Inquinamento in casa e outdoor: le strategie per difendersi
L’inquinamento avvelena la città. E fa anche molto di più: entra fra le mura domestiche e mette a repentaglio il tuo benessere, oltre a quello del Pianeta. È il momento di stendere un piano di difesa efficace. Come spiega lo pneumologo

"L'inquinamento atmosferico è invisibile, inodore e così preferiamo ignorarlo… dire che non è colpa nostra anche quando palesemente lo è": sono le dure parole che il dottor Roberto Boffi, pneumologo dell’Istituto dei tumori di Milano e presidente della Società italiana di tabaccologia, non si stanca mai di ripetere e di recente lo ha fatto anche nel corso di un programma televisivo.
Lo smog è un nemico subdolo che, come un vigliacco, colpisce soprattutto quando si è più deboli: «L’inquinamento presenta il conto, in modo particolare, nei momenti di fragilità, per esempio quando si è resi più vulnerabili dai picchi influenzali. Abbiamo anche visto quanto quello dovuto agli allevamenti intensivi del lodigiano, abbia favorito nella zona di Codogno la diffusione e la gravità dei casi di Covid», chiarisce l’esperto.
Quindi, fatti un favore e non aspettare che qualcuno si preoccupi per te. Piuttosto, inizia subito a costruire la tua barriera personale contro polveri sottili & Co. A spiegarti come è proprio il dottor Boffi, autore di I tuoi scudi antismog (ed. Sonzogno), un vademecum pratico e completo per difenderti dall’inquinamento in casa e outdoor.
Dottore, lei è popolare per le battaglie contro il fumo. Ma quanto inquina la sigaretta?
Studi dell’Arpa (l’Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente) hanno dimostrato che il 7% del PM10 (le particelle microscopiche nell'aria che respiriamo, nocive per la salute) di tutta la Lombardia è dovuto al fumo di sigaretta. Un dato che è stato considerato anche dal Comune di Milano quando ha istituito il divieto di fumare a 10 metri da altre persone. Certo, percentuali più alte sono dovuta alla combustione della legna, ai motori, agli allevamenti intensivi, ma è certificato che anche la sigaretta, compresa quella elettronica, è in grado di rilasciare nell’ambiente sostanze inquinanti. Uno studio che ho condotto ha dimostrato che 3 sigarette accese una dietro l’altra in un box, producono concentrazioni di polveri sottili 10 volte superiori a quelle di un diesel in funzione per mezz’ora nello stesso ambiente.
È vero che incenso e candele profumate, spesso usati per diffondere profumi rilassanti, peggiorano il clima domestico?
Gli incensi rilasciano diverse sostanze pericolose, soprattutto quelli profumati. Con i colleghi dell’Istituto nazionale dei tumori ne ho misurato le emissioni e scoperto che un bastoncino rilascia la stessa quantità di polveri sottili di una sigaretta, anche se i dati non sono ancora ufficiali. E sul banco degli imputati finiscono pure le candele. Ma questo non significa rinunciare alle atmosfere romantiche e suggestive… Basta evitare di utilizzarli molto spesso.
Qual è la cosa più semplice da fare in casa per difendersi?
Aprire le finestre, ma occorre scegliere il momento giusto, cioè quando l’aria fuori è più pulita. L’ozono si forma, per una reazione chimica, nelle ore calde e luminose della giornata, fra le 11 del mattino e le 5 del pomeriggio circa. In estate si possono tenere aperte le finestre di notte, mentre d’inverno è consigliabile aprirle al mattino presto, quando i riscaldamenti sono spenti e il traffico non si è ancora impossessato della città.
L’alimentazione può proteggerci dai danni dello smog?
Certamente, noi abbiamo la dieta mediterranea che vanta importanti potenzialità antiossidanti e antinfiammatorie. Fa bene alle persone e alla Terra perché propone più vegetali e meno carne. Molto importante è anche l’idratazione: l’acqua fluidifica il muco, partecipando così alla depurazione dei bronchi dalle tossine dello smog.
Le stanze affollate rappresentano un pericolo?
Sì, a causa dell’anidride carbonica, che al chiuso diventa tossica. In una camera con molte persone e poco ricambio d’aria si può arrivare a produrre oltre 2000/3000 ppm (parti per milione) di questo gas, ma la soglia limite non dovrebbe superare quota 1000 ppm. Se l’anidride carbonica raggiunge una concentrazione del 2,5% è possibile accusare nausea, sonnolenza e mal di testa, ma basta molto meno per ritrovarsi in preda a stanchezza e cali di concentrazione.
Nelle stanze affollate le finestre andrebbero aperte dalle 6 alle 8 volte all’ora. E torna sempre utile anche l’uso del purificatore d’aria, che funziona benissimo. Questi elettrodomestici sfruttano due principi di funzionamento: a filtrazione attiva o elettronica e passiva, o meccanica. Io preferisco i primi, perché captano e filtrano le particelle, anche le più piccole, con maggiore efficienza e hanno un ricambio delle componenti filtranti più comodo e sicuro.
Qual è l’ambiente più a rischio in casa?
Bisogna fare grande attenzione in cucina, a causa dei fornelli: è qui che si verifica il 12% degli attacchi di asma in Europa, solo in Italia se ne verificano 200 mila. Consiglio l’uso di un rilevatore di monossido di carbonio o, se possibile, il ricorso alle piastre a induzione. Quest’ultime, infatti, sono a zero emissioni, perciò non generano anidride carbonica né monossido di carbonio e permettono anche di risparmiare energia. Secondo uno studio condotto a New York nel 2024, riducono del 56% le concentrazioni medie giornaliere di biossido di azoto (NO2) rispetto ai fornelli a gas, tanto che nella Grande Mela è stata approvata la messa al bando di cucine e caldaie a gas dal 2026 (entro il 2029 per i grattacieli).
