di Cinzia Testa
Piccolissima, ma capace di mettere “sottosopra” gli equilibri dell’organismo. È la tiroide, cioè quella ghiandola a farfalla posta alla base del collo, importante per molte funzioni dell’organismo.
Ha un ruolo fondamentale nello sviluppo del sistema nervoso e di quello sessuale, regola il metabolismo e la temperatura del corpo, interviene nello sviluppo dello scheletro, influisce sul ritmo sonno-veglia e sulla salute della pelle e dei capelli, «Il suo è un ruolo di centralina», spiega Paolo Vitti, Presidente della Società italiana di endocrinologia. «Quando non funziona correttamente, dunque, ne risente tutto il corpo, e a tutte le età».
Per questo il tema della settimana mondiale della tiroide (dal 23 al 27 maggio 2016) è “la tiroide dal bambino all’anziano”. Per l'occasione, in tutta Italia saranno organizzate diverse iniziative di screening e incontri informativi.
27 aprile 2016
QUANDO LA TIROIDE PUÒ DARE PROBLEMI NEI BAMBINI
Per il benessere dei più piccoli la parola d’ordine è: sostituire il sale normale con quello iodato. Questo vale per tutta la famiglia, a cominciare dai bambini. La carenza di iodio infatti, è la maggiore causa di malattie tiroidee e in particolare di gozzo, problema che affligge a tutt’oggi il 12 percento della popolazione italiana. A parte il sale addizionato, questo minerale è contenuto in alcuni pesci di mare, come palombo, acciughe, baccalà, merluzzo e sogliola, nel riso integrale, nelle bietole e nelle carote, nelle uova, per citare alcune delle fonti più importanti.
COSA PUÒ ACCADERE IN GRAVIDANZA
I controlli della funzionalità tiroidea diventano un obbligo durante la gravidanza. La ragione? Durante i nove mesi la tiroide ha un surplus di lavoro che può agire da start e far scatenare un problema in chi è già predisposta a soffrirne. Può quindi iniziare a funzionare troppo rispetto alle esigenze dell’organismo, oppure poco.
In gravidanza, inoltre, possono dare segno di sé anche i noduli. Sono più a rischio le donne che hanno in famiglia dei precedenti e in sette casi su dieci quelle che ne hanno già sofferto con la gravidanza precedente. Le cure non sono necessariamente a base di farmaci. La decisione viene presa caso per caso dal ginecologo insieme allo specialista in endocrinologia.
PRIMA DEI 50 ANNI
Battito cardiaco accelerato, nervosismo, difficoltà a prendere sonno, aumento della sensibilità al caldo, mestruazioni irregolari. Sono i sintomi tipici dell’ipertiroidismo, il disturbo di solito più frequente in età fertile. In pratica, la tiroide funziona troppo rispetto alle esigenze dell’organismo.
Per averne la conferma però è necessaria un’analisi del sangue per verificare i valori dei due ormoni che produce la tiroide, cioè FT3 e FT4, e dell’ormone TSH. Se gli esami confermano che la tiroide sta funzionando troppo, si riporta “nei ranghi” con un farmaco anti-tiroideo, da assumere per tutta la vita.
DOPO I 50 ANNI
Sonnolenza e stanchezza anche dopo aver dormito tutta la notte, pelle ruvida e secca, aumennto della sensibilità al freddo, rallentamento dei battiti cardiaci, perdita di memoria, tono basso dell’umore. Eccoli, i sintomi caratteristici dell’ipotiroidismo. Vale a dire, della tiroide che sta funzionando poco.
Il primo controllo, come per l’ipertiroidismo, consiste nell’analisi del sangue. Cambia invece la cura. Per riequilibrare l’attività della tiroide, infatti, in questo caso viene prescritto un farmaco a base di levotiroxina, che va preso anche qui pressoché per sempre.
A TUTTE LE ETÀ
Attenzione alla sensazione di fastidio al collo o di “soffocamento”, oppure di avere un “nodo” in gola che rende difficile deglutire il cibo, o a improvvisi cali di voce che non sono giustificati da un colpo di freddo. Possono essere i segnali della presenza di un nodulo; oggi ne soffre una donna su quattro con un picco soprattutto nella fascia d’età tra i 30 e i 50 anni.
Bisogna allora rivolgersi all’endocrinologo e senza timore. In nove casi su dieci, infatti, sono sempre benigni. Ma anche in quei rari casi di tumore, oggi è possibile eseguire interventi più rispettosi dell’anatomia della zona. Tutto questo, ovviamente, se la diagnosi è precoce. Per una prima conferma del sospetto di noduli non sono necessari esami invasivi. Sono sufficienti l’esame del sangue per controllare gli ormoni che produce la tiroide e un’ecografia.