Come stai invecchiando? Te lo dice la longevity medicine

Il tempo passa, è inevitabile. Ma la scienza ci aiuta a fare il punto sul nostro stato di salute e ci offre soluzioni e tecniche sempre più raffinate per prolungare al meglio il benessere generale



di Roberta Sarugia


Da Dorian Gray, disposto a stringere un patto col diavolo pur di restare ragazzo per sempre (mentre il suo ritratto avvizzisce in soffitta), alla celeb sul viale del tramonto Elisabeth Sparkle/Demi Moore che, nel film The Substance, cede al richiamo di un inquietante elisir venduto al mercato nero e finisce per ritrovarsi alle prese col proprio alter ego, perfetto e pericoloso. Schermi e libri sono pieni di storie che raccontano il desiderio di fermare le lancette dell’orologio, tanto comune quanto a rischio di scivolare nell’ossessione.

La morale è un invito a mantenere uno sguardo lucido sugli anni che passano, senza lasciarsi travolgere né dall’ansia né dalla rassegnazione. Consapevoli che, se tornare indietro nel tempo è fantascienza (e abbandonarsi al destino è peccato), imparare a rallentare i processi di invecchiamento è invece scienza. I passi avanti fatti in questa direzione sono costanti, le scoperte promettenti.

«Grazie ai progressi della medicina e al miglioramento della qualità della vita, nel corso dell’ultimo secolo la longevità umana è aumentata drasticamente», spiega Ascanio Polimeni, specialista in psiconeuroimmunologia, tra i pionieri della “longevity medicine” nel mondo. «Adesso conosciamo in modo approfondito i meccanismi che regolano l’invecchiamento e siamo quindi in grado di mettere a punto interventi sempre più efficaci per proteggere l’organismo, stimolare la rigenerazione cellulare e restare in salute il più a lungo possibile».


Dottor Polimeni, come capire se stiamo invecchiando bene o precocemente e male?

«Al di là della comparsa di qualche ruga e dei capelli bianchi e, ovviamente, dell’eventualità che insorgano malattie degenerative, il primo campanello d’allarme è il calo del focus mentale, della concentrazione e dell’energia. Bisogna tener conto che, accanto all’età anagrafica, avanza l’età biologica che non coincide necessariamente con ciò che è scritto sulla carta di identità.

È possibile misurarla con una certa precisione attraverso una serie di indagini che integrano i classici esami ematochimici, come il dosaggio di colesterolo, trigliceridi, APCR e omocisteina, e con test più specifici. Spinta da importanti investimenti esteri (si parla, giusto per fare due nomi, di Elon Musk e Jeff Bezos), la ricerca procede spedita. Oggi esistono diversi test, più o meno costosi e sofisticati, che includono anche l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale e di formule algoritmiche, con l’obiettivo di fotografare il grado e la velocità dell’invecchiamento di tutto l’organismo e dei singoli organi.

Tra questi esami “speciali”, uno dei più semplici e abbordabili (costa circa 100 euro) è il dosaggio del klotho, sostanza-chiave della longevità».


Di cosa si tratta esattamente?

«Il klotho è una proteina presente nel nostro organismo in abbondanza quando siamo giovani, il cui livello diminuisce progressivamente con il passare degli anni. Quando scarseggia, l’invecchiamento si manifesta a 360 gradi, dalla pelle alla densità ossea, e assistiamo più facilmente all’insorgere di malattie che hanno l’età come fattore di rischio, dalle patologie cardiovascolari alla demenza. Non è ancora possibile somministrare il klotho, che, però, è molto sensibile alla qualità del nostro stile di vita.

Migliorarlo rimane il segreto numero uno per vivere più a lungo e in salute, come ci insegnano i centenari. Mangiare senza esagerare e bene, limitando fino a eliminare alcolici, prodotti raffinati e industriali, praticare attività fisica aerobica con regolarità, dormire 7-9 ore a notte, non fumare, vivere in un ambiente sano e possibilmente sereno, magari anche dedicarsi a una tecnica meditativa e, come suggerisce una recente ricerca, ascoltare molta musica: la chiave per ottimizzare l’età biologica resta radicata nei gesti dettati dal buonsenso e comporta anche piccole dosi di stress “positivo”, naturalmente presente, ad esempio, in una vita stimolante dal punto di vista sociale.

Il segnale di allarme percepito dall’organismo favorisce la produzione di energia, attiva meccanismi antinfiammatori e antiossidanti, e potenzia la resistenza in caso di stress veri e propri».


Esistono fasi della vita particolarmente delicate?

«La traiettoria dell’invecchiamento non è lineare. Sono stati identificati tre momenti critici in cui per tutti, uomini e donne, il processo di invecchiamento tende a subire un’accelerazione: capita intorno a 34 anni, 60 e 78».


A 34 anni bisogna quindi alzare il livello di guardia?

«Il processo di invecchiamento, in realtà, comincia nel grembo materno, tanto che, come hanno evidenziato alcuni studi, i bambini di una mamma fumatrice avranno, da ragazzi, un’età biologica superiore alla media.

Questo dimostra, una volta ancora, l’importanza di adottare uno stile di vita di qualità fin dall’infanzia o, comunque, di “correggere il tiro” il prima possibile. Accortezza quanto mai necessaria nel caso in cui in famiglia ci siano predisposizioni verso patologie correlate all’invecchiamento, come l’Alzheimer».


