia o della sindrome del colon irritabile ad esempio. Alcuni studi hanno mostrato una possibile componente infiammatoria, ma alla base potrebbe esserci un dolore neuropatico, cioè un dolore che per qualche motivo ha perso la sua funzione protettiva che serve ad avvisarci di un potenziale “danno” e si manifesta in modo indipendente da un reale rischio per i tessuti coinvolti».


Se il problema è “invisibile”

Una visita ginecologica non può rilevare la vulvo vestibolite, perché non si osservano perdite, arrossamenti, lesioni, tagli o problemi anatomici, e la sua comparsa non segue regole precise: può essere presente sin dal primo rapporto intimo oppure comparire all’improvviso durante il corso della vita. «Per chi ne soffre, la penetrazione può essere del tutto impossibile oppure dolorosa a vari gradi e talvolta la sofferenza persiste anche dopo il rapporto, addirittura fino a qualche giorno successivo.

Oltre al dolore, il sintomo principale è il bruciore, insieme alla sensazione di avere un taglio, di avvertire qualcosa che “sfrega” sulla carne viva. Per alcune donne questi problemi non si limitano ai rapporti intimi, ma coinvolgono l’intera quotidianità, perché si presentano quando si indossano dei jeans troppo stretti, al semplice contatto con della biancheria attillata o magari in posizione seduta, rendendo l’esistenza un vero e proprio inferno». Diverso, ma altrettanto invalidante per la coppia è il vaginismo, ovvero la contrattura involontaria dei muscoli che circondano la vagina: «Se qualcosa si avvicina all’apertura vaginale, anche solamente il proprio dito, la muscolatura ha uno spasmo e la vagina si chiude, diventando impenetrabile. Si tratta di un problema neurologico, che spesso si verifica al primo rapporto oppure ha motivazioni psicologiche sempre da indagare».


Come evitare il dolore durante un rapporto

Dalla comune vaselina ai tanti lubrificanti che vengono pubblicizzati in tv, questi prodotti possono essere usati al bisogno perché eliminano la spiacevole sensazione di attrito, facilitano lo scivolamento e sopperiscono l’eventuale mancanza di lubrificazione. «Ovviamente si tratta di soluzioni sintomatiche, che conferiscono un sollievo temporaneo ma non curano la causa sottostante. Detto ciò, ogni caso va valutato a sé, anche in base a quello che la coppia desidera ottenere», ammette l’esperta.


Diagnosi e cure

La giusta soluzione si trova dopo una diagnosi accurata, che spesso avviene per esclusione. Se alla base del dolore c’è un’infezione vaginale, la cura sta nella sua risoluzione attraverso farmaci per uso topico (creme, ovuli o lavande vaginali) oppure medicinali da assumere per via orale.

«Nel caso dell’atrofia, invece, si può ricorrere a estrogeni locali sotto forma di creme, ovuli o anelli vaginali, che servono a ristrutturare i tessuti e restituire un buon grado di elasticità». Da qualche anno è anche disponibile in Italia una molecola da assumere per bocca (ospemifene), che agisce come modulatore selettivo dei recettori estrogenici, ovvero stimola i tessuti, migliorandone il trofismo e la lubrificazione: può essere una buona soluzione per le donne che non vogliono (o non possono) utilizzare ormoni o che magari non hanno confidenza con i prodotti locali da applicare in vagina. «Un’ulteriore opzione terapeutica è il trattamento laser, che corregge in modo indolore e senza rischio di complicanze la riduzione di volume della mucosa vaginale, rimodellandola e ripristinandone idratazione ed elasticità».


Terapia personalizzata

Nel caso della vulvo vestibolite, invece, serve un duplice approccio: ginecologico e sessuale. «Il primo prevede l’assunzione di farmaci analgesici e talvolta sistemici per interrompere i circuiti del dolore cronico, magari in associazione a preparati per uso locale a base di estrogeni, a meno che non esistano specifiche controindicazioni», illustra la dottoressa Ghizzani. «La medicina sessuale, invece, si avvale di altri strumenti per riabituare la vagina alla penetrazione.

Molto utili sono i dilatatori, piccoli cilindri in plastica di calibro crescente che la paziente viene istruita a utilizzare in maniera graduale per riallenare il tessuto. Un altro strumento a disposizione sono gli esercizi di focalizzazione sensoriale ideati da Helen Singer Kaplan, che consistono in una serie di carezze guidate e strutturate che i partner devono scambiarsi reciprocamente: questi esercizi aiutano la coppia a ritrovare le sensazioni epidermiche che il dolore sessuale ha cancellato e, insieme, dilatano il canale dell’intimità fisica». Le stesse soluzioni possono essere adottate in caso di vaginismo, ad eccezione dei farmaci, che in questo caso non sono necessari.


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