Naso chiuso di notte: cause e soluzioni

La sensazione di naso chiuso durante la notte nasce spesso dall’incontro tra un meccanismo fisiologico e condizioni che lo esasperano. Allergie, infiammazioni, alterazioni anatomiche e abitudini scorrette possono compromettere la respirazione nasale, favorendo russamento e sonno frammentato. Un problema comune, ma non da sottovalutare



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Di notte, quando il corpo si distende e la mente rallenta, il respiro dovrebbe diventare più facile. Eppure per molte persone accade l’opposto: il naso sembra chiudersi proprio nel momento in cui ci si sdraia, trasformando il sonno in una lotta silenziosa per cercare aria. È un’esperienza comune, spesso liquidata come un semplice fastidio, ma che solleva una domanda: respirare peggio da sdraiati è normale oppure è il segnale di qualcosa che non funziona?

Come funziona il naso

Il naso è tutt’altro che una struttura rigida e immutabile: è un organo dinamico, intelligente, capace di adattarsi continuamente alle esigenze dell’organismo. «Al suo interno si trovano i turbinati, strutture morbide e riccamente vascolarizzate che regolano il flusso dell’aria e ne controllano temperatura, umidità e qualità», spiega il professor Claudio Vicini, otorinolaringoiatra al Primus Forlì Medical Center e al San Pier Damiano Hospital di Faenza. «Queste valvole somigliano a piccoli pesci, con la testa rivolta in avanti e la coda all’indietro. Non hanno una dimensione fissa, ma cambiano volume nel tempo».

Proprio come un organismo vivo, i turbinati si gonfiano e si sgonfiano seguendo ritmi precisi, regolando il passaggio dell’aria. «È come se il naso fosse dotato di un sistema automatico di gestione del flusso», continua l’esperto. Questo meccanismo prende il nome di ciclo nasale: in ogni momento della giornata una narice lavora di più, mentre l’altra rimane parzialmente “a riposo”. Dopo alcune ore, i ruoli si invertono. «Si tratta di un’alternanza fisiologica e continua, che normalmente non percepiamo perché il cervello la integra perfettamente nella respirazione quotidiana», precisa il professor Vicini.

Questo sistema ha una funzione ben precisa. Grazie al ciclo nasale, infatti, il naso mantiene sempre una sorta di riserva funzionale, pronta a entrare in gioco quando serve più aria, ad esempio durante uno sforzo improvviso. «È un meccanismo antico, legato alla nostra evoluzione: in situazioni di pericolo o di corsa, il naso è in grado di aprirsi rapidamente per aumentare la ventilazione», sottolinea l’esperto.

Perché il naso si "chiude" di notte

La situazione cambia quando si modifica la posizione del corpo. Sdraiarsi altera diversi equilibri: la distribuzione dei fluidi, il comportamento dei vasi sanguigni, i riflessi nervosi. In questa condizione, il naso tende fisiologicamente a ridurre la propria apertura su entrambi i lati. Nella maggior parte delle persone il fenomeno è lieve e passa inosservato. In altre, invece, diventa evidente: la respirazione nasale si fa più difficoltosa e la sensazione di “naso chiuso” emerge soprattutto di notte.

È qui che normalità e patologia iniziano a sfiorarsi. «La posizione supina, di per sé, è una condizione sfavorevole per il respiro nasale», chiarisce il professor Vicini. «Se però esistono fattori aggiuntivi, come infiammazioni, alterazioni anatomiche o ipertrofia dei turbinati, quel meccanismo fisiologico viene amplificato e trasformato in un disturbo vero e proprio. Il naso non è “malato” perché si chiude da sdraiati; piuttosto, ci sta mostrando un limite, una fragilità che durante il giorno rimane nascosta».

Quali sono le cause patologiche del naso chiuso di notte

Nel soggetto sano, il naso tende a ridurre la propria apertura di notte, ma lo fa in modo così lieve da non superare la soglia della percezione. «La differenza tra normalità e disturbo sta proprio nella consapevolezza», racconta il professor Vicini. «Quando il naso chiuso diventa un problema avvertito, sotto c’è quasi sempre una condizione patologica che amplifica un fenomeno fisiologico».

Il raffreddore è l’esempio più comune. Da raffreddati, basta sdraiarsi perché il naso si ostruisca in modo evidente. Non perché accada qualcosa di nuovo, ma perché l’infiammazione “potenzia” un meccanismo naturale, rendendolo improvvisamente percepibile.

Anche la posizione durante il sonno influisce. Dormire su un fianco non è la stessa cosa che restare supini. «Quando ci si appoggia su una spalla, la narice che si trova più in basso, a contatto con il cuscino, tende a chiudersi di più, mentre quella superiore rimane relativamente più aperta», spiega il professor Vicini. «Girandosi, la situazione si ribalta. Non è una suggestione: è un fenomeno ben documentato, legato a segnali che partono dal corpo e influenzano il comportamento dei turbinati».

Tra le cause patologiche vere e proprie, l’allergia è oggi la più frequente e in costante aumento. «Si tratta di una risposta infiammatoria della mucosa nasale a sostanze che, fino a un certo momento, erano state tollerate senza problemi», dice l’esperto. «Pollini, polveri o muffe provocano il gonfiore dei turbinati e riducono il passaggio dell’aria, rendendo il naso particolarmente sensibile all’ambiente circostante».

Le allergie possono essere stagionali o perenni. Le prime sono le più facili da riconoscere: il soggetto sta bene tutto l’anno, ma in un periodo preciso – quando fiorisce una determinata pianta, per esempio – compaiono improvvisamente naso chiuso, occhi che lacrimano, prurito e bruciore alla gola. Più insidiosa è l’allergia perenne, spesso legata alla polvere di casa. In realtà non è la polvere in sé il problema, ma gli acari che vi abitano: microscopici organismi presenti in tappeti, cuscini, materassi e tessuti. Siccome l’esposizione è continua, l’ostruzione nasale tende a diventare cronica e a farsi sentire soprattutto di notte.

