Consideri la chirurgia dell’obesità solo come la soluzione estrema per sbarazzarsi dei chili di troppo? Sappi che si tratta di una scelta che ha degli importanti risvolti positivi in caso di diabete, malattia associata all’obesità nell’85% dei casi.
È stato infatti recentemente firmato da ben 45 società scientifiche internazionali ( tra cui la prestigiosa American Diabetes Association) un Consensus Document che promuove la chirurgia bariatrica come una valida opzione terapeutica per i pazienti affetti da quello di tipo 2, insieme ai correttivi dietetici, all’attività fisica e ai farmaci ipoglicemizzanti.
A CHI È INDICATA L'OPERAZIONE
«Fino a poco tempo fa, l’intervento era consigliato a categorie di obesi ben precise, quelle con un BMI (body mass index: si calcola dividendo il peso in chili per il quadrato dell’altezza espressa in metri) superiore a 35», premette il professor Nicola Di Lorenzo, docente di chirurgia generale all’Università Tor Vergata di Roma e pastpresident della Sicob (Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità).
«Oggi, invece, l’indicazione al trattamento chirurgico è riservata anche a chi ha un BMI compreso tra 30 e 35 e non riesce a ottenere un buon controllo della glicemia con dieta, pillole e movimento (ammesso che venga regolarmente praticato).
In Italia, infatti, esistono ben 2milioni e 600mila persone affette da obesità di primo grado che potrebbero trarre giovamento da tecniche endoscopiche mininvasive (2-3 giorni di ricovero al massimo).
Riducendo l’assorbimento dei macronutrienti quali grassi, zuccheri e proteine, assicurano in poche settimane la drastica riduzione di quel grasso viscerale, concentrato soprattutto nei fianchi e nell’addome, che è responsabile della resistenza periferica all’insulina, l’anticamera del diabete, o del diabete stesso in stadio avanzato».
LA PROVA DEL NOVE SULLA SUA EFFICACIA
Allo stato attuale, esistono 11 studi randomizzati, pubblicati su riviste scientifiche, che dimostrano come la chirurgia bariatrica riesca a riportare la glicemia al di sotto dei valori critici, consentendo una parziale o totale remissione del diabete.
«In un breve arco di tempo, variabile da soggetto a soggetto, migliorano i marker della glicemia e dell’emogobina glicata (la media della sua concentrazione plasmatica negli ultimi tre mesi) al punto da riuscire a ridurre o eliminare del tutto i farmaci.
E non è un risultato da poco, se si pensa che il controllo glicemico si somma a tutti gli altri vantaggi dati dal perdere 20 o 30 chili: linea, sovraccarico articolare e rischio cardiovascolare», precisa Di Lorenzo.
L’importante, dopo l’intervento, è imparare a mangiare lentamente masticando bene i cibi. E attenersi alle indicazioni dell’équipe di specialisti per evitare di andare incontro a carenze di minerali e vitamine, che vanno spesso integrate con un’adeguata supplementazione.
I 4 TIPI DI INTERVENTO PIÙ COLLAUDATI
1 Il bendaggio gastrico regolabile prevede un anello, in silicone anallergico, inserito nello stomaco al fine di creare una tasca superiore. Riempendosi velocemente, questa dà un precoce segnale di sazietà. Si regola grazie a una valvola sottocutanea, impiantata a livello addominale.
2 La gastrectomia verticale consiste nel ridurre il volume dello stomaco che passa da una forma a sacco a una tubolare. Ciò accelera il transito gastrico verso l’intestino, che viene stimolato a secernere alcuni ormoni (come il GLP-1 e il il PYY) che aumentano la sazietà, migliorano la secrezione pancreatica
e riducono la resistenza periferica all’insulina.
3 Il by-pass gastrico riduce lo stomaco creando una tasca che viene direttamente collegata a un’ansa intestinale del piccolointestino (digiun-ileale). “Saltando” parte dello stomaco e il duodeno, questa modifica anatomica ha un effetto anoressizzante, poiché diminuisce nettamente l’appetito.
4 La diversione biliopancreatica consiste nella resezione gastrica e nella modifica dell’intestino, che assume una forma a Y: nel braccio più lungo transita il cibo, in quello più corto passano i succhi biliopancreatici. Le due anse si ricongiungono appena sopra la valvola ileo-cecale, che fa passare il cibo al colon. In questo modo riduce drasticamente l’assorbimento dei grassi.
Articolo pubblicato sul n.47 di Starbene in edicola dall'8/11/2016