Cataplessia: che cos’è, perché viene e come si cura

Provocata da forti emozioni come pianto, riso, gioia, la cataplessia è un disturbo neurologico che causa una perdita del tono muscolare. Nel corso degli attacchi la persona può cadere a terra, ma rimane vigile. Ecco perché vengono le crisi e cosa fare



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Una forte emozione (come un pianto o una risata importante) e si verifica perdita di tono muscolare: la persona cade a terra come succede in un o svenimento, ma senza perdita di coscienza. Succede a chi soffre di cataplessia, un disturbo neurologico che si manifesta con crisi che durano da pochi secondi fino a qualche minuto. «A oggi non sono ancora completamente noti i meccanismi alla base della cataplessia», interviene Gianluca Rossato, responsabile Centro di Medicina del Sonno, IRCCS Sacro Cuore – Don Calabria di Negrar, Verona. «La teoria più accreditata è l'attivazione, durante la veglia, di alcuni circuiti del tronco cerebrale che normalmente inducono la riduzione e soppressione del tono muscolare durante il sonno REM. Questa patologica intrusione della paralisi (caratteristica del sonno REM) nella veglia si verifica a causa della riduzione o scomparsa dei neuroni che producono il neurotrasmettitore orexina. La cataplessia si verifica, quasi esclusivamente, in chi soffre anche di narcolessia. In tal caso, si parla di sindrome di Gélineau (narcolessia con cataplessia, o narcolessia di tipo 1)».


Da cosa dipendono gli attacchi di cataplessia

Per scatenare un attacco di cataplessia ci vuole una forte emozione, come una risata prolungata, oppure una crisi di pianto, o ancora, uno stato intenso di paura o di rabbia. Il comune denominatore in tutti i casi è uno stimolo emotivo di elevata intensità, che provoca per l’appunto una perdita di tono muscolare. «Non è detto che provochi sempre un collasso con la caduta a terra», sottolinea il dottor Rossato.

«Molto dipende anche dall’importanza dello stimolo. Può quindi manifestarsi con una debolezza agli arti e stanchezza esagerata, oppure con una mancanza improvvisa di forza alle mani, o ancora, con un cedimento dei muscoli del viso e difficoltà a parlare». Va detto anche che le crisi possono manifestarsi con maggiore frequenza nei periodi ad alto carico di stress emotivo, oppure di carenza di sonno, soprattutto quando si protrae nel tempo. In tutti i casi, nel corso di un attacco di cataplessia non c'è la perdita di coscienza. Al contrario, la persona è vigile e cosciente e comprende alla perfezione ciò che sta accadendo. L’unico pericolo è causato dalle cadute e dall’eventuale trauma conseguente.


Cosa succede dopo una crisi di cataplessia

Le crisi di cataplessia non lasciano tracce del passaggio. I muscoli tornano come prima e non è un disturbo che provoca danno cerebrale. «La diagnosi si basa principalmente sulla visita clinica, perché è sufficiente la descrizione dei sintomi», sottolinea il dottor Rossato. «In più, proprio grazie alla cataplessia spesso diagnostichiamo la narcolessia. Non sempre, infatti, chi soffre di eccessiva sonnolenza diurna oppure di vere e proprie crisi di sonno improvvise, ne parla col medico».


Come si cura la cataplessia

La terapia della cataplessia si basa su un farmaco che al momento è l’unico approvato per la cura di questo disturbo. Il principio attivo è il sodio oxibato, un agente modulante la via dopaminergica del sistema nervoso centrale. Va assunto per via orale la sera prima di dormire. È efficace ma va preso sotto stretto controllo medico dal momento che può associarsi a vari effetti indesiderati tra i quali anche gravi problemi respiratori. Per questo, viene riservato ai casi selezionati, cioè quando le crisi sono così intense da provocare anche la caduta a terra. Sempre per tenere sotto controllo gli attacchi, possono essere prescritti i farmaci antidepressivi e in particolare quelli che bloccano la ricaptazione della serotonina. Anche in questo caso, si tratta di medicinali da assumere sotto stretto controllo medico.


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