Puntuale come un orologio svizzero? Magari il ciclo mestruale rispettasse sempre il timing di 28 giorni. Per il 40% delle donne (soprattutto ragazze sotto i 25 anni e over 40 prossime alla menopausa) il ciclo non rispetta il calendario. Spesso è irregolare, presentandosi in largo anticipo o inspiegabile ritardo instillando il dubbio di essere incinta, mentre altre volte il flusso è scarso, abbondante o doloroso.
Così “quei giorni” diventano uno scomodo compagno di viaggio e vengono vissuti persino come un limite a praticare sport. Ma rimettere in carreggiata il ciclo ballerino è possibile. Qui trovi le cause e le soluzioni ai disturbi più diffusi. E se anche tu hai delle irregolarità rivolgiti a una brava ginecologa, per avere la cura su misura per te.
Il ciclo mestruale è in anticipo: perché e cosa fare
Polimenorrea è il termine che indica mestruazioni ravvicinate, quando compaiono ogni 23 o 24 giorni al posto dei canonici 28. Così, nell’arco di un anno, si registra un numero maggiore di cicli, che si presentano con una frequenza insolita.
«Tra le cause, figurano patologie come l’endometriosi (la proliferazione del tessuto che riveste la cavità uterina in altre sedi dove normalmente è assente come utero, tube, ovaie, peritoneo e tasca del Doglas, situata tra il retto e la parte posteriore dell’utero) o i polipi della cervice uterina o dell’endometrio. Per questo è importante fare gli accertamenti tra cui, in prima battuta, un’ecografia transvaginale a fine ciclo per visualizzare vagina, utero e ovaie», spiega la dottoressa Fiammetta Trallo, specialista in ostetricia e ginecologia a Bologna.
Se non si riscontrano patologie organiche, si indaga sul fronte “squilibri ormonali” che possono essere legati a patologie endocrine, come l’ipotiroidismo. Anche lo stress provoca alterazioni dell’asse ipotalamo-ipofisi-ovaie, il direttore d’orchestra dei cicli mestruali in quanto sono proprio questi tre gli attori in gioco. Se nel flusso di segnali ormonali che vengono inviati dall’ipotalamo (un’area del cervello) all’ipofisi (una ghiandola cerebrale) e da quest’ultima alle ovaie qualcosa va storto, si possono avere dei cicli ravvicinati, espressione lampante degli ormoni in disordine.
Spesso, l’alterata comunicazione tra ipotalamo, ipofisi e ovaie porta al “fallimento ovarico”, cioè alla mancanza di ovulazione (cicli anovulatori) con inadeguato rilascio di progesterone. Una condizione che riguarda sia le ragazze giovani (14-17 anni) alle prese con le prime mestruazioni, sia le donne alle soglie della menopausa. In altri casi, l’ovulazione si verifica ma si ha comunque un’insufficienza della “fase luteinica” che va dall’ovulazione, intorno al 14° giorno del ciclo, fino all’arrivo delle mestruazioni. Se questa fase è sotto tono, il corpo luteo formatosi in seguito allo scoppio di un follicolo ovarico non riesce a produrre sufficienti dosi di progesterone. Così l’endometrio, non più sostenuto da adeguati livelli di ormoni, si sfalda prima del tempo.
«Se il problema si cronicizza, si interviene con terapie ormonali su misura, come la pillola contraccettiva che imprime agli ormoni la giusta sequenza o, in alcuni casi, la somministrazione di solo progesterone per controbilanciare gli estrogeni, quasi sempre in eccesso nella polimenorrea», prosegue la dottoressa Trallo. «Anche la medicina naturale offre un valido aiuto per chi non ama gli ormoni di sintesi. Io, per esempio, prescrivo dei fitoestratti ad azione similprogestinica, che compensano l’insufficiente sintesi di progesterone da parte delle ovaie. I più validati dalla ricerca scientifica? L’Agnocasto, la Damiana e la Dioscorea Villosa».
Se il ciclo ritarda o salta: cause e soluzioni
Altra fonte di stress è il ciclo che, in beffa alla normale ritmicità, si presenta in ritardo, dopo 35 o anche 40 giorni dalle ultime mestruazioni (in questo caso si parla di oligomenorrea). «Anche per la frequenza inferiore alla norma occorre capire le cause», puntualizza Fiammetta Trallo.
«Molte ragazze pensano che sia una loro caratteristica costituzionale e non affrontano il problema. "A me vengono sempre in ritardo", confidano alle amiche. Senza pensare che non è normale avere cicli così distanziati o che addirittura saltano. Le cause? Brusche variazioni di peso o diete troppo restrittive, periodi di stress e ansia che mandano in tilt l’asse ipotalamo-ipofisi-ovaie, terapie croniche con cortisone, antidepressivi o antiepilettici o veri e propri disturbi del comportamento alimentare come l’anoressia e la bulimia».