Un’altra condizione da non sottovalutare è la poliposi nasale. In questo caso, all’interno delle cavità nasali si formano piccole masse molli, traslucide, simili ad acini d’uva, che occupano spazio e ostacolano la respirazione. Si tratta di una malattia cronica, la cui frequenza è in aumento, e che spesso si associa all’asma. Quando le vie aeree superiori e inferiori sono entrambe coinvolte, la respirazione diventa particolarmente difficoltosa, soprattutto durante il sonno.

Esistono poi le alterazioni strutturali. Il setto nasale non è mai perfettamente dritto: una certa asimmetria è normale. In alcuni casi, però, la deviazione è tale da ridurre in modo significativo il flusso dell’aria. Un discorso simile vale per l’ipertrofia dei turbinati inferiori, una condizione in cui queste strutture risultano cronicamente ingrossate. Quando la causa non è chiara, si parla di forma idiopatica, probabilmente legata a un’alterazione dei meccanismi nervosi che regolano l’apertura e la chiusura del naso, talvolta danneggiati da infezioni virali importanti.

Infine, c’è un fattore spesso sottovalutato: la risposta del paziente al fastidio. «La tolleranza al naso chiuso varia moltissimo da persona a persona», ammette il professor Vicini. «Chi è più sensibile tende a ricorrere ai decongestionanti nasali, gli spray vasocostrittori. Il sollievo è rapido, ma temporaneo: quando l’effetto svanisce, il naso si richiude più di prima, spingendo a un nuovo utilizzo. Con il tempo si crea un circolo vizioso che peggiora e cronicizza l’ostruzione, fino a rendere lo spray indispensabile. Un falso aiuto che, soprattutto di notte, finisce per aggravare proprio il problema che promette di risolvere».

Il russamento è una conseguenza

Quando il naso si chiude e non riesce più a svolgere correttamente la sua funzione, il corpo trova una via di compenso immediata: respirare a bocca aperta. È un meccanismo comune a molte condizioni, ma non privo di conseguenze. «La respirazione orale, infatti, non è paragonabile a quella nasale: l’aria entra senza essere filtrata, riscaldata e umidificata, arrivando direttamente in gola», spiega l’esperto. «Il risultato è una sensazione di secchezza, bruciore, irritazione e un risveglio spesso accompagnato da fastidi alla faringe».

C’è però un effetto meno evidente, ma ancora più rilevante. «Aprendo la bocca, la mandibola tende a spostarsi all’indietro», continua il professor Vicini. «Questo movimento trascina con sé la lingua, che è anatomicamente collegata al mento. Quando la lingua arretra, finisce per occupare parte dello spazio della faringe, restringendo le vie aeree. È proprio qui che nasce il russamento, e in alcuni casi anche l’apnea notturna: una questione di equilibri anatomici più che di rumore».

Come si tratta il problema

Nell’ostruzione nasale notturna non esiste una soluzione valida per tutti e, soprattutto, non esistono scorciatoie. Il primo errore è affidarsi al fai-da-te oppure a rimedi che promettono un sollievo immediato senza affrontare il problema alla radice.

«Prima di ricorrere ai farmaci, esistono alcune semplici abitudini che possono fare una grande differenza, soprattutto di notte», assicura il professor Vicini. «La prima riguarda la temperatura dell’ambiente. Dormire al fresco è fondamentale: il sonno fisiologico prevede un abbassamento della temperatura corporea e il caldo eccessivo ostacola questo processo. Inoltre, il freddo favorisce una naturale vasocostrizione dei turbinati, aiutando il naso a rimanere più aperto. È un effetto che molti riconoscono intuitivamente: basta uscire all’aria fredda per avvertire un immediato miglioramento della respirazione».

Altrettanto importante è l’umidità dell’aria. Un ambiente troppo secco irrita le mucose nasali e, se si è costretti a respirare con la bocca, accentua la secchezza della gola. Mantenere una buona umidificazione, soprattutto in inverno o negli ambienti riscaldati, aiuta il naso a funzionare meglio e rende il respiro più confortevole durante la notte.

Anche l’idratazione gioca un ruolo chiave. Bere prima di andare a dormire contribuisce a mantenere le mucose ben lubrificate. «Tenere un bicchiere d’acqua sul comodino e avere l’abitudine di bere qualche sorso prima di addormentarsi può sembrare un dettaglio, ma spesso fa la differenza», assicura l’esperto.

Un altro accorgimento utile è la posizione. Dormire con la testa leggermente sollevata, anche solo con un cuscino in più, favorisce il drenaggio e riduce il gonfiore dei turbinati. Dal punto di vista idrostatico, infatti, questa semplice inclinazione aiuta a limitare la congestione nasale. Le posizioni completamente orizzontali, o peggio senza cuscino, possono invece accentuare il problema.

«Questi accorgimenti migliorano i sintomi, ma non sostituiscono una valutazione medica quando il disturbo persiste», conclude il professor Vicini. «Per individuare la causa dell’ostruzione nasale è fondamentale una visita specialistica. Oggi l’otorinolaringoiatra dispone di strumenti molto precisi: l’endoscopio flessibile, un sottile tubicino di pochi millimetri, consente di esplorare in modo diretto e dettagliato le cavità nasali e capire esattamente cosa ostacola il passaggio dell’aria. A questo possono affiancarsi esami radiologici e test funzionali che misurano in modo oggettivo la qualità della respirazione nasale».


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