Federico Vespa e la depressione: «Per quasi 20 anni ho lottato contro il mostro»

In un libro appena uscito, il giornalista radiofonico racconta la sua storia: quella di un ragazzo, in apparenza senza problemi, che s’ammala di depressione



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Vent’anni, l’età in cui tutto è possibile e la vita si coniuga al futuro. Un’età che pare inconciliabile con il mal di vivere, con lo stallo cui ti costringono certi percorsi tortuosi della mente. Eppure accade. Ansia, depressione, pensieri ossessivi colpiscono anche chi non è neppure al giro di boa del primo quarto di secolo.

Come è successo a Federico Vespa, quaranta anni, giornalista radiofonico, figlio d’arte, in questi giorni in libreria con L’anima del maiale – Il male oscuro della mia generazione (Piemme, 16,90 €), un libro in cui racconta la sua storia con il “mostro”, l’avversario, il cancro della mente.


Ci spieghi questo titolo?

È un riferimento al mio passato, al contesto in cui sono nato e cresciuto. Sono figlio di un giornalista celebre e di un magistrato importante. Un privilegiato, quello che il mio professore di liceo definiva un “porcellino ingrassato”, uno ricco che non pensa a niente. Ma io, un’anima, l’ho sempre avuta, un’anima ferita nel profondo. Ho sofferto il mio cognome. Le mie insicurezze sono nate da lì. Avrei barattato tutto quello che avevo per un po’ di serenità. La mia storia dimostra che essere “figlio di” non serve a niente se dentro di te c’è qualcosa che ti morde.


Eri depresso?

Per essere esatti soffrivo di ansia e panico, con una componente ossessiva. È chiaro che quando ti rendi conto di avere pensieri disturbanti, cattivi, diventi anche depresso.


Come si è manifestato il tuo disturbo?

Un giorno ero steso sul letto a leggere il giornale e ho avvertito un nodo alla gola, una sensazione difficile da spiegare ma terrificante: un lieve senso di soffocamento, sempre più forte. Non riuscivo a deglutire, né ad alzarmi dal letto. Ero inerme, bloccato, impotente. In un minuto sono passato dall’eccessiva emozione all’anedonia completa, la mia percezione delle emozioni era cioè ridotta del 90%.


Non avevi ancora vent’anni... Che effetto ha avuto sulle tue giornate?

È stata una forza d’urto che ha cambiato completamente la mia vita. Stavo vivendo un momento felice. Dopo un’adolescenza piena di insicurezze e di sconfitte, non ero più il più brutto della classe. Avevo anche una fidanzata di cui ero molto innamorato. E il mio rapporto con il sesso si era sbloccato. Però poi è arrivato il “mostro” e una campana di vetro è scesa tra me e il mondo. A livello emozionale non sentivo più niente. Ero distaccato da tutto e da tutti, anche se facevo finta di sorridere.


Nel tuo libro però racconti che il “mostro” non si è fermato lì, ha continuato ad alzare il tiro fino a diventare un disturbo ossessivo compulsivo.

Sì, a un certo punto ha iniziato a farmi vivere la paura, l’ansia di affrontare la vita, come il terrore di prendere un aereo. Poi è andato oltre, facendomi credere di essere malvagio, destinato a essere violento con gli altri. La mia vita si è paralizzata. Ho provato dolore, disperazione, come se un sinistro, veloce e potente mi avesse messo ko in un secondo.


Hai cercato di proteggerti?

Pensavo: come è arrivato se andrà. Niente di più sbagliato. Certi disturbi vanno affrontati immediatamente. Ho fatto svariati tentativi di terapia, anche con il supporto farmacologico. Ma niente sembrava funzionare. Passavano gli anni e io maledicevo sempre di più la mia condizione perché pensavo di non meritala.


In tutti questi anni che cosa è successo al “mostro”?

Ha un po’ dormito, a volte è stato in coma farmacologico, altre volte ha battuto terrificanti colpi di coda facendo credere di morire. Da due anni, non si fa più sentire. A 40 anni credo di aver vinto la partita finale contro di lui, grazie alla terapia cognitivo-comportamentale e alla tecnica dell’Emdr.


In che modo queste terapie ti hanno aiutato?

Mi hanno messo davanti al mio problema, hanno scavato nel passato per farmi capire le origini della mia insicurezza e della chiusura in me stesso. Ho elaborato le varie fasi della mia vita, fino a che il mostro non è uscito dalla mia testa.


Scrivere questo libro è stato terapeutico?

Mi ha reso fiero di me. Mi sono messo a nudo, senza imbarazzo e senza reticenze. E mi ha permesso di smascherare alcuni pregiudizi.


E con le emozioni come sei messo?

Sono stato talmente troppo a lungo privato delle mie emozioni che oggi non ho paura delle centrifughe di stati d’animo. Non voglio avere più ossessioni, ansie e panico, ma le altre sensazioni le vorrei avere tutte. Non mi proteggo, anzi, mi espongo..



Un male in crescita tra i ragazzi

Depressione, attacchi di panico, apatia, abuso di alcol: ecco i disturbi che colpiscono un numero crescente di giovani. Si calcola che in Italia siano circa 800 mila i giovani depressi. Secondo la Società italiana di farmacia ospedaliera, la media nazionale dei ricoveri per problemi psichiatrici nella post adolescenza è salita a 27 al giorno.

Mentre l’Organizzazione mondiale della sanità lancia un altro (preoccupante) allarme: la percentuale dei disturbi mentali nei giovani è destinata ad aumentare fino al 20% nel 2020. E si presume che nel 2030 la depressione sarà la patologia cronica più diffusa tra i giovanissimi.



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Articolo pubblicato sul n. 47 di Starbene in edicola dal 5 novembre 2019