Se non si tratta di un ritardo occasionale, dovuto per esempio a un viaggio stancante, occorre prescrivere degli esami diagnostici. I quali rivelano spesso una carenza di ferro, tipica di chi segue una dieta vegana (oltre ai cicli distanziati, la mancanza di ferro può dare ipomenorrea, cioè un flusso mestruale molto scarso), oppure la PCOS, la sindrome dell’ovaio policistico. Ovvero ovaie costellate da tante microcisti che ritardano o impediscono l’ovulazione.
«Secondo dati del 2024 dell’American College of Obstreticians il 70% delle donne affette da ovaio policistico riferisce di avere cicli meno frequenti dello standard di 28 giorni», fa rilevare la dottoressa Trallo. «In questo caso, infatti, le ovaie producono bassi livelli di estrogeni e di progesterone, e alti livelli di androgeni, gli ormoni maschili responsabili di anovulazione, cicli irregolari, acne e peluria in eccesso.
La terapia? Poiché la PCOS è spesso associata a obesità, sovrappeso e, di conseguenza, iperglicemia e resistenza insulinica, il primo passo è perdere i chili di troppo. Poi, si possono prescrivere pillole contraccettive con progestinici ad azione antiandrogenica (drospirenone, dienogest). Utili sono anche degli integratori che contribuiscono ad abbassare la glicemia e a migliorare la sensibilità all’insulina, tra i quali il mio-inositolo e l’acido alfa-lipoico. Assunti per almeno un anno, insieme alla dieta normalizzano glicemia e insulina, provocando un benefico reset ormonale. Così le ovaie funzionano meglio, si abbassano gli androgeni e si riequilibrano estrogeni e progesterone».
Mestruazioni abbondanti (e dolorose): perché e soluzioni
Molte donne hanno un flusso mestruale abbondante e/o doloroso e soffrono in silenzio di metrorragia o dismenorrea. Come capire se le perdite ematiche sono copiose? La risposta è semplice: scartare più di 5 assorbenti al giorno, notte esclusa, è un segnale che deve indurre a prendere appuntamento con la ginecologa. Anche perché la metrorragia (flusso eccessivo) causa una profonda stanchezza, dovuta alla perdita di ferro che avviene con il ciclo e che determina anemia sideropenica.
Le cause di flusso abbondante e doloroso sono diverse: dagli squilibri ormonali (per esempio l’iperestrogenismo, un eccesso di estrogeni), rilevabili con un dosaggio sul sangue, alla presenza di fibromi e di polipi fino all’endometriosi, una patologia sottodiagnosticata diffusa tra le ventenni. Per prima cosa, quindi, è bene fare gli esami.
Nell’attesa di scoprire le cause di un flusso “oversize” occorre tamponare la situazione con un integratore a base di ferro, acido folico, vitamine B6 e B12. Se poi dagli esami emerge un iperestrogenismo, si comincia a correggere lo stile di vita eliminando l’eccesso di peso grazie a una dieta povera di grassi animali e ricca di fibre vegetali. A volte basta dimagrire e incrementare l’attività fisica per riportare in equilibrio gli ormoni.
Se ciò non bastasse, si prescrive la pillola anticoncezionale che, oltre a proteggere da gravidanze indesiderate, imprime la giusta sequenza di ormoni. Circa i polipi, se piccoli vengono tenuti sotto controllo con la spirale al progesterone, mentre quelli grandi si trattano con la resezione chirurgica (polipectomia isteroscopica).
E per i fibromi uterini (miomi), i più diffusi tumori benigni nelle donne in età fertile? In base al tipo, alle dimensioni, alla sede e ai sintomi, si punterà su un trattamento farmacologico o chirurgico: tramontata la moda dell’isterectomia (asportazione dell’utero), oggi si preferisce adottare la miomectomia, cioè la rimozione del solo fibroma per preservare la fertilità. In casi di fibromi multipli, invece, si ricorre all’embolizzazione con una procedura di radiologia interventistica: passando con una sonda dalla vagina, si iniettano delle microparticelle per chiudere l’arteria uterina che nutre e irrora l’utero. Così, “affamato”, il fibroma si riduce.
Fibromi, la novità
È stato lanciato la scorsa primavera un nuovo farmaco per la cura dei sintomi dovuti ai fibromi uterini, tra cui l’eccessiva emorragia durante il ciclo e le perdite tra un ciclo e l’altro (spotting). Fatto che causa un disagio infinito nella donna, sempre alle prese con gli assorbenti.
Come recentemente pubblicato sulla rivista The Lancet, la linzagolix colina (questo è il nome del principio attivo) si comporta da “antagonista dei recettori del GnRH”, l’ormone ipotalamico che induce il rilascio di gonadotropine. Assunta per via orale, questa molecola di nuova concezione riesce a ridurre in 24 settimane il volume del fibroma: fino al 50% in meno. Di conseguenza si riduce il flusso mestruale, determinando un significativo miglioramento della qualità di vita.
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