Tonometria oculare: cos’è, come si esegue, a cosa serve

Questo esame è fondamentale per misurare la pressione intraoculare e monitorare la salute degli occhi. Grazie a diverse metodiche, dai dispositivi tradizionali ai sistemi portatili, è possibile effettuare controlli accurati sia in ambito clinico, sia durante screening rapidi. È la chiave per proteggere il nervo ottico e preservare una vista sana nel tempo



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La tonometria oculare è un esame fondamentale in oftalmologia, utilizzato per misurare la pressione intraoculare, cioè la forza con cui l’umor acqueo – un liquido trasparente che nutre le strutture dell’occhio e ne mantiene la forma – agisce all’interno del bulbo oculare. Questo parametro riveste un ruolo cruciale nello studio e nella prevenzione di numerose patologie oculari, in particolare del glaucoma, una delle principali cause di cecità irreversibile a livello mondiale.

Il principio alla base di questo esame è relativamente semplice: si valuta la resistenza che l’occhio oppone a una forza esterna controllata. Nel corso dei decenni, le tecniche di misurazione si sono evolute notevolmente, passando dai primi strumenti meccanici a sofisticati dispositivi elettronici, capaci di fornire dati sempre più precisi e affidabili.

Cos'è la tonometria oculare

Il concetto alla base della tonometria nasce da una legge fisica secondo cui il bulbo oculare può essere paragonato a una sfera. «In particolare, si fa riferimento alla cosiddetta legge di Fick», spiega la dottoressa Laura de Polo, medico chirurgo oculista presso Eyecare Clinic a Milano. «Applicando una superficie piana sulla sfera, è possibile misurare la pressione interna valutando la resistenza che la superficie oppone. Nel caso dell’occhio, questa resistenza corrisponde alla pressione esercitata dall’umor acqueo».

Per ottenere misurazioni precise, gli strumenti sono progettati tenendo conto di fattori come il diametro della superficie a contatto e lo spessore della parete dell’occhio. In passato, la pressione oculare veniva stimata in modo approssimativo, semplicemente appoggiando le dita sull’occhio e valutando se risultava più o meno rigido.

Come si esegue la tonometria oculare

La tonometria ad applanazione di Goldmann è la metodica standard per misurare con precisione la pressione intraoculare. «Per eseguirla, si instilla prima una goccia di anestetico sull’occhio del paziente, così da rendere la procedura confortevole e prevenire riflessi di chiusura delle palpebre», spiega la dottoressa de Polo. «Successivamente si applica un colorante arancione chiamato fluoresceina, che colora la superficie lacrimale al contatto».

La misurazione avviene utilizzando una lampada a fessura con luce blu, che fa reagire il colorante producendo un verde brillante, permettendo al medico di osservare chiaramente i margini della cornea a contatto con lo strumento. «Il tonometro viene appoggiato delicatamente sulla cornea e l’operatore avvicina due semicerchi luminosi fino a farli coincidere», continua l’esperta. «Quando i margini combaciano, il valore della pressione intraoculare può essere letto girando una rotellina».

Gli altri strumenti

Oltre alla tonometria ad applanazione, esistono strumenti utilizzati soprattutto per lo screening. Per esempio, l’ottico può utilizzare il tonometro a soffio. Questo dispositivo funziona soffiando un piccolo getto d’aria sulla cornea e rilevando il rimbalzo del fascio, da cui viene calcolata la pressione intraoculare. «Si tratta però di una misura indicativa, non del tutto precisa, che può talvolta dare falsi positivi», ammette la dottoressa de Polo. «Per questo motivo, quando un valore risulta elevato, l’ottico indirizza il paziente all’oculista».

C’è poi il tonometro a rimbalzo i-Care, uno strumento portatile simile a una piccola pistola che nella letteratura scientifica ha dimostrato risultati più attendibili rispetto al tonometro a soffio. «La sua praticità lo rende ideale per misurazioni rapide, anche al di fuori dello studio oculistico, senza la necessità di anestetico», racconta l’esperta.

