Ti è mai successo di svegliarti con la bocca così asciutta da non riuscire a parlare, deglutire o sorridere con facilità? Ora immagina di convivere con questa sensazione tutto il giorno, ogni giorno. È la realtà quotidiana di chi soffre di xerostomia, una condizione tanto fastidiosa quanto sottovalutata, in costante aumento tra la popolazione e che può compromettere non solo la salute orale, ma anche il modo in cui mangiamo, comunichiamo e ci relazioniamo con gli altri.
Cos'è la xerostomia
La xerostomia, più comunemente nota come sindrome della bocca secca, è una condizione medica caratterizzata da una ridotta o addirittura assente produzione di saliva da parte delle ghiandole salivari maggiori (la parotide, le sottomandibolari e le sottolinguali), ma anche da quelle minori sparse nella cavità orale. «Questo genera una persistente sensazione di secchezza e disagio all’interno della bocca, che può avere un impatto profondo sul benessere quotidiano», spiega il dottor Lino Giordano, responsabile della Dental Unit di Tiberia Hospital a Roma.
La saliva svolge un ruolo fondamentale nel mantenimento della salute orale e nella digestione. «È essenziale per la lubrificazione della bocca e per la formazione del bolo alimentare», descrive l’esperto. «Senza di essa, i cibi non riescono a essere ammorbiditi a dovere, rendendo la masticazione e la deglutizione molto più difficoltose. Questo comporta non solo disagio durante i pasti, ma può anche avere ripercussioni a lungo termine sull’esofago, dove il passaggio di alimenti non ben lubrificati può provocare irritazioni o lesioni».
Ma le funzioni della saliva non si fermano qui. Contribuisce anche a mantenere l’igiene del cavo orale, aiutando a rimuovere i residui di cibo insieme all’azione meccanica della lingua. «Inoltre, ha un ruolo protettivo contro le carie», aggiunge il dottor Giordano. «Contiene enzimi che scompongono gli zuccheri in sostanze acide, ma in condizioni normali è anche in grado di neutralizzare questi acidi, preservando lo smalto dentale. Quando la saliva viene meno, invece, il rischio di carie e gengiviti aumenta sensibilmente».
Un altro effetto evidente - e spesso fonte di disagio - è l’alitosi. In chi soffre di xerostomia, l’alito cattivo tende a diventare costante, perché la saliva non serve solo a lubrificare la bocca: è anche fondamentale per mantenere il pH orale in equilibrio. Quando viene a mancare, si crea un ambiente favorevole alla proliferazione di batteri, responsabili dei cattivi odori. Inoltre, senza l’umidità salivare, la bocca perde la sua naturale capacità di “auto-pulirsi”, rendendo l’alitosi più persistente e difficile da controllare.
Quali sono le cause della xerostomia
Negli ultimi anni, numerosi studi hanno evidenziato una correlazione sempre più chiara tra la xerostomia e l’assunzione di alcuni farmaci. Questa connessione si è rivelata particolarmente rilevante nell’ultimo decennio, in cui si è registrato un aumento significativo – circa del 25% – dei casi di bocca secca. Il motivo? L’uso sempre più diffuso di alcuni farmaci che, tra i vari effetti collaterali, compromettono la normale produzione di saliva.
«Tra i farmaci più frequentemente implicati nel problema troviamo gli antistaminici e i decongestionanti, utilizzati comunemente contro allergie e raffreddori, ma anche gli antipertensivi e i diuretici», elenca l’esperto. «Tuttavia, i principali responsabili di questo incremento sono gli antidepressivi e gli ansiolitici. L’abuso o l’utilizzo prolungato di queste categorie di farmaci ha avuto un impatto notevole, rendendo la xerostomia una condizione molto più diffusa nella popolazione, anche in fasce di età più giovani rispetto al passato».
Naturalmente, i farmaci non sono l’unica causa possibile della xerostomia. Alcune patologie, soprattutto quelle di origine autoimmune, così come il diabete e il morbo di Parkinson, possono compromettere in modo diretto la funzionalità delle ghiandole salivari. Tra queste, la più nota è la sindrome di Sjögren, una malattia cronica che colpisce le ghiandole esocrine, causando una marcata secchezza sia della bocca sia degli occhi.
Anche la radioterapia, soprattutto quando mirata alla testa e al collo, può compromettere in modo permanente le ghiandole salivari, causando xerostomia.
