Suicida a 21 anni, il padre racconta la storia di suo figlio Giuseppe

Il suo libro “Mio figlio. L’amore che non ho fatto in tempo a dirgli” ha vinto il premio “Città di Bitetto”. A ritirarlo una delegazione di studenti, alcuni dei vari che hanno incontrato il papà scrittore nei suoi incontri nelle scuole italiane



Dopo essere stato portato nelle scuole italiane per riflettere su identità di genere e isolamento giovanile, ora il libro Mio figlio. L'amore che non ho fatto in tempo a dirgli di Marco Termenana conquista il primo posto per la narrativa edita ed inedita del Premio Internazionale “Città di Bitetto”.

Il premio sarà ritirato, il 14 aprile 2024, da una delegazione dell’IISS Laporta Falcone Borsellino di Galatina (Lecce), dove l’autore ha incontrato gli studenti da remoto a maggio scorso, in occasione della Giornata Internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia.

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Il romanzo è ispirato al suicidio di Giuseppe, il primo dei tre figli dell’autore, quando, 21 anni appena compiuti, in una notte di marzo 2014 apre la finestra della sua camera, all'ottavo piano di un palazzo a Milano, e si lancia nel vuoto. La storia racconta il mal di vivere di chi si è sentito sin dall'adolescenza intrappolato nel proprio corpo: la storia di Giuseppe è infatti anche la storia di Noemi, suo alter ego femminile. Una tragedia non solo di mancata transessualità ma anche di mortale isolamento, come hikikomori (termine giapponese che significa “stare in disparte”).

Gli incontri di questo padre con gli studenti italiani sono iniziati a novembre 2017, già con Giuseppe di El Grinta, il libro che precede l’attuale; si sono fermati nel 2020 con il Covid e sono ripresi nel 2023.

«Ben volentieri ho raccolto l’invito di dirigenti scolastici di organizzare incontri a partire da settembre. Ho scritto solo per ritrovare Giuseppe perché il dolore era (ed è) terribile e se non avessi trovato un adeguato meccanismo compensativo sarei impazzito, ma se attraverso quello che ho raccontato posso aiutare a far riflettere e ad autodiagnosticarsi, gli adulti a capire meglio i ragazzi e, viceversa, i ragazzi ad aprirsi verso gli adulti, sono felice», ha detto Marco Termenana, pseudonimo ideato dall'autore per tutelare la privacy della sua famiglia. 

«Cerco di parlare ai genitori, in alcuni casi ai figli, e anche a chi non è né l’uno né l’altro però non vuole sciupare la propria vita e, perseguendo obiettivi etici, ha piacere a leggermi», ha detto il papà scrittore. «Avverto che c’è bisogno di parlare ed esplorare con gli studenti e i loro professori i temi trattati nel libro, cioè l’identità di genere indefinita, l’isolamento giovanile e il suicidio».

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