Fuoco di Sant’Antonio: Harrison Ford, perché non ti sei vaccinato?

L’attore ha dovuto rinunciare alla notte degli Oscar per colpa del Fuoco di Sant’Antonio. Eppure oggi questa malattia insidiosa si può prevenire facilmente. Scopri se anche tu sei “a rischio” e come proteggerti al meglio



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di Roberta Sarugia


L'abbiamo appeno visto, sul grande schermo, vestire i panni del presidente degli Stati Uniti e poi strapparseli di dosso per trasformarsi nel gigantesco e ringhiante Red Hulk, che spacca tutto e le dà di santa ragione a Captain America. Nel corso della sua lunga, fortunata, carriera (oltre sessanta film e pure il titolo di “the sexiest man alive” conquistato a 56 anni) Harrison Ford ci ha regalato inseguimenti, botte, acrobazie, cadute e salti. Apparentemente inarrestabile. Eppure lo scorso marzo è stato costretto a sventolare bandiera bianca e a disertare l’ultima notte degli Oscar, messo k.o. dall’herpes Zoster (il cosiddetto Fuoco di Sant’Antonio). Un nemico subdolo, insidioso e molto comune, ma oggi anche molto più facile da sconfiggere grazie a un vaccino che, garantiscono i virologi, è sicuro ed efficace.


Ricordi quando hai avuto la varicella?

Chiamato anche Fuoco di Sant’Antonio, l’herpes Zoster è una patologia causata dal virus della varicella, malattia esantematica.

«Quando si guarisce, il Varicella-Zoster virus, invece di abbandonare completamente il nostro corpo, tende ad annidarsi nei gangli nervosi della colonna vertebrale, gruppi di cellule incaricate di trasmettere gli stimoli sensoriali», spiega il dottor Giovanni Chiarelli, dermatologo dell’Ospedale San Raffaele di Milano.

Lì nascosto, può restare inattivo per anni o anche per tutta la vita, come un ospite addormentato. Talvolta, però, si risveglia, esce dal suo rifugio e torna a manifestarsi.

«Il virus viene riattivato da un calo delle difese naturali dell’organismo, che può essere determinato da diversi fattori, tra cui trattamenti farmacologici immunosoppressori - incluse alcune terapie per le malattie autoimmuni, tipo la psoriasi -, da un’assunzione prolungata di antibiotici e, più comunemente, da periodi di intenso stress psicofisico».

A essere maggiormente esposti, i soggetti già vulnerabili, come i pazienti oncologici e gli anziani.


Herpes Zoster, i timori sul vaccino sono infondati

Si calcola che 90 italiani su cento contraggano la varicella nel corso della loro vita. Di questi, il 10 per cento ha poi la sfortuna di imbattersi nel Fuoco di Sant’Antonio. Che, per la precisione, nel nostro Paese, attualmente colpisce circa 150mila persone all’anno, con un’incidenza di 6,46 casi ogni mille soggetti con oltre 50 anni d’età.

I sintomi - come vedremo più avanti nei dettagli - possono essere invalidanti, includere forti dolori neuropatici e serie complicanze come la nevralgia post-erpetica. «Non a caso il vaccino viene raccomandato con decisione», interviene il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’IRCCS Ospedale Galeazzi - Sant’Ambrogio, professore associato di Igiene Generale e Applicata presso la sezione di Virologia del dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano.

«Invito a vincere la riluttanza e i timori che, dal periodo post-Covid 19, investono pesantemente le vaccinazioni in blocco e che stanno portando, ad esempio, a un abbassamento della copertura vaccinale contro il morbillo e a una recrudescenza della malattia (mai così diffusa in Europa da 25 anni, secondo l’Oms e l’Unicef, ndr). Nel caso dell’herpes Zoster, può essere d’aiuto tenere a mente che oggi, fortunatamente, disponiamo di un’arma molto affidabile per combatterlo».


Vaccino contro il Fuoco di Sant'Antonio: ha una nuova formulazione

Fino a quattro anni fa, contro l’herpes Zoster in Italia era disponibile un unico vaccino “vivo attenuato”. «Contiene il virus reso non patogeno attraverso una serie di passaggi in laboratorio: non è in grado di scatenare il Fuoco di Sant’Antonio, ma è comunque sconsigliato alle persone con il sistema immunitario depresso e ai pazienti sotto terapia immunodepressiva che, come abbiamo visto, sono proprio tra i soggetti normalmente più esposti alla malattia», chiarisce il dottor Pregliasco.

Nel 2021, anche nel nostro Paese, è stato introdotto il nuovo vaccino “ricombinante adiuvato” (appartengono a questa tipologia anche i vaccini contro l’epatite B e il Papillomavirus, e quello anti-Covid noto come Novavax).

«Il “ricombinante adiuvato” non contiene una versione indebolita dell’agente infettivo, ma una sua componente genetica, per la precisione una proteina virale prodotta in laboratorio, che il sistema immunitario riconosce come estranea e impara a combattere».