Un altro fattore da non sottovalutare è l’invecchiamento: «Con l’avanzare dell’età, in particolare dopo i settant’anni, la produzione di saliva tende a ridursi fisiologicamente», spiega il dottor Giordano. «In questi casi la secchezza orale non è sempre indice di patologia, ma può comunque incidere negativamente sulla qualità di vita». La differenza fondamentale sta nel meccanismo: mentre l’età rallenta gradualmente la funzione salivare, patologie e farmaci possono provocarne un blocco quasi totale.
Come si diagnostica la xerostomia
La diagnosi della xerostomia inizia con un’anamnesi accurata, fondamentale per orientare il medico verso le possibili cause. Attraverso il racconto dettagliato del paziente – comprese le terapie farmacologiche in corso, le patologie pregresse e i sintomi riferiti – è possibile ricostruire un quadro clinico completo.
«L’anamnesi ha un ruolo cruciale», precisa l’esperto, «perché consente di individuare sia fattori farmacologici, come l’uso prolungato di antidepressivi o antipertensivi, sia eventuali patologie alla base della secchezza orale».
Come si cura la xerostomia
Purtroppo, una cura definitiva per la xerostomia non esiste. Il trattamento più efficace è possibile solo quando si riesce a identificare con precisione la causa scatenante. «In presenza di patologie come la sindrome di Sjögren, il diabete o terapie farmacologiche indispensabili per la salute del paziente», ammette l’esperto, «le possibilità di intervenire direttamente sulla secchezza orale sono molto limitate».
Nel caso di farmaci come antidepressivi o ansiolitici, è possibile intervenire modulando il dosaggio, sempre nel rispetto della condizione clinica del paziente. Questa strategia può favorire una parziale ripresa della funzione delle ghiandole salivari. «Se, ad esempio, la produzione di saliva si era ridotta del 70%, si può arrivare a un recupero fino all’80% della funzionalità», riferisce il dottor Giordano.
Attualmente, sono disponibili due farmaci principali in grado di stimolare la produzione di saliva: si tratta della pilocarpina e della cevimelina, agenti colinergici che agiscono direttamente sulle ghiandole salivari. In alternativa, per chi non può assumerli o necessita di un supporto più immediato, esistono spray orali e collutori specifici formulati per favorire la salivazione e ridurre il disagio della bocca secca.
«Un supporto molto utile è dato dalle gomme da masticare senza zucchero, preferibilmente a base di xilitolo», dice il dottor Giordano. «La masticazione stimola il riflesso della salivazione: quando mettiamo un alimento in bocca, il sistema nervoso lo interpreta come l’inizio di un pasto, attivando la produzione di saliva e facilitando la formazione del bolo alimentare. Allo stesso tempo, lo stomaco riceve il segnale dell’arrivo del cibo e comincia a produrre i succhi gastrici necessari per la digestione».
Ma è importante non esagerare. Una stimolazione continua del sistema nervoso attraverso la masticazione induce lo stomaco a produrre costantemente succhi gastrici, anche in assenza di cibo reale. «Questo meccanismo può portare nel tempo a disturbi digestivi», avverte l’esperto, «come bruciore di stomaco o fastidi intestinali, perché gli enzimi gastrici vengono secreti ma non trovano nulla su cui agire, restando inutilizzati e alterando l’equilibrio digestivo».
Il rimedio d’eccellenza
Di fatto, bere a piccoli sorsi durante la giornata e mantenersi costantemente idratati è l’unico rimedio reale contro la xerostomia. Lubrificare la bocca in modo costante, sorseggiando acqua o utilizzando collutori, rappresenta una strategia semplice ma fondamentale per chi soffre di secchezza orale.
Questo aspetto è particolarmente importante per chi porta protesi mobili, specialmente quelle totali, per i quali la situazione può diventare ancora più complessa. «Le protesi si mantengono in posizione non solo grazie agli adesivi, ma anche a un principio fisico di adesione e suzione», conclude l’esperto. «Tra il palato e la protesi si forma un sottile film di saliva che ne garantisce la stabilità. In chi soffre di xerostomia, questo microfilm non si crea, rendendo difficile l’adesione delle protesi e causando disagio. In questi casi, oltre all’uso di farmaci specifici, mantenere una costante idratazione orale è il rimedio più efficace».
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