Trigliardi di microoganismi vitali che abitano un “pianeta” ad altissima densità di popolazione, lungo soltanto otto metri. Sono i batteri, funghi, virus e protozoi del nostro intestino, molte famiglie delle quali non sono ancora state identificate.
Una convivenza difficile, che forma un equilibrio instabile, pronto ad alterarsi alle prime minacce. Scopri quali sono e come aggirarle.
SCACCO MATTO AL COLON IRRITABILE
«Stress cronico, uso di antibiotici e cortisonici, viaggi in Paesi esotici e, soprattutto, una dieta ricca di zuccheri semplici e grassi animali squilibrano
l’ecosistema intestinale, spianando la strada al nemico numero uno: l’infiammazione», spiega il dottr Salvatore Bardaro, docente di medicina integrata all’università di Siena e Pavia.
«Ne sa qualcosa chi soffre di colon irritabile e accusa spesso sintomi quali pancia gonfia, meteorisimo, difficoltà digestive, alternanza di stipsi e diarrea.
Segno inequivocabile che i mastociti e i macrofagi, le cellule-sentinella del nostro sistema immunitario (del quale l’intestino rappresenta il più grande avamposto) si sono attivate, liberando in circolo istamina, prostaglandine, interleuchine, citochine pro-infiammatorie e altre sostanze coinvolte nell’innescarsi dell’infiammazione.
E oggi sappiamo che, quando l’equilibrio tra gli abitanti del microbiota si rompe, aumentano i ceppi batterici “cattivi” come l’Escherichia Coli e la Sighella, e diminuiscono quelli “buoni” come l’innumerevole famiglia degli Eubacteri».
Come spegnere l’infiammazione della mucosa intestinale e ridurre i classici disturbi da colon irritabile? Risponde il dottor Bardaro:
«Uno studio randomizzato in doppio cieco, pubblicato nel novembre del 2014 sul World Journal of Gastroenterology, dimostra che un’associazione di sei probiotici (Bifidobacterium longum, B.bifidum, B.lactis, Lactobacillus acidophilus, L. rhamnosus e Streptococcus thermophilus), assunti per 4 settimane 2 volte al giorno a stomaco vuoto, portano a un netto miglioramento del microbiota, calmando l’irritazione intestinale».
CISTITI E VAGINITI HANNO LA STESSA ORIGINE
Colonizzano la mucosa vaginale, spianando la strada alle diffusissime vaginiti da Candida (perdite bianche e dense come la ricotta, e un intenso prurito) o da Gardnerella, riconoscibile da piccole perdite acquose grigio-verdastre dal caratteristico odore di pesce avariato.
Oppure si insediano nel tratto urinario, causando cistiti e disturbi urinari a ripetizione. Sono i batteri "cattivi" che migrano dall'intestino verso le parti intime, come L'Escherichiacoli e l'Enterococcus faecalis, responsa bili della maggior parte delle infezioni del tratto gentito-urinario.
«Vulnerabili sono soprattutto le donne che assumono spesso antibiotici, sono stressate, mangiano male e in modo disordinato, hanno una gluten sensitivity (cioè una sensibilità verso i carboidrati ricchi di glutine, pur non essendo celiache) o una resistenza periferica all'insulina, causata da sovrappeso ed eccesso di zuccheri», spiega la professoressa Alessandra Graziottin, direttore del Centro di ginecologia e sessuologia medica presso l'ospedale San Raffaele Resnati di Milano.
«Basti pensare che in chi soffre di diabete gli episodi di vaginiti e cistiti non solo si quadruplicano ma risultano particolarmente resistenti alle comuni terapie antimicotiche e antibiotiche, esponendo a una recidiva dietro l'altra. Per questo è importante agire a monte del problema, visto che tutto parte dall'intestino».
LA CURA MIRATA PER VIA GENERALE E LOCALE
Una capillare "bonifica" dell'intestino si ottiene con un nuovo integratore in capsule, da assumere al mattino o in prossimità dei pasti con abbondante acqua (2 al giorno). «Si chiama EcN, acronimo di Escherichia coli Nissle perché ogni capsula racchiude un'alta concentrazione di probiotici vivi e liofilizzati di questo ceppo batterico molto benefico per l'intestino», prosegue Graziottin.
«In pratica, la variante "buona" del famigerato Escherichia coli, oggetto di studio anche da parte del Mit (Massachussets Institute of Technology) di Boston.
Non solo combatte la disbiosi e riequilibra la flora batterica, come altri probiotici, ma vanta anche un'azione riparatrice della barriera intestinale che, se non integra, lascia passare tossine, germi e macromolecole proteiche, in genere frammentate (è la "sindrome dell'intestino gocciolante").
L'importante è conservare le capsule di EcN in frigorifero, tra i 2 °C e i 8 °C, e fare dei cicli di cura di almeno 2 mesi. L'ideale è abbinarle a un altro probiotico, chiamato Saccharomyces Boulardii, che diversi studi hanno indicato come particolarmente efficace contro cistiti e vaginiti.
Si tratta, infatti, di un fermento molto stabile, resistente a farmaci e al cambio di abitudini alimentari, che si moltiplica alla temperatura di 37 °C, corrispondente a quella corporea». 2 capsule al giorno, distanziate 8 ore l'una dall'altra, tengono alla larga perdite e bruciori.
E localmente che fare? «Durante la fase acuta e nei 10 giorni successivi è bene inserire in vagina ogni sera 1 capsula molle a base di lattobacilli e glicogeno», conlude l'esperta. «Riacidifica il pH vaginale e potenzia la flora lattobacillare benefica per le mucose intime».
UTILI SOLO SE MODIFICHI LA DIETA
A nulla serve imbottirsi di probiotici se si continua a seguire una dieta squilibrata, che favorisce le infezioni recidivanti della sfera urogenitale.
I correttivi? «Tagliare drasticamente tutti i dolci che contengono saccarosio e fruttosio», suggerisce la professoressa Graziottin. «Predispongono al diabete, all'infiammazione e a una flora intestinale patogena perché gli zuccheri semplici tendono a fermentare».
Chi soffre di candidosi vaginale dovrebbe anche bandire, almeno per due mesi, tutte le paste lievitate,comprese quelle che contengono lievito madre. Il lievito nutre le microspore di Candida albicans.
Meglio puntare sul pane azzimo e le gallette di riso. Da abolire anche i cibi contenenti muffe, come i formaggi azzuri (tipo gorgonzola), e le bevande alcoliche. Come lo zucchero, forniscono sostanze utili alla crescita della Candida. Sì, invece, a frutta e verdura fresca, cereali integrali, pesce e legumi.
1917: LA SCOPERTA DEL BATTERIO AMICO
Risale a un secolo fa il primo isolamento dell'Escherichia coli Nissle, il batterio non patogeno ma, anzi, alleato della salute intestinale.
Deve il suo nome al medico dell'esercito tedesco Alfred Nissle che, durante la prima guerra mondiale, si trovò impegnato nelle trincee dei Balcani. Proprio la zona dove morirono più soldati per un'epidemia di salmonellosi che per gli spari nemici.
Analizzando le feci dei pochi soldati e ufficiali rimasti immuni al contagio, il dottor Nissle scoprì questa variante della numerosa famiglia degli Escherichia coli, che prese il suo nome.
Ancora sotto la lente degli scienziati, è in grado di contrastare i batteri patogeni e di svolgere un'efficace azione antinfiammatoria, utile a chi soffre di disbiosi.
Articolo pubblicato sul n.10 di Starbene in edicola dal 21/02/2017