di Francesca Soccorsi
Allergie e intolleranze alimentari non fanno ingrassare! A smascherare il business delle diete costruite sulla base di una presunta ipersensibilità ad alcuni cibi è un documento, preparato dalla Società italiana di diabetologia in collaborazione con altre sei associazioni che riuniscono dietologi, dietisti, pediatri, nutrizionisti (puoi scaricarlo da qui).
INDAGINI CHE LA SCIENZA NON APPROVA
«Negli ultimi anni, l’epidemia globale di obesità e sovrappeso ha moltiplicato l’offerta di schemi dimagranti. Ma, accanto ad approcci terapeutici seri, proliferano purtroppo regimi alimentari proposti da figure professionali disparate, che spesso hanno solo finalità speculative, tanto che si può a ragione parlare di una vera e propria diet-industry», spiega Giorgio Sesti, presidente della Società italiana di diabetologia.
Insomma, si tratta in molti casi di diete prive di basi scientifiche e, fra queste, rientrano senz’altro quelle per l’ipersensibilità ai cibi. «Soprattutto sul web e nei siti dedicati alle medicine non convenzionali, impazzano regimi alimentari restrittivi, basati su test eseguiti utilizzando campioni biologici come saliva o capelli», aggiunge la dottoressa Rosalba Giacco, coordinatore scientifico del documento ed esperta di nutrizione presso l’Istituto di Scienze dell’alimentazione del Cnr di Avellino.
Basta digitare “sovrappeso e intollereranze alimentari” su Google per ottenere oltre 150.000 risultati. Si trovano persino indagini sul Dna (alla modica cifra di 290 €) e test di autodiagnosi (per 119 €).
ANCHE "ESAMI" NOTI SOTTO ACCUSA
Nel documento gli esperti puntano il dito contro test in voga da anni. Come il Vega Test e l’Elettroagopuntura di Voll, che si fondano sulla lettura dei potenziali elettrici delle cellule. O il Dria e il Test chinesiologico, che misurano la forza muscolare.
O, ancora, il Test citotossico e l’Alcat (la sua variante automatizzata) eseguiti su campioni di sangue. E anche il dosaggio delle IgG 4 “alimento specifici”, che dal nome potrebbe sembrare più “scientifico e viene praticato in molti laboratori e farmacie. Conteggia anticorpi che vengono trovatipure in persone “sane” e, proprio per questo, non è riconosciuto valido dalla letteratura medica.
TANTI OBESI, POCHI ALLERGICI
C’è di più: non solo i test in questione non hanno alcun valore, perché la diagnosi di allergia o di intolleranza richiede ben altro tipo di esami (vedi di seguito), ma non esiste alcuna connessione tra obesità e intolleranza: nessuno studio scientifico ha mai messo in relazione le due cose.
«La dimostrazione, peraltro, è anche nei numeri: fra il 30 e il 40% della popolazione è obeso o in sovrappeso, ma solo il 5-8% soffre di allergie alimentari e l’1% di intolleranze (al glutine o al lattosio, per esempio) che sono spesso causa del problema contrario, cioè di perdita di peso, per malassorbimento e diarrea», chiarisce la dottoressa Giacco.
Quindi, diete di gran moda, costruite sul presupposto che basti eliminare i cibi ai quali si è allergici o intolleranti per perdere peso, sono una bufala bella e buona.
IL RISCHIO “CIRCOLO VIZIOSO”
Oltre a non servire, poi, questi regimi espongono a seri rischi per la salute, soprattutto se, come spesso capita, vengono protratti per lunghi periodi, senza effettuare monitoraggi e follow-up periodici: «Eliminare arbitrariamente alcune categorie di alimenti può provocare carenze nutrizionali.
Chi ha bisogno di dimagrire deve affidarsi a uno specialista che lo segua costantemente per fare in modo che tutti i principali nutrienti siano rappresentati nelle proporzioni adeguate», dice il dottor Sesti.
Inoltre, poiché i regimi alimentari per le intolleranze non fanno smaltire peso, provocano nel paziente frustrazione e disorientamento e alimentano il business: l’obeso, insoddisfatto del risultato, decide di provare un’altra “dieta del momento”, magari perché l’ha seguita un volto noto della televisione, peggiorando la sua situazione.
ECCO LE UNICHE ANALISI VALIDE
«La diagnosi per le allergie alimentari si fa mediante analisi mirate: tra queste, ci sono il Test di provocazione orale, le prove allergologiche cutanee (Prick, Prick by prick, Patch), gli esami sierologici per la ricerca di IgE totali (Prist) e specifiche (Rast), la diagnostica molecolare», spiega la dottoressa Rosalba Giacco.
Anche per le “vere” intolleranze, a seconda del problema sospettato, si procede con test ad hoc. Per quella al lattosio, per esempio, si fa il Breath test (o Test del respiro), mentre per la celiachia si parte dalla ricerca di alcuni anticorpi nel sangue, per poi passare, eventualmente, all’esofago-gastro-duodenoscopia con annessa biopsia dei villi intestinali».
Articolo pubblicato sul n.2 di Starbene in edicola dal 27/12/2016