Ulcera peptica: che cos’è, cause, sintomi, cure

Stomaco, duodeno ed esofago sono i distretti che possono essere coinvolti da questa lesione, causata da diversi fattori di rischio e favorita dalla predisposizione individuale



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«Non esiste un’unica forma di ulcera peptica, perché questa problematica può colpire più organi ovvero stomaco, duodeno o esofago: a quel punto, viene definita ulcera gastrica, duodenale o esofagea», spiega il dottor Lucio Lombardo, specialista in Gastroenterologia a Torino. «Dalla localizzazione non deriva solamente una questione semantica, ma anche una differente manifestazione ed evoluzione clinica: alcune ulcere sono sempre benigne, altre invece possono degenerare e avere una trasformazione maligna».

Cos’è l’ulcera peptica

L’ulcera peptica è una perdita di sostanza all’interno della mucosa del canale digestivo (un'erosione più o meno profonda), che si forma quando viene a mancare l’equilibrio tra i fattori protettivi e quelli aggressivi a cui sono esposti lo stomaco e il duodeno. «Ad aggredire questa parete sono principalmente l’acido cloridrico, prodotto naturalmente nello stomaco per facilitare il processo digestivo, e la pepsina, un enzima che rompe le proteine in pezzi più piccoli, chiamati peptidi», descrive il dottor Lombardo.

«A proteggere da questi continui “attacchi” è soprattutto il muco che riveste le cellule della mucosa interna, insieme ad altri scudi naturali, come le prostaglandine, molecole prodotte quotidianamente dall’organismo per aumentare la resistenza della mucosa gastrica alle varie aggressioni». Qualora si verifichi uno sbilanciamento tra fattori aggressivi e fattori difensivi, può formarsi una sorta di ferita che generalmente non tende alla guarigione spontanea e talvolta si estende progressivamente, spingendosi in profondità. «Conta la predisposizione individuale: c’è chi ha difese più forti e “abbondanti” di altri, che invece difettano e sono più esposti alle aggressioni esterne».

Quali sono le cause dell'ulcera peptica

Il consumo cronico ed eccessivo di bevande alcoliche è un importante fattore di rischio per la mucosa digestiva, che diventa più soggetta alle lesioni. «Altrettanto dannosi sono il fumo di sigaretta e l’abuso di caffè, che stimolano la secrezione di acido cloridrico», evidenzia l’esperto.

Sono “fake news”, invece, quelle che correlano l’insorgenza dell’ulcera peptica ad alcuni alimenti acidi, come il pomodoro o il limone, che in realtà non sono in grado di danneggiare la mucosa, ma possono al massimo causare irritazione e bruciore nei soggetti più sensibili.

«Dal 1983 inoltre, quando gli scienziati Robin Warren e Barry Marshall descrissero e compresero la patogenicità dell’Helicobacter pylori, meritandosi il premio Nobel nel 2005, sappiamo che questo microrganismo è il principale responsabile dello sviluppo di ulcere gastriche e duodenali», sottolinea il dottor Lombardo.
Infine, tra i fattori di rischio per l’ulcera peptica rientra l’utilizzo improprio e ripetuto di antinfiammatori non steroidei (FANS), che inibiscono la produzione dei fattori protettivi della mucosa gastrica (muco e prostaglandine).
 

Quali sono i sintomi dell'ulcera peptica

Mentre l’ulcera gastrica e quella esofagea possono restare clinicamente silenti per anni, presentandosi poi all’improvviso con un’emorragia o un’altra complicanza, la localizzazione duodenale viene spesso preceduta da una fase di dispepsia (sensazione di gonfiore e pesantezza dopo i pasti, bruciore di stomaco).

«In generale, comunque, devono sempre insospettire il persistente senso di nausea e il calo di peso senza giustificato motivo», tiene a precisare il dottor Lombardo.

 
Come si diagnostica l'ulcera peptica

La diagnosi di ulcera peptica viene ipotizzata sulla base degli eventuali sintomi e può essere confermata da esami strumentali, come la gastroscopia. «Siccome l’ulcera più insidiosa è quella gastrica, qualora venga diagnosticata in corso di endoscopia, è fondamentale eseguire anche numerose biopsie per determinare se la lesione è di natura maligna e per identificare l’eventuale presenza dell’Helicobacter pylori», specifica il dottor Lombardo.

Attenzione, però: sotto i 45 anni, la gastroscopia, in assenza di sintomi severi (come calo ponderale, anemia, emorragia), può essere evitata perché l’ulcera gastrica e il cancro dello stomaco sono condizioni molto rare. «In questa fascia di età si può ricorrere, in prima battuta, a un esame ematico relativamente recente, il GastroPanel, che con un semplice prelievo di sangue offre una serie di informazioni utili sulla funzione dello stomaco», raccomanda l’esperto. Mediante un algoritmo, questo test combina i risultati di quattro parametri di funzionalità gastrica: Pepsinigeno I, Pepsinigeno II, Gastrina G17 e anticorpi monoclonali IgG specifici anti Helicobacter pylori. «Le prime tre sono sostanze prodotte normalmente dalla mucosa gastrica, mentre la presenza di anticorpi anti-Helicobacter indica un’infezione attiva, in assenza di precedenti trattamenti antibiotici mirati, oppure inattiva, a seconda del titolo, se già sottoposta a terapia». In questo modo si può ottenere una diagnosi di precisione, tanto che alcuni autori inglesi hanno denominato il GastroPanel “biopsia liquida”.

Come si tratta l'ulcera peptica

Una volta diagnosticata, l’ulcera peptica va trattata con terapie che riducono o inibiscono la secrezione acida gastrica, come gli inibitori della pompa protonica (in particolare, omeprazolo, esomeprazolo, pantoprazolo, etc), ma soprattutto eradicando l’Helicobacter pylori – qualora sia presente – con un’adeguata terapia antibiotica, che tenga conto della “resistenza locale agli antibiotici”.

In presenza di ulcere refrattarie alla terapia, o di complicanze emorragiche o perforative, è indicato l’intervento chirurgico, che oggi è diventato un evento sempre più raro, da quando nel 1977 è stata introdotta una terapia medica efficace contro l’ulcera peptica con il primo inibitore della secrezione gastrica, la cimetidina.

«L’ulcera a localizzazione gastrica richiede maggiore attenzione e sorveglianza endoscopico-istologica per il rischio di degenerazione cancerogena. Ma ovviamente resta fondamentale la prevenzione», conclude il dottor Lombardo, «che passa attraverso l’adozione di corretti e sani stili di vita, evitando o smettendo di fumare, limitando l’assunzione di alcol e di bevande gassose, riducendo il consumo di caffè e praticando una regolare attività fisica».


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