Colonscopia con l’intelligenza artificiale: come funziona

La colonscopia diventa intelligente. La “mente” del computer ora collabora con lo specialista. Garantendo esami ancora più accurati ed esiti rapidissimi. Ce ne parla un grande esperto



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L’ultima novità nella diagnostica per immagini riguarda uno degli esami più importanti per la nostra salute, la colonscopia. È lo strumento fondamentale per scoprire il secondo tumore più diffuso nella popolazione, il tumore del colon-retto (ha colpito il 12,3% degli italiani nel 2022, secondo l’Associazione italiana registri tumori), e da oggi viene affiancato nella diagnosi dalla I.A., l’intelligenza artificiale di un computer speciale.

«È una grande novità e un notevole passo avanti per la sicurezza e completezza della diagnosi», commenta Marco Dal Fante, responsabile del Servizio di endoscopia e gastroenterologia di Humanitas San Pio X a Milano. «E sono già allo studio sistemi di I.A. anche per la gastroscopia».


La state già usando?

Sì, siamo tra i primi ospedali di Milano a utilizzarla: ce ne sono già altri tre operativi in Lombardia e il suo uso è destinato ad allargarsi proprio per i vantaggi che dà.


Che cosa fa la I.A?

Io lo definisco un consulente superintelligente del medico endoscopista. Si tratta di un apparecchio che si interfaccia all’endoscopio, al monitor, al videoprocessore e a tutte le attrezzature che producono un’immagine del colon. Questa fotografia dell’intestino veniva prima interpretata solo dal medico, ora si utilizza anche l’intelligenza artificiale per identificare e caratterizzare i polipi, cioè quelle escrescenze anomale che si possono formare sulla mucosa del colon.

Il software di questo super computer ha archiviate nella sua memoria migliaia di immagini di polipi che costituiscono un enorme catalogo iconografico di lesioni, e che è stato costruito negli anni da alcuni Centri di ricerca nel mondo. Quindi l’I.A. analizza ogni fotogramma che compone il filmato di una colonscopia e, grazie alla sua capacità di apprendimento dati (deep learning), usa un segnale luminoso e acustico per avvertire l’operatore quando individua qualcosa meritevole di attenzione. In pratica evidenzia con un rettangolo verde fluorescente la parte da guardare bene.


E quando suona l’“allarme”?

La telecamera ingrandisce la lesione (I.A. riesce a vedere polipi più piccoli di 1 mm) e il medico si concentra sull’analisi di quella parte.


La nuova procedura risulta più lunga?

No. Una colonscopia di questo tipo, se non occorre asportare un polipo, dura al massimo 18 minuti. Il colon però deve essere pulito bene e questo è possibile grazie alle nuove purghe e al fatto che se assumiamo l’ultima dose “pulitrice” vicino all’esame, questo sarà più accurato.


Sembra essere un esame a prova d’errore...

Un medico esperto riesce a vedere le lesioni nell’intestino anche senza l’aiuto del computer, ma è chiaro che la prima colonscopia del mattino non è uguale all’ultima della giornata: esiste una “fatica” dell’operatore che va tenuta in considerazione dopo numerose ore di lavoro, e che può far sfuggire qualcosa, evenienza che, per quanto rara, grazie alla I.A. può essere evitata. Lo scopo di questo sistema intelligente è di non perdere di vista nulla.


Ma il computer può sbagliare qualche volta?

È tarato per “eccedere” eventualmente nel segnalare falsi positivi, cioè lesioni che poi, a un ulteriore analisi medica, non risultano esserci. Ciò proprio per annullare i cosiddetti falsi negativi, ovvero i tumori che sfuggono. Il triangolino verde infatti illumina persino eventuali residui vegetali nel colon, ma va bene che segnali di più, non di meno. Inoltre, la luce blu dei led utilizzati oggi per illuminare la parte indagata lo fa in modo molto più efficace e dettagliato della vecchia luce bianca. Il potere di risoluzione è molto elevato e selettivo sulla lesione.


E una volta individuato il polipo?

Il computer ci dice se, secondo i suoi dati, si tratta di un polipo iperplastico, e quindi benigno, oppure neoplastico, cioè pre-canceroso e a rischio di diventare un tumore. La differenza di tipizzazione è importante non solo per l’ovvio motivo della pericolosità della lesione (le linee guida prevedono che i polipi si asportino sempre per precauzione, indipendentemente dalla loro natura), ma perché nel primo caso si sacrificherà meno mucosa sana del colon, eliminando l’intruso. Seguirà poi l’esame istologico.


Che cosa ci riserva il futuro grazie alla I.A.?

Cambieranno le linee guida a vantaggio anche del SSN perché, come succede già in certi Paesi, i polipi non a rischio di diventare tumori potrebbero essere asportati in sicurezza senza poi sottoporli all’esame istologico, con un grande risparmio non solo di denaro per il SSN, ma anche di tempo. Inoltre, l’accuratezza dell’esame potrebbe ulteriormente dilatare i tempi di un secondo controllo lasciando spazio a nuove colonscopie.

Ricordiamo che la pandemia ha prodotto un ritardo di circa un anno e mezzo in questi esami di screening e che dobbiamo recuperare, altrimenti le analisi statistiche ci dicono che nei prossimi 25 anni il tumore del colon-retto aumenterà. L’uso dell’I.A. potrà aiutarci anche in questa direzione.



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