Herpes Zoster, le nuove cure per il Fuoco di Sant’Antonio

La “varicella dei grandi”, il Fuoco di Sant’Antonio, brucia la pelle ma può anche provocare un dolore che dura mesi e aumentare persino il rischio di infarto e ictus. Fare la nuova vaccinazione mette al riparo dal peggio



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Fa male come un’ustione. Ed è per questo che lo chiamiamo da sempre “Fuoco”, aggiungendo “di Sant’Antonio” perché anticamente si invocava l’eremita Antonio Abate per guarire dagli effetti della malattia. Si narra infatti che il santo avesse combattuto nel deserto contro gli strali infuocati lanciati dal demonio e pare che sapesse curare i bruciori dell’Herpes Zoster usando il grasso di maiale come unguento lenitivo.

Zoster in greco significa cintura: la lesione che provoca il virus era visualizzata come la cintura della corazza. A significare, sempre per gli antichi, che quando la malattia colpisce un nervo intercostale, la dolorosa striscia di vescicole brucianti che compare sul torace o sull’addome disegna un cerchio esteso.


I gravi effetti collaterali dell'Herpes Zoster

Ma il fuoco di questo virus, che viene da tempi lontani, fa ancora paura e vittime, per due motivi: è diffusissimo e può avere gravi effetti collaterali. Oltre il 90% delle persone sopra i cinquant’anni è infatti venuto in contatto con il virus, e un adulto su tre svilupperà la malattia.

Inoltre, secondo un recente sondaggio Ipsos – Glaxo- SmithKline, meno della metà degli interpellati è consapevole della serietà e potenzialità della malattia nel suo decorso post-acuto. Fra gli effetti più pesanti possibili la nevralgia post-erpetica, che può durare mesi e causare dolori lancinanti lungo il nervo colpito (questo virus si annida nelle strutture nervose), o i danni oculari anche gravi, ma c’è anche l’aumento delle malattie cardio e cerebrovascolari, oggi dimostrato da una recente analisi dell’Istituto di ricerca Health Search della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG). Si è scoperta infatti l’esistenza di un rapporto stretto fra questa infezione virale e un meccanismo infiammatorio a livello vascolare arterioso che, nei primi 6 anni dalla malattia, aumenta il rischio di danni cerebrali, come l’ictus, del 30%. Ma anche il rischio cardiovascolare risulta maggiore in questi pazienti.


Herpes Zoster: le persone più in pericolo

Sono i cosiddetti “fragili”, e cioè gli anziani immunodepressi e/o le persone, anche più giovani, sofferenti di malattie croniche come il diabete o le patologie respiratorie e oncologiche, che poi sono i candidati ideali alla vaccinazione. «I dati citati sulla diffusione e mancanza di prevenzione sono giusti e preoccupanti», spiega la professoressa Antonella Castagna, primario dell’Unità di Malattie Infettive dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.

«L’Herpes Zoster è la manifestazione clinica che accompagna la riattivazione del virus dopo che si è fatta la varicella da piccoli. Ma anche chi non l’ha avuta (può non dare sempre i classici sintomi visibili: c’è chi l’ha fatta e non lo sa) è comunque venuto molto spesso in contatto con il virus, tant’è che la percentuale di adulti con gli anticorpi contro lo Zoster è altissima, e pure queste persone, in un momento di fragilità dell’organismo o di particolare stress, o con un sistema immunitario indebolito (come succede avanti con l’età) possono incorrere nella malattia. Non sono al riparo da una ricaduta nemmeno coloro che hanno già avuto il Fuoco di Sant’Antonio, anzi: di solito è probabile un secondo episodio più o meno grave».


L'Herpes Zoster può “dormire” per decenni

Questo virus quindi, una volta entrato nell’organismo si annida nei gangli nervosi del midollo spinale o in quelli cerebrali, ed è questo che gli permette di vivere in silenzio dentro di noi anche per decenni per poi attaccare al momento giusto, approfittando di una nostra debolezza immunitaria. Il fatto che faccia base nel sistema nervoso lo rende particolarmente pericoloso e aggressivo.

«L’Herpes Zoster è un problema di salute sia nel momento in cui si esplicita, con queste lesioni cutanee piene di vescicole, sia dopo, perché può colpire non solo tronco e addome, ma anche il viso, gli occhi, il trigemino, l’apparato acustico e altre parti del corpo lasciando spesso un dolore importante e invalidante anche per alcune settimane, a volte mesi: è la tanto temuta nevralgia erpetica, che può impedire la vita normale», spiega la professoressa Castagna.


Herpes Zoster, che fare ai primi sintomi

Ma come agire appena si vedono le prime vescicole sulla pelle? «Si può utilizzare un antivirale orale per sette giorni sotto controllo dello specialista, anche perché non sempre queste lesioni cutanee compaiono e sono quindi visibili, ma può esserci solo un forte dolore localizzato nei punti che abbiamo visto», spiega l’esperta.

«Il cloruro di alluminio a livello locale può invece aiutare la guarigione cutanea: si tratta quindi di una malattia che è di competenza sia del dermatologo che dell’infettivologo. Il primo la intercetta spesso agli esordi e deve gestire la cicatrizzazione delle lesioni, il secondo è necessario soprattutto per le complicanze e nelle persone fragili. Non dimentichiamo però il neurologo, proprio per la gestione della nevralgia posterpetica».


Evita di contagiare altri

Occorre adottare delle misure anticontagio, dalla famiglia in poi. «Ma mentre la varicella si trasmette molto facilmente per via respiratoria, l’Herpes Zoster è presente solo nelle vescicole, e quindi bisognerebbe toccarle e poi portare le mani alla bocca», dice l’esperta.

«È un meccanismo più complicato quindi, e il contagio non è così facile, ma attenzione a usare per esempio gli stessi asciugamani o le lenzuola. La possibilità di trasmettere il virus dura finché sono presenti le vescicole».


Herpes Zoster, l'ultimo vaccino sicuro per tutti

Riproporre una nuova vaccinazione dopo la pandemia può essere recepito da alcuni come “troppo”, ma non è il caso di quella contro l’Herpes Zoster, perché “troppo” importante. «Si tratta di un vaccino ricombinante diretto contro la glicoproteina E del virus, che è un antigene dell’involucro di superficie», spiega la professoressa Castagna.

«Può essere iniettato anche ai pazienti immunodepressi perché, essendo prodotto con la tecnologia ricombinante, non abbiamo più la presenza del virus vivente attenuato, che in queste persone può dare dei problemi. Si tratta quindi di una somministrazione sicura che va fatta in due dosi a distanza di due mesi, e può essere eseguita anche in chi ha avuto già lo Zoster. Questo vaccino è efficace nel ridurre l’insorgenza della malattia, ma diminuisce anche la severità degli episodi di nevralgia post-erpetica. L’indicazione ufficiale è fare la vaccinazione dai 50 anni in poi, oppure nei pazienti con un fattore di rischio aggiuntivo, come una malattia cardiovascolare, il diabete, la BPCO o in chi ha avuto uno Zoster precedente molto grave». È raccomandata e gratuita.


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