di Ida Macchi
Non pesa più di un chilo e mezzo ma ha ben 160 mila chilometri di neuroni e oltre 100 miliardi di punti di contatto tra una cellula nervosa e l’altra. È il cervello, una macchina efficiente, complessa e, purtroppo, non immune alle malattie:
«Più di 1 milione di italiani è affetto da demenza e, di questi, 600 mila hanno il morbo di Alzheimer», spiega il professor Leandro Provinciali, presidente della Società italiana di neurologia.
«Inoltre, sono circa 930 mila i pazienti che soffrono delle conseguenze invalidanti dell’ictus, problema che ogni anno registra 120 mila nuovi casi. E ben 200 mila le persone affette dal morbo di Parkinson», specifica l’esperto.
Il dato positivo è che il cervello vanta notevoli capacità di recupero. Se te ne prendi cura puoi mantenerlo in forma e metterlo addirittura nelle condizioni di riparare eventuali danni prima che siano irreversibili. Non servono farmaci o esami particolari; basta adottare alcune semplici abitudini di vita.
OCCHIO A QUESTI SINTOMI
Molte malattie neurodegenerative possono essere preannunciate da alcuni segnali. Il morbo di Parkinson, per esempio, può provocare una perdita dell’olfatto; così come urlare o sferrare calci e pugni quando si dorme è considerato un sintomo di predispozione alla malattia.
Per quanto riguarda l’Alzheimer invece, oltre alla difficoltà legate alla percezione di odori e profumi, i campanelli d’allarme sono alcune dimenticanze serie come non ricordare i nomi delle persone che si conoscono molto bene (come i figli) o fare fatica a seguire, passo dopo passo, la propria ricetta preferita in cucina. In questo caso, soprattutto se si è over 60 e in famiglia si sono verificati casi di malattie
IMPARA A VARIARE
Il primo antidoto per assicurare lunga vita alla tua materia grigia è praticare “fitness cognitivo”, cioè offrirle sempre nuovi stimoli intellettivi: «Leggi, ascolta musica, iscriviti a un corso, allaccia nuove relazioni sociali.
Guarda ciò che ti circonda sempre con curiosità e voglia di apprendere qualcosa di nuovo», spiega il professor Diego Centonze, docente ordinario di neurologia all’Università di Roma Tor Vergata e presso l’istituto Neuromed di Pozzilli (Isernia).
«Le novità stimolano il rilascio di dopamina, neurotrasmettitore benefico per il cervello, e innescano la crescita di nuovi ponti di collegamento fra un neurone e l’altro (le sinapsi), che potenziano la rete su cui viaggiano le informazioni.
Sono addirittura una sorta di polizza per la salute perché funzionano da antidoto alla demenza e come “deceleratore” dell’Alzheimer: più alleni la materia grigia, minore è il rischio di soffrire del problema.
E se nonostante tutto ci si ammala, l’aver sempre tenuto allenato il cervello rende meno aggressiva la progressione del disturbo», chiarisce il professor Diego Centonze.
MUOVITI PER 30 MINUTI AL GIORNO
Fare movimento non rende più tonico soltanto il corpo: «Le attività di tipo aerobico, come camminare, correre, pedalare e andare in bici, determinano dei cambiamenti strutturali e fisiologici dell’ippocampo (il centro della memoria) e aumentano la produzione di molecole come le neurotrofine.
Capaci di migliorare la complessità dei dendriti (le fibre nervose che portano un’informazione da un neurone all’altro), facilitano addirittura la riparazione di eventuali danni del tessuto cerebrale », spiega Centonze.
Ma non solo: «Il movimento è un antidoto contro lo stress cronico, fattore che concorre ad alzare i rischi di rimanere vittima della sclerosi multipla. Le dosi ideali per sfruttarne in pieno i benefici? Mezz’ora tutti i giorni», suggerisce il neurologo.