Un altro dispositivo utilizzato è il Tono-Pen, una piccola penna elettronica che funziona in modo simile al precedente, ma richiede l’applicazione di una goccia di anestetico per garantire il comfort del paziente. Questi strumenti complementari sono perfetti per lo screening iniziale, ma per una valutazione definitiva e clinicamente attendibile è sempre preferibile ricorrere a una valutazione specialistica.

Perché è importante misurare la pressione intraoculare

«Misurare la pressione intraoculare è fondamentale perché valori elevati possono danneggiare il nervo ottico», sottolinea la dottoressa de Polo. «L’aumento della pressione esercita una “spinta” sul nervo, compromettendo progressivamente le fibre nervose e provocando una perdita graduale del campo visivo, fino alla cecità, condizione nota come glaucoma».

Le cause di un aumento della pressione oculare sono molteplici e possono includere infiammazioni oculari come le uveiti, particolari caratteristiche anatomiche dell’occhio come occhi molto piccoli o molto grandi oppure alterazioni specifiche del trabecolato, tipiche dei miopi elevati. Anche lo spessore della cornea gioca un ruolo importante: «Nei pazienti operati con chirurgia laser la cornea è più sottile e la pressione misurata può risultare più bassa rispetto a quella reale percepita dal nervo ottico», tiene a precisare l’esperta. «In questi casi si applicano fattori correttivi per ottenere una stima più accurata».

Oggi la pressione intraoculare viene valutata in maniera personalizzata, considerando non solo i valori numerici – tradizionalmente compresi tra 10 e 21 mmHg – ma anche come il nervo ottico reagisce a quella pressione, osservabile tramite la visita oculistica e l’esame del fundus oculi, ossia l’osservazione diretta della parte interna dell’occhio, inclusi nervo ottico e retina.

Chi deve sottoporsi all’esame

Un fattore di rischio importante per il glaucoma è la familiarità. «Chi ha un genitore o un parente di primo grado affetto da questa patologia ha maggiori probabilità di svilupparla e dovrebbe sottoporsi a controlli della pressione oculare con maggiore attenzione», raccomanda la dottoressa de Polo.

«Detto ciò, anche senza familiarità, è bene che tutti effettuino controlli periodici della pressione oculare, soprattutto a partire dai 40 anni, poiché prima di quell’età, salvo casi particolari, la misurazione della pressione intraoculare nei bambini e nei giovani non è di routine».

Quali sono le controindicazioni

In linea generale, chiunque può sottoporsi alla misurazione della pressione intraoculare. Tuttavia, esistono situazioni particolari in cui la tonometria ad applanazione risulta difficile o meno affidabile. «Ad esempio, chi presenta cicatrici corneali importanti può avere mire irregolari, che rendono complicata la misurazione con lo strumento classico», riferisce l’esperta. «In questi casi si ricorre ad altre metodiche, come la palpazione dell’occhio, il tonometro a soffio o quello a rimbalzo, strumenti non a contatto che permettono comunque di ottenere una stima della pressione senza stressare il paziente».

Situazioni simili si riscontrano anche in pazienti con cheratocono avanzato, degenerazioni corneali, traumi o interventi chirurgici che hanno lasciato cicatrici. «Anche alcune condizioni particolari, come pazienti affetti da alcune forme di deficit cognitivo o di demenza, possono rendere difficile la collaborazione durante l’esame, rendendo preferibile l’uso di strumenti non a contatto», dice la dottoressa de Polo.

In definitiva, non ci sono “scuse”: in quasi tutti i casi è possibile misurare la pressione intraoculare. «Grazie ai progressi tecnologici, esistono oggi strumenti adatti sia per misurazioni precise in ambito clinico sia per screening rapidi in contesti più generali», conclude la dottoressa de Polo. «La chiave per proteggere la vista è combinare controlli regolari, conoscenza dei propri fattori di rischio e tempestività nell’intervento: una semplice misurazione della pressione intraoculare può fare la differenza tra conservare una vista sana o rischiare danni irreversibili».


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