I rimedi fai da te salva digestione che funzionano davvero

Cosa prendi quando hai pesantezza o bruciore dopo i pasti? Una bevanda calda? Un farmaco ad hoc? Abbiamo messo a confronto i rimedi più diffusi ed ecco il verdetto del gastroenterologo



Cambio di stagione fa spesso rima con difficoltà di digestione. Soprattutto nella stagione fredda si accentuano i sintomi di gonfiore, pesantezza, bruciore di stomaco e reflusso che assillano almeno un italiano su tre: problemi senza età, che colpiscono più frequentemente le donne rispetto agli uomini.

«Di solito sono sintomi funzionali legati al delicato asse intestino-cervello, ovvero il sistema di comunicazione tra apparato digerente e sistema nervoso centrale, che può sbilanciarsi quando introduciamo dei cambiamenti nel nostro stile di vita», spiega Edoardo Savarino, professore associato di gastroenterologia all’università di Padova e membro del Comitato direttivo della Società Italiana di Neuro-Gastroenterologia e Motilità (SINGEM). «Le cause possono essere diverse. Lo stress dovuto ai mille impegni lavorativi e familiari, i ritmi frenetici ci costringono a mangiare spesso fuori casa in modo disordinato e con l’abbassarsi delle temperature ci concediamo con più facilità cibi elaborati e pesanti. Tutti fattori che possono mettere in crisi lo stomaco».

Per aiutarlo ci sono rimedi fai-da-te, prodotti da banco e farmaci, ma non tutti hanno le stesse indicazioni né tanto meno la stessa efficacia. Scopriamoli insieme con l’aiuto dell’esperto.


  • Tisane

Berne una o due tazze dopo il pasto può favorire la digestione. Il loro potere deriva principalmente dall’azione dell’acqua calda, che induce un effetto rilassante della muscolatura delle pareti dello stomaco, a cui si sommano poi le proprietà delle piante usate per la preparazione. La liquirizia è utile contro dispepsia (ovvero senso di pesantezza e bruciore di stomaco) e reflusso, perché accelera la digestione e aumenta la motilità intestinale; agisce contro l’infiammazione, ma va evitata in caso di patologie cardiovascolari come ipertensione e aritmie. Camomilla, calendula e semi di finocchio sono ideali per la dispepsia e il colon irritabile, perché hanno un effetto rilassante e antinfiammatorio sulle pareti di stomaco e intestino, possono favorire la guarigione delle lesioni delle mucose e riducono la sensazione di gonfiore. La menta aumenta la produzione di succhi gastrici, cosa utile per chi ha la digestione lenta, però pericolosa per chi soffre di bruciore; esercita un effetto rilassante sulla muscolatura dello stomaco ma anche sul cardias, e questo può favorire il reflusso.


  • Bevande gassate

Le bollicine delle bibite gassate o dell’acqua frizzante sono sconsigliate per chi soffre di dispepsia e reflusso gastroesofageo, perché il gas ha una leggera azione di stimolo della secrezione di acido cloridrico nello stomaco e aumenta la pressione al suo interno, favorendo il gonfiore e la risalita dei succhi gastrici. Ne possono trarre giovamento solo quei pochi casi che hanno difficoltà a eruttare per un’eccessiva continenza dello sfintere dell’esofago. Bisogna però considerare che alcune bibite gassate sono ricche di zuccheri e, quindi, vanno consumate con moderazione per via del loro apporto calorico.


  • Canarino

Il classico rimedio della nonna per le abbuffate ha un effetto benefico in caso di digestione lenta, pesantezza e nausea. Va preparato con l’acqua calda, che ha un’attività rilassante sulla muscolatura di stomaco e intestino, e con la scorza del limone, ricca di olio essenziale e meno acida del succo vero e proprio contenuto nella fettina spremuta o immersa. Questa bevanda può essere consumata ogniqualvolta se ne avverta il bisogno: è dotata di proprietà benefiche perché contiene elementi quali vitamina C, ferro, calcio, e inoltre esercita un effetto diuretico e depurativo. Il suo consumo non è invece indicato se la nausea è associata a problemi di gastrite simil-ulcerosa o reflusso acido, perché il limone può peggiorare i sintomi andando a irritare la mucosa già infiammata.


