Dislessia, le buone pratiche per un posto di lavoro “dyslexia friendly”

Dal colloquio iniziale agli orari alla postazione, ecco le buone pratiche per un posto di lavoro da bollino “dyslexia friendly”



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Secondo il sondaggio lanciato nel 2017 su Facebook “Dislessia? Io ti conosco” il 40% dei dislessici si sente discriminato sul posto di lavoro. Ma oggi è possibile far riconoscere i propri diritti in ambito professionale, richiedendo le facilities previste dalla legge 25/2022 che riguarda il mondo del lavoro

Ecco le buone pratiche per un posto di lavoro da bollino “dyslexia friendly”, un riconoscimento dell’Associazione italiana dislessia che certifica lo svolgimento di un percorso mirato ad aumentare la consapevolezza aziendale sui disturbi dell’apprendimento, al fine di rendere più accessibili e fruibili le attività lavorative alle persone con DSA.


Il colloquio iniziale

Il datore di lavoro contatta preventivamente il candidato per valutare la necessità di accomodamenti e strumenti compensativi. Prima di iniziare il colloquio, concede al candidato un po’ di tempo per adattarsi e creare un clima sereno, ricordando che non occorre dare una risposta immediata e che si può ripetere la domanda.


Gli orari

Si garantisce la flessibilità negli orari di servizio e un certo numero di pause durante la giornata. Si permette, inoltre, una pianificazione personalizzata e flessibile delle attività da svolgere, evitando di fare richieste urgenti.


La postazione

Chi è dislessico dovrebbe avere un ambiente di lavoro tranquillo, evitando gli open-space. E disporre di strumenti compensativi come software per dettare i testi, lettore vocale e anche il correttore ortografico.


Le riunioni

Si evitano le riunioni non programmate e si forniscono in anticipo tutti i documenti prima del meeting, esplicitando obiettivi, ordine del giorno, partecipanti e ruoli. Inoltre, si consente l’uso di un registratore audio.


Il report

Si stabiliscono scadenze adeguate per la stesura di una relazione, dando del tempo extra se necessario e fornendo esempi. Il datore di lavoro si impegna a “fare squadra” individuando un collega disponibile ad assistere il dislessico nei suoi compiti scritti.


Se frequenti l'università

L’Associazione italiana dislessia ha lanciato una petizione su change.org per chiedere una legge ad hoc per gli studenti che frequentano l’università. L’obiettivo è garantire ai giovani il pieno riconoscimento di strumenti e misure compensative nel percorso accademico (a oggi è ancora a discrezione dei singoli docenti), così come avviene nelle scuole primarie e secondarie. Si chiede inoltre di garantire in ogni regione la presenza di almeno un centro pubblico per la certificazione diagnostica degli adulti, senza la quale gli studenti universitari (ma anche i candidati ai concorsi pubblici e i lavoratori delle aziende private) resterebbero privi di diritti.

luglio 2023


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