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Dolori nel defecare: possibili cause e soluzioni

Se ogni “appuntamento” al bagno provoca fastidi o persino dolori non è sempre colpa della stipsi o delle emorroidi. Le cause sono molteplici e non facili da individuare. Ecco diagnosi e soluzioni

(credits: iStock)



Per molte persone andare in bagno può diventare un disagio, a volte un vero e proprio incubo. Frequentemente le cause di questi fastidi vengono erroneamente attribuite alla stipsi o alle emorroidi.

«Molte persone vivono una condizione che noi descriviamo come tenesmo: è il bisogno della toilette più frequente del normale, accompagnato dall’impulso di spingere senza risultato, con spasmi a livello del retto», spiega il professor Silvio Danese, ordinario di gastroenterologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele. «A furia di sforzarsi, il fastidio nel tempo tende a cronicizzarsi, fino a sentire dolore».

«Ci sono persone che devono stare sedute sul wc per decine di minuti, tentando con difficoltà e frequente insuccesso ad andare di corpo», sottolinea Andrea Rusconi, chirurgo colorettale e proctologo presso Humanitas San Pio X di Milano. «Si parla in questi casi anche di costipazione, e di tutto un insieme di disturbi dell'evacuazione, che risulta insoddisfacente e alterata».


Dalla dieta sbagliata ai taglietti

Parlando di cause nascoste del tenesmo e altre problematiche da toilette occorre partire innanzitutto da una verifica della propria alimentazione.

«Quando mangiamo troppe proteine per dimagrire in fretta o beviamo solo quando abbiamo sete (il che vuol dire troppo poco e troppo tardi), oppure non introduciamo un apporto di fibre adeguato nei nostri pasti, le feci si induriscono molto e, arrivate nel retto, possono provocare problemi di evacuazione», spiega il professor Danese. «Quindi, in questi casi, migliorare la propria dieta potrà portare in pochi mesi a risultati sorprendenti e, durante il percorso, sarà utile bere più acqua ed eventualmente introdurre della fibra solubile come l’inulina».

Ammorbidire le feci è una strategia vincente anche in un altro caso: le ragadi anali. «Sono micro-taglietti che si formano nello sfintere e sono dovuti a ipertono locale», dice Danese. «In questo caso l’obiettivo è far rilassare la zona con una terapia a base, per esempio, di calcioantagonisti».


Colpa dello stress e… dei figli

L'ansia può mandare in tilt le nostre funzioni fisiologiche giornaliere? Essendo una delle maggiori componenti del colon irritabile la risposta è sì.

«Tendiamo ad associare questa sindrome a mal di pancia e coliti, ma l’alternarsi tipico di periodi di stipsi a quelli con diarrea ha un potenziale irritante notevole per il retto», commenta Danese. «Qui il problema è complesso, perché se è vero che possiamo intervenire sull’urgenza dei sintomi rettali gestendoli anche con farmaci e pomate a uso locale, se non affrontiamo la sindrome nel suo insieme i fastidi si ripresenteranno. Ciò vuol dire cura dell’intestino come organo complesso che interagisce con un universo di germi, partendo da una revisione dell’alimentazione, integrando con batteri buoni e cercando di allentare lo stress».

Meno problematica come cura ma più difficile da diagnosticare da soli è quel prurito laggiù che ci sveglia di notte, portandoci poi in bagno. «In questi casi si percepiscono dei pizzicotti che interrompono il sonno: ci alziamo e sentiamo irritazione nella zona perianale, ma poi tutto sembra passare fino alla notte dopo», dice Danese. «La prima domanda è: abbiamo figli in età scolastica? Allora è probabile che siano dei vermi intestinali, gli ossiuri, ma possiamo liberarcene con un antiparassitario».


Attenzione alla febbre

L’altra famiglia poco conosciuta di questi disturbi in zona perianale è quella degli ascessi anorettali e delle fistole.

«Piccoli traumi (magari da grattamento) e lesioni rettali possono infettarsi, creando ascessi che provocano dolore associato o meno a febbre», spiega Danese. «Anche le fistole, piccoli “tunnel" che mettono in comunicazione l'ano con l’esterno, si possono formare per un ascesso. In questi due casi si usano gli antibiotici, ma se il problema non si risolve o si ripresenta, occorre la chirurgia»


I danni dei lassativi

Questi prodotti, se prescritti dallo specialista, possono essere di aiuto. Il problema è che spesso vengono utilizzati come metodo per andare in bagno senza tante attese e sforzi, una sorta di lubrificante anti-stipsi.

«Questo uso (e abuso) per periodi prolungati può peggiorare la funzionalità intestinale, rendendoci dipendenti dal lassativo stesso, e può Medicina pratica creare danni locali, come la dolorosa ulcera del retto», sottolinea Danese. «In questi casi la diagnosi viene fatta con una rettoscopia (è come una colonscopia, solo che non ispeziona tutto l’intestino ma la prima parte) a cui segue una cura a base di antinfiammatori, corticosteroidi topici e altri farmaci cicatrizzanti».


Il ruolo del pavimento pelvico

Il pavimento pelvico un vero e proprio organo. Nelle donne, dopo la menopausa, può perdere di tonicità, in parte perché provato da gravidanze precedenti (parti difficoltosi o impegnativi come quelli gemellari), in parte per indebolimento fisiologico dei tessuti, anche per l’alterazione dell’assetto ormonale.

«Il prolasso è un cedimento dei tessuti che coinvolge il sistema evacuativo e, spesso, genitourinario, con sintomi tipo senso di peso nella zona perineale, difficoltà ad andare di corpo, alterazioni della minzione. In questi casi spesso può essere utile la fisioterapia per il pavimento pelvico ma, nei casi più gravi, si ricorre necessariamente alla chirurgia», conclude il dottor Rusconi.


Quando è legato a una malattia sessuale

«Le malattia sessualmente trasmissibili (MTS) quali gonorrea, herpes, clamidia, citomegalovirus e hpv possono provocare una sintomatologia fastidiosa che si riverbera sulla normale funzionalità della zona rettale», spiega Rusconi.

«Anche patologie come vaginiti e prostatiti possono causare dolore e, di conseguenza, un ipertono della muscolatura pelvica, che risponde con una contrazione riflessa causando problemi all’evacuazione». Curata l’MTS, il problema cesserà.


Fisioterapia a casa: ora la fa il minirobot

«In ogni caso di problema di tenuta del pavimento pelvico occorre una visita specialistica multidisciplinare, e spesso una riabilitazione fisioterapica mirata è il primo passo terapeutico», dice il dottor Rusconi. Quest’ultima prevede anche delle attività da fare a casa: sono i famosi esercizi di Kegel. Oggi c’è una novità: il minirobot che fa effettuare una ginnastica passiva e ti dà pure un report sul miglioramento dei muscoli della zona. Questo “allenatore personale” si chiama Kegelsmart e, inserito in vagina, è in grado di registrare il tono del pavimento pelvico e scegliere il livello degli esercizi, con un programma semplice, guidato dalle vibrazioni. 5 minuti al giorno danno risultati in 12 settimane (lo trovi anche su Amazon).


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