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Dolicocolon e stipsi: che cosa fare se si ha l’intestino troppo lungo

Il colon più lungo del normale può aprire la strada a una stipsi cronica ostinata. È importante curare la dieta

credits: istock



Nella Grecia antica, il dolico (dólichos) era una corsa lunga che consisteva nel percorrere avanti e indietro lo stadio per una distanza pari a 24 volte, circa 4,6 chilometri, ricordando le faticose imprese dei messaggeri di guerra. «A quella gara si ispira l’etimologia di dolicocolon, un termine medico che indica un’anomala lunghezza del colon, talvolta associata a stipsi ostinata, senso di gonfiore, crampi e altri disagi addominali», spiega il dottor Nicola D’Imperio, gastroenterologo presso l’Ospedale Santa Maria di Bari.


Che cos’è il dolicocolon

In condizioni di normalità, il colon è lungo circa un metro e mezzo ed è contenuto all’interno della cavità addominale. «Quando aumenta la sua lunghezza, le anse diventano più strette e si formano diverse “curve” per permettere al tratto in più di restare contenuto nello spazio a disposizione», descrive l’esperto. Questa eccessiva lunghezza è generalmente congenita, ovvero presente fin dalla nascita: «Talvolta, anche se raramente, può essere associata al dolicomegacolon, una condizione patologica caratterizzata da un colon insolitamente lungo, ma anche largo», evidenzia l’esperto.


Quali sono i sintomi del dolicocolon

Nella maggior parte dei casi, l'intetino lungo o dolicocolon è asintomatico e viene riscontrato casualmente durante qualche accertamento radiologico o endoscopico. Altre volte, invece, si associa a una stitichezza cronica ostinata: «Il contenuto intestinale staziona più a lungo nel colon, perché deve fare più strada. Siccome l’ultimo tratto di intestino ha il compito di assorbire acqua ed elettroliti, quel contenuto si disidrata eccessivamente durante la sua maggiore permanenza, per cui le feci diventano dure», descrive il dottor D’Imperio.

«Da qui deriva la stipsi, che talvolta si associa a sintomi secondari, come gonfiore, senso di distensione o dolore addominale». Si possono anche formare dei fecalomi, cioè ammassi di feci molto secche e compresse, che si accumulano nell’ampolla rettale (l’ultimo tratto del retto) e difficilmente vengono evacuati spontaneamente, ma richiedono la frantumazione manuale, effettuata delicatamente dal medico o da personale infermieristico specializzato. Nei casi più gravi, il dolicocolon può anche predisporre a una torsione anomala, detta volvolo, di questo tratto di intestino su se stesso: a quel punto, i vasi sanguigni possono “strozzarsi” con grave rischio di infarto intestinale.


Come si fa la diagnosi di dolicocolon

Un dolicocolon dovrebbe essere sospettato se l’anamnesi raccolta dal medico rivela frequenti episodi di stitichezza, dolore addominale, distensione e defecazione difficoltosa, soprattutto quando i sintomi sono stati presenti sin dall’infanzia. Anche un esame obiettivo può accendere un campanello d’allarme, in particolare se vengono individuati un addome gonfio e la presenza di fecalomi all’esplorazione digito-rettale.

«A quel punto, per arrivare a una diagnosi certa, si possono prescrivere dei test strumentali, come la colonscopia, che può risultare fastidiosa in chi presenta un dolicocolon a causa della maggiore tortuosità del tratto da esplorare», tiene a precisare il dottor D’Imperio. «Ecco perché l’endoscopista deve avere una buona manualità, facendo avanzare la sonda con una serie di manovre di avanti e indietro, sia per non arrecare disagio al paziente sia per evitare possibili complicanze, come la perforazione intestinale». In alternativa ci si può avvalere della colon-TAC con mezzo di contrasto, un’indagine radiologica che – seppure sia meno accurata della colonscopia tradizionale – può visualizzare la conformazione del colon e rilevarne una lunghezza atipica.


Come si tratta il dolicocolon

L’unico trattamento per il dolicocolon consiste nella correzione della sua conseguenza principale, ovvero la stipsi. «Questo si traduce innanzitutto in una dieta ricca di frutta, verdura e cereali integrali, abbinata a un’abbondante idratazione, pari almeno a 1,5-2 litri di acqua al giorno», riferisce il dottor D’Imperio. «Qualora non sia sufficiente, si può ricorrere ai lassativi isosmotici che, rispetto alle formulazioni tradizionali, non danno assuefazione e non irritano l’intestino». Attenzione alle fake news: talvolta, sul web, ci si può imbattere nell’indicazione a un intervento chirurgico di resezione che ripristina la normale anatomia dell’intestino crasso: «Si tratta di un’operazione particolarmente delicata e complessa, non priva di rischi, che difficilmente viene consigliata», dice l’esperto.


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