Un aiuto extra su cui bisogna puntare?
Quello delle piante. Il verde abbatte tra il 20 e il 70% degli inquinanti dell’aria indoor, come ha appurato una ricerca della dottoressa Rita Baraldi dell’Istituto per la BioEconomia (IBE) del CNR, condotta in due istituti scolastici. Durante lo studio sono state posizionate alcune piante come Schefflera, Sansevieria, Yucca, Potos e Ficus, riportando una riduzione delle concentrazioni di polveri sottili fino al 15% e di più del 20% dell’anidride carbonica prodotta dall’organismo; oltre ad abbattere le temperature di 2-3 °C nelle aule e aumentare l’umidità, fattore importante contro gli occhi secchi. Quindi largo a una pianta in casa, ma attenzione alla camera da letto: qui vanno bene le piante grasse, perché chiudono gli stomi di giorno per non perdere troppa acqua e li aprono invece al buio, quando le temperature sono più basse.
Detergenti: amici del pulito, ma insidiosi…
I prodotti per la pulizia possono peggiorare la qualità dell’aria in casa. Il rischio principale è dato dai profumi, quindi è preferibile puntare su prodotti dichiarati privi di questa sostanza e cercare detersivi “green”. Una buona abitudine è anche quella di ridurre la candeggina ed evitare l’ammoniaca, che a livello mondiale sta aumentando a causa degli allevamenti intensivi e delle reazioni con l’uso massiccio in agricoltura di fertilizzanti azotati. Inoltre, soprattutto per chi utilizza disinfettanti, detergenti e deodoranti a livello professionale, suggerisco l’uso della mascherina FFP3, o almeno della FFP2. Perché quella chirurgica non basta per tenersi al sicuro…
Lo smartworking ha creato qualche grattacapo in più?
Chi non ha uno spazio dedicato allo studio spesso mette la stampante in camera da letto o sulla scrivania dei figli, tuttavia la soluzione ideale sarebbe posizionarla altrove, in una stanza piccola, con una buona aerazione. Quando si usa la stampante solo una parte dell’inchiostro finisce sul foglio, mentre un’altra si disperde nell’aria sotto forma di sostanze come composti organici volatili (VOC), ozono (soprattutto nei modelli più vecchi) e metalli pesanti.
Anche se non ci sono prove scientifiche certe che collegano queste sostanze alle malattie, alcuni casi giudiziari hanno riconosciuto dei danni da esposizioni prolungate e intense. Certo, è una situazione che di solito non si verifica a casa ma il principio di precauzione rimane comunque importante, perciò consiglio di indossare guanti, mascherine FFP2 o FFP3 e occhiali protettivi durante la manutenzione o la sostituzione delle cartucce. Anche estrarre un foglio inceppato può rilasciare sostanze volatili, quindi va fatto con cautela e protezioni. E se si entra in contatto con il toner, è fondamentale sciacquare subito occhi e bocca con acqua fredda.
Anche gli arredi sono a rischio?
Sì. Meglio rimuovere moquette, carte da parati, vecchie poltrone e orientarsi su pochi elementi, preferibilmente in legno grezzo. Per i mobili trattati occorre che siano classe FF, cioè senza formaldeide, molecola cancerogena che può provocare anche problemi della pelle e della respirazione, presente pure in trame e orditi di tessuto, colle, vernici e disinfettanti. Oppure, per lo meno, accertati che appartengano alla classe E1, cioè con emissioni al di sotto di una soglia di sicurezza stabilita dalla normativa italiana.
Fra qualche settimana sarà inverno, un periodo critico…
In casa non è necessario riscaldare la zona giorno oltre 20 °C e tenere più di 19 °C in camera da letto, anzi: temperature superiori fanno male, alla salute e al portafoglio: basta ridurle di un grado per risparmiare circa l’8% dei consumi. La scelta ideale sarebbe quella di riscaldarsi tramite una fonte sostenibile, come le pompe di calore elettriche, ed evitare di bruciare legna e pellet. Molti studi indipendenti hanno rilevato che le stufe a pellet rilasciano diverse sostanze dannose. Ma attenzione anche ai camini: inquinano camere e atmosfera, minacciano i polmoni ed emettono anidride carbonica, il gas serra che si sprigiona dal legno. Con le fiamme, infatti, torna in cielo la CO2 che la pianta aveva immagazzinato.
Chi si sposta in bici come può difendersi?
Nelle giornate in cui si supera la soglia di guardia è preferibile indossare una mascherina. Non quella chirurgica, che non riesce a bloccare le microparticelle. E nemmeno le FFP2, in grado di fermare virus e polveri sottili ma inadatta agli sforzi. Meglio una FFP3: utile anche per fare running, è dotata di una valvola che espelle l’anidride carbonica prodotta dalla respirazione affannosa. Per camminare semplicemente, invece, basta la FFP2, perché si compiono sforzi meno intensi e si produce una minore quantità di CO2.
E per gli appassionati di sport outdoor in città?
Meglio al mattino presto, sia in inverno, quando in quegli orari i riscaldamenti sono spenti o funzionano poco, sia in estate, perché fa più fresco e, quindi, c’è meno ozono. Inoltre, in entrambi i casi, c’è anche meno traffico.
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