  • Amaro

Ogni regione d’Italia ha il proprio liquore tipico, spesso erroneamente definito come “digestivo”. In realtà, questi amari a base di erbe o frutti possono acuire la dispepsia e il reflusso, sia perché stimolano la secrezione di acidi gastrici sia perché l’alcol ha un effetto irritativo sulla mucosa dello stomaco. A questo si aggiunge anche la presenza di zuccheri che possono fermentare a livello intestinale causando gonfiore addominale. Il “digestivo” a fine pasto va dunque considerato come un falso amico, che si può degustare con moderazione per piacere, ma non certo per alleviare i problemi di digestione.


  • Farmaci antiacidi

Assunti dopo i pasti o prima di coricarsi, i farmaci antiacidi sono utili contro dispepsia, bruciore gastrico e reflusso. Agiscono aumentando il pH gastrico e neutralizzando l’iperacidità. Inoltre, hanno un effetto protettivo sulle mucose. Alcuni sono a base di bicarbonato di sodio (controindicati per chi soffre di patologie cardiovascolari e renali), altri contengono carbonato di calcio (da evitare in caso di calcoli renali e ipercalcemia) o sono a base di idrossido di alluminio o magnesio. Questi ultimi non vanno usati in modo continuo per più di 10-14 giorni e presentano degli svantaggi: possono provocare stipsi o diarrea, riducono l’assorbimento dei farmaci e sono sconsigliati in gravidanza. Per il reflusso sono preferibili gli antiacidi a base di bicarbonato di sodio o potassio e alginati: creano una barriera contro la risalita degli acidi e sono sicuri anche in caso di gravidanza o politerapia.


  • Bicarbonato

Il bicarbonato di sodio ha un rapido effetto tampone che contrasta l’iperacidità donando immediato sollievo da bruciore e gonfiore: reagisce infatti con l’acido cloridrico producendo anidride carbonica, che viene assorbita dalle pareti dello stomaco senza causare gonfiore e aumentando il pH. Può essere assunto dopo i pasti sia contro la dispepsia che il reflusso. Per il suo contenuto in sali è controindicato in caso di insufficienza renale, scompenso cardiaco, ipertensione arteriosa e qualora si assumano farmaci corticosteroidi che aumentano il rischio di innalzamento della pressione.


  • Zenzero

Il rizoma dello Zingiber officinale ha un dimostrato effetto procinetico che velocizza la digestione, favorendo lo svuotamento dello stomaco. Lo zenzero può essere utile in caso di dispepsia, nausea e talvolta anche di reflusso, perché riduce la pressione nello stomaco. La sua efficacia è attribuibile alla presenza di gingeroli, molecole che aiutano a migliorare la motilità intestinale e sono dotate di proprietà antinfiammatorie e analgesiche. Dal punto di vista nutrizionale è una fonte di antiossidanti, vitamine, fosforo, calcio, ferro e rame. Può essere consumato fresco, secco, in tisana o in preparati: in commercio sono disponibili compresse e formulazioni sublinguali da assumere prima dei pasti per stimolare la produzione di enzimi digestivi. Attenzione però alle interazioni con i farmaci: soprattutto se assunto in grandi quantità, lo zenzero può potenziare l’azione degli anticoagulanti e interferire con l’effetto di antidiabetici, antipertensivi e ciclosporina.


  • Inibitori di pompa protonica

Questi farmaci assunti a digiuno legano e inibiscono una proteina (la pompa protonica) responsabile della secrezione di acido cloridrico nello stomaco. A differenza dei vecchi farmaci h2 antagonisti (usati soprattutto per il reflusso notturno e l’acidità al risveglio), gli inibitori di pompa protonica hanno un’efficacia stabile nel tempo; generalmente non vanno assunti per più di 4-8 settimane consecutive, tranne che in casi cronici particolarmente severi o per patologie rare. Vanno sospesi in maniera graduale per evitare lo spiacevole “effetto rimbalzo”, ovvero un’iperproduzione di acidi gastrici che impiega 7-10 giorni per normalizzarsi. Gli studi scientifici pubblicati negli ultimi 15 anni hanno dimostrato, in modo inconfutabile, che un uso troppo prolungato di questi farmaci può dare complicanze epatiche nei soggetti con cirrosi e può aumentare il rischio di infezioni negli anziani fragili. Altre recenti ricerche hanno evidenziato possibili effetti collaterali a carico dell’apparato cardiovascolare, dei reni e del sistema nervoso centrale, un maggior rischio di polmoniti e di cancro dello stomaco, ma le prove disponibili a sostegno di queste associazioni sono scarse e, pertanto, sono da considerare ancora come oggetto di ulteriore approfondimento.


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