Quanto contano i geni?

«L’invecchiamento è il risultato dell’interazione tra i geni e il cosiddetto esposoma, l’insieme dei fattori ambientali esterni e interni a cui ogni individuo è esposto, che includono abitudini di vita, inquinamento, eventuali terapie farmacologiche, equilibrio del microbiota intestinale (i microrganismi che popolano il nostro apparato digerente), e così via.

Il corredo genetico incide di circa il 30%, trasmettendo, tra gli altri aspetti, la predisposizione a sviluppare certi disturbi che, però, non è detto si manifestino. Il restante 70% è legato all’interazione tra i geni e l’esposoma, che è l’oggetto di studio dell’epigenetica.

L’enorme importanza di questa scienza - e di nuovo, di uno stile di vita sano - è stata dimostrata più volte. Per esempio, andando a valutare il grado di invecchiamento di due gemelli monovulari, quindi dal Dna identico, cresciuti in ambienti molto diversi, l’uno all’insegna dell’equilibrio e l’altro degli eccessi: il primo potrebbe vantare un’età biologica di 30 anni, il secondo addirittura di 60».


Quali sono le nuove molecole antiaging?

«Nel futuro saremo in grado di proporre cocktail di farmaci personalizzati, messi a punto dopo aver valutato con precisione l’età biologica complessiva e dei singoli organi. Oggi, tra le molecole più promettenti e studiate, ad azione potenzialmente geroprotettiva, spiccano quelle anti-diabete, tra cui gli inibitori dell’assorbimento del glucosio, la semaglutide e la metformina.

Controllano i picchi glicemici, che causano un deciso innalzamento dello stress ossidativo e dei processi infiammatori e che tutti, non solo i diabetici, dovrebbero evitare, riducendo il più possibile il consumo di zucchero. Ma non solo: queste molecole hanno anche altri effetti antiaging, ad esempio migliorano il microbiota e stimolano i processi di pulizia cellulare. Ovviamente vanno assunti soltanto sotto stretto controllo medico».


Cosa ci riserva il futuro della longevity medicine?

«Alcune ricerche si stanno concentrando sulla possibilità di produrre in laboratorio cellule staminali pluripotenti a partire non da tessuti embrionali, ma da quelli dello stesso paziente. Queste potrebbero essere poi usate per sostituire le sue cellule malate. Avanza, poi, lo studio delle terapie genetiche: con l'obiettivo di prevenire e curare malattie degenerative, nel futuro si potranno rimpiazzare geni mancanti, difettosi o alterati con geni funzionanti.

Tra gli altri studi promettenti, ci sono, infine, quelli che hanno come protagonisti i peptidi che circolano in abbondanza nel sangue dei giovani (dal klotho al GDF-11), con la possibilità di ricorrere anche a trasfusioni mirate, e le ricerche sul trapianto fecale del microbiota (l'insieme di cellule che vivono a migliaia nel nostro intestino, svolgendo un ruolo chiave nel regolare la salute), da un soggetto giovane e sano a uno più anziano. Gli effetti positivi riguarderebbero, a cascata, l'intero organismo, dal cervello al sistema immunitario».


Più equilibrio in menopausa

Come rivela la Società Italiana Menopausa, 20 donne su cento soffrono di sintomi pesanti, dagli sbalzi d’umore alle vampate, quando entrano nel climaterio. Ma anche per le più fortunate la menopausa rappresenta una condizione delicata, che accelera il processo d’invecchiamento.

«Mantenere e ristabilire l’equilibrio ormonale ha effetti potenzialmente geroprotettivi», spiega il dottor Ascanio Polimeni. «La terapia ormonale sostitutiva con ormoni bioidentici, chimicamente uguali a quelli prodotti dalle ovaie ma di derivazione vegetale, può essere d’aiuto. In forte ascesa, l’utilizzo della coppia estradiolo più progesterone (che svolgono, tra le altre, un’azione protettiva a livello cerebrale e cardiovascolare, rilassante e analgesica), anche con l’aggiunta di testosterone, in grado di contrastare depressione, problemi alla memoria, alla sfera sessuale e alla massa ossea e muscolare».


Invecchiamento: quando servono gli integratori

Da usare con accortezza, ricordando che non sono caramelle: la regola base per un corretto utilizzo degli integratori è sempre la stessa. «Anche in un’ottica antiaging, l’ideale sarebbe fare degli esami per scovare l’eventuale carenza da correggere e scegliere, poi, la soluzione più adatta», suggerisce il dottor Ascanio Polimeni.

«Detto questo, accanto a quelli che contengono le classiche vitamine D, C, E e B, hanno un interessante potenziale geroprotettivo gli integratori con sostanze come la urolitina (derivata dal melograno), la spermidina, il glyNAC, la taurina, la fisetina (di cui sono ricche le fragole), la quercetina (antiossidante presente soprattutto in cipolle rosse e capperi) e l’ozono liposomiale».


Fai la tua domanda ai nostri esperti

Leggi anche

Il workout anti-invecchiamento per vivere bene e a lungo - Video

Come allenare il cervello per prevenire l'invecchiamento mentale

Invecchiamento pelle del viso, i nuovi trattamenti e cosmetici no-age