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Sesso e Covid: come sono cambiate le abitudini sessuali

Una ricerca promossa da Durex ha evidenziato che ansia e paura del contagio hanno cambiato i comportamenti degli italiani. Ecco come e in che consiste la campagna “Safe is the new normal”, per non tornare alle cattive abitudini della normalità prima del Coronavirus

Foto: iStock



Come sono cambiate le abitudini sessuali degli italiani durante il lockdown? La maggiore attenzione alle precauzioni per prevenire infezioni trasmesse per contatto, come quella da Covid-19, contribuiranno a modificare i comportamenti sessuali e ad evitare la diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili? A queste domande risponde la ricerca realizzata da Durex, che fa parte della campagna "Safe is the new normal", un progetto di ampio respiro che si inserisce all’interno di numerosi programmi di sensibilizzazione dell'azienda attiva nel benessere sessuale e che vede la collaborazione di Anlaids, la prima associazione italiana nata nel 1985 per fermare la diffusione del virus Hiv e dell'Aids.


I risultati della ricerca

La ricerca Durex ha coinvolto in Italia 500 persone comprese tra i 16 e i 55 anni. 

Il primo importante dato emerso è che gli italiani in quarantena hanno fatto meno sesso. L’83% degli intervistati, infatti, ha confessato un generale calo del desiderio e della pratica sessuale durante il periodo di lockdown, con solo il 23% che ha invece sostenuto di aver mantenuto un livello di attività sessuale quasi uguale al periodo pre-quarantena. Tra le principali motivazioni espresse a giustificazione di questo decremento sono emerse: ansia, paura del contagio, presenza di bambini in casa, interruzione dei movimenti e obbligo di distanziamento sociale.

I single, la categoria maggiormente colpita dagli effetti del lockdown nella sfera sessuale, hanno avuto un drastico crollo dell’attività sessuale, addirittura del 98% nel caso di single che non hanno alcuna frequentazione, del 93% per i single che hanno un rapporto saltuario che non può però essere definito come relazione.

I rapporti occasionali sono crollati dal 34% al 3%; in calo anche l'utilizzo di app di incontri, sceso dal 21% pre-lockdown al 6% durante la quarantena.
Sono drasticamente crollate le attività che prevedono il contatto fisico
e che invece svettavano nella fase pre-quarantena, tra queste: i baci (63% prima, 8% durante), il sesso vaginale (59% prima, 8% durante), il sesso orale (48% prima, 4% durante) e il sesso anale (21% prima, 4% durante).

Si sono mantenute stabili le attività sessuali praticabili in autonomia, come la masturbazione (62% prima, 60% durante) e la visione di materiale pornografico (38% prima, 37% durante).

Un’altra categoria che ha subito un importante impatto nella sfera sessuale in questo periodo così delicato è quella dei partner non conviventi: ben il 95% degli intervistati ha dovuto rinunciare all’attività sessuale nel periodo della quarantena. E anche per loro stabili le attività praticabili in autonomia, crollate quelle che prevedono contatto fisico. 

Lo scenario è invece sicuramente molto diverso per i partner conviventi, che solamente nel 65% dei casi hanno visto ridurre la propria attività sessuale. In questo caso, però, a differenza delle categorie precedenti dove la diminuzione dell’attività sessuale era legata all’impossibilità di contatto, il calo si è verificato in seguito a una progressiva diminuzione del desiderio sessuale, come dichiarato dal 62% degli intervistati. Inoltre, il periodo di quarantena forzata ha avuto, sulle coppie conviventi, un forte impatto sui livelli di soddisfazione sessuale: la percentuale di soddisfatti della propria attività sessuale è diminuita dal 73% al 58%, mentre gli insoddisfatti sono aumentati dal 17% al 22%, con un restante 10% che è andato ad incrementare il gruppo dei neutrali, passato dal 10% al 20%.



La task force della campagna

L'iniziativa "Safe is the new normal" è parte della campagna globale "Let’s not get back to normal" ed è incentrata sulla trasmissione di messaggi positivi di cambiamento e superamento di una precedente, e non sempre corretta, normalità in ambito sessuale. Le conoscenze su rischi e pericoli per la salute in tema di malattie sessualmente trasmissibili erano spesso sommarie, vissute con noncuranza circa il loro potente impatto sulla vita, soprattutto da parte dei giovani.

Fa parte di questo impegno anche la creazione di una task force di esperti in ambito medico-scientifico che avrà il compito di trasmettere un messaggio di rottura rispetto alla normalità in fatto di abitudini sessuali tipiche del periodo pre-lockdown, sensibilizzando la popolazione sul ruolo cruciale che gioca la prevenzione anche in questa sfera. 

La task force multidisciplinare è costituita dal professore e infettivologo dell’Ospedale Sacco di Milano Massimo Galli, uno dei principali punti di riferimento della comunità scientifica per il suo impegno nella ricerca sull’Hiv e oggi anche sul Covid-19, la dott.ssa Sonia De Balzo, sessuologa specialista in psicologia clinica e dello sviluppo dell’Ospedale D. Cotugno di Napoli, il dott. Alberto Venturini, psicologo psicoterapeuta cognitivo comportamentale presso la Struttura Complessa Malattie infettive Ospedale Galliera di Genova, la dott.ssa Alessandra Scarabello, dermatologa presso l’INMI L. Spallanzani di Roma.

«Tutte le grandi epidemie hanno lasciato profonde tracce nella cultura e nei comportamenti umani» dice il professor Galli. «La crisi causata da Covid offre l’opportunità di ripartire "bene" anche da questo punto di vista, cogliendo l’opportunità di programmi educativi volti ad estendere i comportamenti responsabili anche all’ambito sessuale».



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