di Lidia Pensiero
Se sei in dolce attesa, non farti mancare mai lo iodio. Serve a te per ridurre il rischio di aborto spontaneo, ipertensione gravidica, distacco placentare e parto pretermine. E serve anche al tuo bambino perché diversi studi hanno dimostrato che tra gli effetti più gravi di un insufficiente introito di iodio, vi sono uno sviluppo mentale insufficiente e problemi di crescita.
Inoltre, il quoziente intellettivo di bambini nati da madri ipotiroidee può essere ridotto. In occasione della settimana mondiale della tiroide, che si celebra in tutto il mondo dal 23 al 27 maggio 2016, facciamo chiarezza sull’importanza di assumere più iodio proprio in gravidanza.
IL RUOLO DELLA TIROIDE
La tiroide svolge un ruolo fondamentale nell’arco di tutta la vita: «Da prima della nascita alla terza età la tiroide regola, come se fosse una centralina, importanti processi quali lo sviluppo neuropsichico e l’accrescimento somatico nell’età evolutiva, mentre con l’età è fondamentale per la funzione cardiovascolare, il metabolismo basale, lipidico, glucidico e osseo.
Ma non solo, la tiroide influenza la fertilità, la forza muscolare e molto altro», spiega Paolo Vitti, presidente eletto della Società Italiana di Endocrinologia (SIE).
Questa ghiandola viene troppo spesso sottovalutata in fase di diagnosi perché i sintomi sono frequentemente sovrapponibili a quelli causati da altre malattie. «Ma fare la diagnosi è facile attraverso una semplice analisi del sangue con la quale si misurano gli ormoni tiroidei e i valori del Tsh, ormone prodotto dall’ipofisi, che regola la funzione tiroidea». Quando il Tsh è alto significa che la tiroide lavora poco e ha bisogno di essere stimolata. Quando, invece, il Tsh è basso c’è un iperfunzionamento della tiroide.
LA TIROIDE IN GRAVIDANZA
Per la futura mamma, assumere la giusta quantità di iodio giornaliera durante la gestazione è particolarmente importante per garantire al bambino il corretto sviluppo del sistema nervoso. Non essendo il feto ancora in grado di produrre autonomamente gli ormoni tiroidei, la tiroide della donna incinta è, infatti, sottoposta a un “superlavoro”, in particolare nel corso del primo trimestre di gestazione, il quale richiede un aumento del 50% del normale apporto di iodio. «Un deficit di iodio in gravidanza può portare a un difetto di sviluppo del cervello del nascituro in quanto gli ormoni tiroidei sono essenziali in questa fase della vita per il sistema nervoso centrale» spiega Vitti.
«Nell’adulto un deficit di iodio provoca gozzo, formazione di noduli e, nell’età più avanzata, ipertiroidismo. Garantire un adeguato apporto di iodio con l’alimentazione rappresenta pertanto il più efficace mezzo di prevenzione delle malattie tiroidee».
COME FARE SCORTA DI IODIO
Lo iodio si trova nei cibi come pesce, crostacei, uova, latte e carne. «La sola alimentazione però non è sufficiente ad apportare lo iodio necessario e per questo bisogna integrarla sostituendo il comune sale da cucina con il sale iodato, avendo cura di non aumentarne la quantità: quindi poco sale ma iodato», suggerisce Vitti. Per mantenere a pieno le sue proprietà, il sale fortificato con iodio deve essere consumato a “crudo”, cioè come condimento per pietanze a freddo.
Ma di quanto iodio ha bisogno esattamente una donna in gravidanza? «Lo iodio necessario per un’adeguata funzione tiroidea di un adulto», spiega Stefano Mariotti, professore ordinario di endocrinologia e direttore dipartimento scienze mediche “M. Aresu” Università di Cagliari «è pari a 150 mcg al giorno e si assume tutto con la dieta. Per raggiungere 150 mcg di iodio al giorno è sufficiente bere quotidianamente una tazza di latte, utilizzare il sale fino iodato per condire gli alimenti e mangiare pesce marino 2-3 volte alla settimana. Ma nella donna in gravidanza e durante l’allattamento, il fabbisogno è maggiore».
L’INTEGRAZIONE DI IODIO IN GRAVIDANZA
In vista di una gravidanza, è opportuno iniziare immediatamente a utilizzare il sale iodato e adottare una dieta adeguata. Inoltre, nei 3-4 mesi precedenti alla gravidanza è opportuno associare una dose ulteriore di 50-200 mcg/giorno di iodio. «L’integrazione con iodio potrà essere fatta utilizzando preparati multivitaminici ad hoc che contengono vitamine, ferro, altri minerali e 100- 200 mcg di iodio per la dose giornaliera», prosegue Mariotti.
Anche dopo il concepimento è opportuno utilizzare integratori di iodio oltre alla normale iodoprofilassi (uso di sale iodato e dieta congrua) per tutta la gravidanza e proseguire l’integrazione nel corso dell’allattamento. «In corso di gravidanza, infatti, in seguito a una maggiore sollecitazione della funzione tiroidea materna necessaria per lo sviluppo neuropsicologico fetale, la quantità giornaliera di iodio raccomandata sale a 250 mcg. Un’analoga quantità è necessaria durante tutto il periodo dell’allattamento», spiega Mariotti.
Nel caso in cui sia necessario il ricorso al latte artificiale, esistono apposite formulazioni che possono garantire al bambino l’apporto di iodio di cui necessita.
Nel periodo dello svezzamento, oltre a mantenere l’assunzione di latte, sarà poi fondamentale impiegare regolarmente cibi ricchi di iodio, come il pesce. Dopo il primo anno di vita, infine, il giusto apporto di iodio potrà essere garantito dall’utilizzo di moderate quantità di sale iodato come condimento per i cibi.
UN OPUSCOLO IN SEI LINGUE
Secondo il Global Iodine Nutrition Network, diversi Paesi del mondo presentano un livello di assunzione di iodio insufficiente, con conseguenze molto serie, tanto per le giovani donne che per i bambini.
Proprio per sensibilizzare le mamme in gravidanza o quelle che ci stanno pensando è stato realizzato un opuscolo informativo Importanza dello iodio in gravidanza e nei bambini. Realizzato nelle sei lingue più parlate in Italia dalle comunità di migranti in maggior misura presenti sul nostro Paese: albanese, rumeno, inglese, francese, arabo e naturalmente in italiano, l’iniziativa è dedicata alle giovani donne in età fertile e alle future mamme originarie di Paesi classificati come insufficienti dal punto di vista dell'assunzione di iodio, che vivono in Italia.