Un chiarimento: i vaccini a mRNA - come gli anti-Covid Pfizer e Moderna - sono ugualmente frutto dell’ingegneria genetica, ma funzionano in modo differente, ossia non veicolano direttamente la proteina-antigene ma un frammento della macromolecola RNA messaggero che porta alle cellule le istruzioni affinché sia l’organismo a sintetizzarla.


Il vaccino è sicuro ed efficace

Il vaccino ricombinante antiherpes Zoster ha ormai quasi completamente soppiantato quello vivo attenuato. «Ha un’efficacia superiore - secondo alcuni studi di oltre il 90 per cento - sia contro il Fuoco di Sant’Antonio sia nella prevenzione della nevralgia posterpetica. A oggi, si stima che il suo effetto difensivo persista per circa 10 anni - dopo i quali, al momento, il vaccino non può essere ripetuto - ma sono in corso studi che evidenzierebbero una protezione ancora più duratura», spiega Pregliasco. «Prevede due dosi di somministrazione a distanza di 2-6 mesi ed è possibile farlo insieme alla vaccinazione antiinfluenzale ».

Gratuito per tutte le persone che hanno superato i 65 anni e raccomandato agli over 50 (che hanno già sviluppato la malattia), può essere prescritto a partire dai 18 anni d’età in presenza di condizioni di particolare rischio, tra cui precedenti casi di herpes Zoster e recidive, diabete mellito, cardiopatie, asma bronchiale, immunodeficienza, insufficienza renale cronica.

«Il vaccino è molto sicuro, va evitato solo in gravidanza, durante l’allattamento e nel caso di ipersensibilità a una componente della formulazione», chiarisce il virologo. «Reazioni anafilattiche o allergiche importanti sono molto rare. Gli effetti collaterali più frequenti sono di lieve entità, e possono includere fastidio e gonfiore nel punto dell’iniezione, mal di testa, dolori muscolari e affaticamento».


Fuoco di Sant’Antonio, all'inizio è solo un formicolio

«Dopo la pandemia, i casi di Fuoco di Sant’Antonio sono aumentati», osserva il dottor Giovanni Chiarelli. «Potrebbero aver contribuito i vaccini contro il Covid, che hanno in qualche modo compromesso il sistema immunitario, ma anche il forte stress e la grande paura che abbiamo tutti provato in quel periodo, e che indeboliscono senz’altro le nostre difese naturali».

Se l’herpes Zoster si fa vivo, va contrastato subito e, quindi, riconosciuto al volo. Il primo campanello d’allarme è una sensazione di formicolio in corrispondenza dei gangli nervosi dove il virus si è insediato, seguita dall’eruzione a grappolo di piccole vescicole che tendono a espandersi su un lato del corpo e a procedere lungo il percorso longitudinale del nervo, formando a volte una “mezza cintura” di bollicine. Non solo su schiena e torace.

«L’herpes può comparire sul viso e interessare i gangli del nervo trigemino. Un’eventualità, questa, particolarmente insidiosa, che può arrivare a provocare lesioni ai nervi degli occhi, problemi a orecchie e cavo orale».

Prurito, bruciore e dolori anche violenti a livello della zona cutanea offesa, febbre, mal di testa, senso di spossatezza: i sintomi variano da caso a caso e, in genere, la fase acuta dura dalle due alle quattro settimane. A meno che non compaia la nevralgia posterpetica, complicanza importante, che colpisce il 30 per cento circa delle persone, specie gli anziani. «In questi casi, fastidio e dolore sono molto intensi e, soprattutto, continuano anche dopo la guarigione dell’eruzione cutanea, per mesi o addirittura per anni», spiega il dermatologo.


Intervieni subito, anche per evitare recidive

Seguire tempestivamente la terapia antivirale - possibilmente entro 72 ore dai primi sintomi - è fondamentale per “spegnere il fuoco” più in fretta e in modo ottimale, contribuendo a prevenire eventuali recidive (rare ma non impossibili).

«Io suggerisco di prendere tre compresse di valaciclovir al giorno, una ogni otto ore, per una settimana, e di associare una crema a base di aciclovir, da applicare sull’eruzione 4-5 volte al giorno per lo stesso periodo», dice il dottor Chiarelli. «Si può aggiungere un integratore di vitamine del gruppo B (in particolare, B1, B6 e B12), ad azione neuroprotettiva». Affrontare la nevralgia post-erpetica è più complesso. «Potrebbe essere necessario consultare un neurologo e assumere farmaci utilizzati per il trattamento del dolore cronico, come quelli che contengono pregabalin».


Fuoco di Sant'Antonio, regole di prevenzione

A differenza della varicella, che si trasmette per via aerea, il contagio del Fuoco di Sant’Antonio avviene per contatto diretto con le vescicole. È più frequente che ci si ammali “da soli”, quando il virus nascosto nel nostro tessuto nervoso si riattiva.

«Per evitarlo, bisogna tenere a bada lo stress, vivere all’insegna dell’equilibrio, mangiare in modo sano», dice il dermatologo Giovanni Chiarelli. «Tra i cibi più preziosi, la frutta di stagione, ricca di antiossidanti. Come integratore, segnalo l’echinacea angustifolia, che potenzia le difese contro le infezioni cutanee».


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