PROTEGGI LA TESTA
L’attività sportiva è un toccasana, sia per il cervello degli adulti, sia per quello dei bambini. Ma quando la scelta cade su discipline che prevedono contatti e contrasti con gli avversari, amati e praticati soprattutto dai più piccoli, occorre fare attenzione alla testa:
«I microtraumi, facilmente in agguato tra chi pratica calcio, rugby o football americano, provocano una concussione, cioè uno sballottamento della massa cerebrale all’interno della scatola cranica che rende momentaneamente più vulnerabili i neuroni coinvolti.
L’organismo provvede a compensarne gli effetti ma, se a breve distanza si subisce un nuovo trauma alla testa, le cellule cerebrali possono subire danni irreversibili. Proprio per questa ragione in caso di incidente è sempre consigliabile abbandonare la partita.
Inoltre, a scopo preventivo, meglio evitare le overdose di colpi di testa, soprattutto quando i giocatori sono under 10 (il loro cervello è ancora in via di sviluppo).
È preferibile il gioco con la palla a terra: uno studio pubblicato sulla rivista Neurology ha dimostrato come i calciatori votati ai colpi di testa hanno una probabilità triplicata di riportare danni da concussione cranica», spiega il professor Centonze.
SEGUI LA DIETA MEDITERRANEA
Attività fisica e sport sono importanti, ma influisce anche ciò che metti nel piatto: «La dieta ideale è quella mediterranea, capace di rallentare la
perdita di cellule cerebrali, processo naturale legato all’invecchiamento, che influisce negativamente su memoria e apprendimento», chiarisce il professor Provinciali.
Uno studio dell’Università di Edimburgo (Scozia) ha dimostrato che i cibi della nostra tradizione (frutta, verdura, olio d’oliva, legumi e cereali,
un moderato consumo di pesce e formaggio, poca carne e sale) dimezzano la naturale riduzione di volume del cervello negli over 70.
«L’alimentazione sana, insieme al movimento e a una drastica eliminazione del fumo di sigarette (fattore di rischio anche per la sclerosi multipla) è la migliore prevenzione anche nei confronti dell’ictus», continua Provinciali.
«Contrasta l’aterosclerosi e la formazione di placche da cui possono liberarsi dei frammenti che, attraverso la circolazione, sono in grado di raggiungere il cervello, mettendone a rischio la salute.
Ma su questo fronte è molto importante anche tenere sotto controllo la pressione arteriosa fin da giovani: mantenerla costantemente al di sopra dei valori normali (90-140) può provocare l’indurimento delle arterie, preparando il terreno ideale per l’ictus», mette in guardia il neurologo e neuropsichiatra.
DORMI, MA NON PIÙ DI 9 ORE
Anche il riposo riveste una parte fondamentale per il benessere cerebrale:
«Concedersi dalle sette alle otto ore di sonno per notte, con una fase profonda (quella delle prime ore della notte) di buona qualità, facilita lo smaltimento della beta amiloide, una proteina prodotta dal cervello il cui accumulo è caratteristico della malattia di Alzheimer: si aggrega in placche che alterano la comunicazione tra le sinapsi», spiega il professor Luigi Ferini Strambi, direttore del Centro di medicina del sonno dell’Ospedale San Raffaele di Milano.
Attenta però a non esagerare: recenti studi hanno dimostrato che dormire più di 9 ore per notte è associato ad un rischio maggiore di sviluppare una forma qualsiasi di demenza.
MEGLIO DIRE ADDIO AGLI ECCESSI
Attenzione ai drink perché l’alcol è una sostanza neurotossica. Altrettanto a rischio le droghe, anche “leggere”:
«Il consumo abituale di marjuana, magari associato a quello di bevande alcoliche, è in grado di grado di produrre danni strutturali al sistema nervoso che si manifestano con calo di memoria, concentrazione e attenzione», conclude il professor Centonze.
IL GIOCO ALLENA LA MENTE
Sudoku & Co.sono utili per mantenere attiva la materia grigia: «Mettono in moto abilità di strategia e risoluzione dei problemi che stimolano nuovi
collegamenti tra i neuroni», spiega il professor Diego Centonze, neurologo a Roma e Isernia.
Articolo pubblicato sul n.15 di Starbene in edicola dal 28/03/2017