Non si limitano ad abbassare il colesterolo cattivo: secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Jama, le statine possono aiutare a prevenire il tumore al fegato.
Gli autori dello studio hanno messo a confronto 16 mila pazienti con problemi al fegato. Una parte del campione era in cura con le statine per problemi di dislipidemia (uno squilibrio dei grassi presenti nel sangue), un'altra no. A dieci anni dall'inizio della terapia si è visto che chi assumeva le statine presentava un rischio minore di sviluppare un tumore epatico.
«È uno studio definito di coorte: non si voleva dimostrare che le statine riducono il rischio di tumore, ma è stato messo in luce il legame tra l'assunzione delle statine da parte di chi aveva già un problema al fegato e la riduzione del rischio che tali patologie degenerassero in tumore epatico», spiega Aureliano Stingi, nutrizionista, ricercatore e divulgatore scientifico. «Questa ricerca potrebbe rappresentare un punto di partenza per scoprire nuovi effetti di queste sostanze».
Che cosa sono le statine
Le statine sono farmaci che agiscono contro la dislipidemia, ovvero un aumento dei valori di colesterolo e di trigliceridi. In particolare abbassano i livelli di colesterolo LDL, comunemente detto colesterolo cattivo, (lipoproteine a bassa densità) o VLDL, lipoproteine a bassissima densità, che trasportano i trigliceridi. I nomi dei principi attivi sono: simvastatina, atorvastatina, rosuvastatina, lovastatina, pravastatina e fluvastatina.
«Queste sostanze agiscono inibendo la sintesi del colesterolo da parte del nostro organismo. Lo fanno bloccando un enzima, l'idrossi-metilglutaril-coenzima A reduttasi, indispensabile per la produzione del colesterolo», aggiunge l'esperto. Si abbassa così il livello di colesterolo LDL (dall'inglese Low Density Lipoprotein, lipoproteine a bassa densità) del 50-60% mentre i livelli di colesterolo HDL rimangono invariati o possono addirittura aumentare.
Grazie all'azione delle statine si evita che il cosiddetto colesterolo cattivo danneggi le arterie, le infiammi e le indurisca favorendo la formazione di placche aterosclerotiche, che riducono il lume dei vasi sanguigni. Il danno alle arterie, che il colesterolo può favorire, può bloccare il flusso di sangue al cuore, e scatenare disturbi gravi, dall'angina pectoris (dolore al petto) all'infarto o persino all'arresto cardiocircolatorio.
Se a chiudersi o a rompersi è un vaso che porta sangue al cervello si può verificare un ictus o un attacco ischemico transitorio (TIA).
Come ridurre il colesterolo
«Va tenuto presente che ogni persona ha un valore di colesterolo ottimale che è in funzione del rischio cardiovascolare. Perciò è importante parlare sempre con il proprio medico», sostiene Alberico Catapano, presidente della Società Italiana per lo Studio dell’Aterosclerosi, durante la Campagna da Quore a Cuore. «Ad esempio, le linee guida suggeriscono un livello di colesterolo LDL massimo di 100 mg al decilitro, ma se i soggetti sono ad alto o altissimo rischio il valore scende a 70 o addirittura 55 mg/dl).
Per abbassare i livelli di colesterolo nel sangue è importante cambiare lo stile di vita: occorre adottare dieta sana che tenga d'occhio il consumo di grassi saturi, dedicarsi all'attività fisica in modo regolare, evitare il fumo e l'alcol. Ci sono però forme di ipercolesterolemia "endogena", indipendente dall'alimentazione e dal movimento. In questo caso quindi le statine o altri farmaci possono essere utili.
Quando si devono assumere le statine
Le statine sono indicate in caso di ipercolesterolemia (elevati livelli di colesterolo nel sangue), anche di tipo familiare, indipendente dall'alimentazione e dal movimento. È il medico a decidere se prescrivere il farmaco e in quale modalità.
Possono essere prescritte alle persone che soffrono di malattie cardiovascolari o che presentano un rischio medio, o alto di sviluppare un disturbo cardiaco nell'arco di dieci anni. In genere vengono assunte sotto forma di compresse una volta al giorno, meglio alla stessa ora. Se si dimentica di prendere il farmaco, lo si prenderà il giorno successivo sempre alla stessa ora.
Nella maggior parte dei casi, la terapia con le statine va proseguita per tutta la vita. Se si interrompe, infatti, il colesterolo ritorna a livelli elevati entro poche settimane.
Gli effetti collaterali delle statine
Le statine possono avere qualche effetto collaterale, come molti farmaci. I più frequenti sono dolori muscolari, naso che cola, gola infiammata, disturbi gastrointestinali. Va chiarito che si tratta di un farmaco che ha allungato la speranza di vita delle persone e non prenderlo può mettere a rischio la salute. Perciò, in presenza di effetti collaterali, è bene non sospendere la terapia, ma informare il cardiologo, che verificherà se sia il caso di cambiare molecola.
«Ovviamente è il medico curante o il cardiologo a dare il parere finale», sostiene Aureliano Stingi. «È assodato dalla scienza che mantenere basso il livello di colesterolo è fondamentale. Più ne hai, più aumenta il rischio di eventi cardiovascolari, come infarto, ictus».
Le alternative alle statine
Oggi abbiamo molte frecce per tenere sotto controllo il colesterolo. Esistono principi attivi che possono essere usati in alternativa alle statine, quando queste ultime non vengono ben tollerate o da sole non funzionano. Uno di questi è l'Ezetimibe, che riduce l’assorbimento intestinale del colesterolo assunto con la dieta.
L'acido bempedoico, come le statine, riduce la sintesi del colesterolo endogeno bloccando l'azione di un enzima, posto a monte rispetto a quello su cui agiscono le statine. Ha il vantaggio di produrre meno dolori muscolari delle statine.
Un altro efficace rimedio è costituito dagli anticorpi monoclonali, che aiutano a eliminare gli eccessi di colesterolo nel nostro organismo. Sono adatti a chi è a rischio alto (per esempio ha già avuto un infarto) e agiscono su recettori che aiutano a rimuovere il colesterolo in circolo. Si somministrano con un'iniezione sottocutanea, come l’insulina, una o due volte al mese.
Infine, sono allo studio anche delle cure geniche: in pratica si agisce sul Dna delle cellule, "spegnendo" i geni che controllano gli enzimi addetti alla sintesi del colesterolo.
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