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Chi sono gli hikikomori e perché decidono di isolarsi

Vivono chiusi in casa, non vanno a scuola o lavorano, niente uscite con gli amici. Li chiamano hikikomori, adolescenti che si isolano dalla società

Foto: iStock



di Giorgia Martino

Orari schematici, ritmi velocissimi, spirito di competizione sempre più acceso, apparenza esasperata e modificata sui social a suon di filtri e sorrisi stampati: a tutto questo gli hikikomori rispondono isolandosi completamente dal mondo.

Il termine, che fa parte della lingua giapponese e vuol dire "stare in disparte, isolarsi", indica sia gli adolescenti che decidono di evitare ogni forma di relazione sia il comportamento stesso di ritiro sociale. Già nel 1978 lo studioso Yoshimi Kasahara chiamò questo fenomeno diffuso tra i giovani giapponesi "nevrosi da ritiro", ma è nel 1998 che il dottor Tamaki Saito, psichiatra adolescenziale, ha coniato il termine "hikikomori". Una condizione presente anche in Italia, dove sempre più ragazzi rifiutano il contatto con una società in cui non si sentono a proprio agio. 


L'identikit dell'hikikomori 

Ma chi è esattamente un hikikomori? Per il Ministero della salute giapponese si tratta di un giovane dai 14 ai 30 anni, generalmente maschio e di ceto sociale medio-alto, che si chiude in camera (spesso abbassando le tapparelle per evitare anche la luce del sole) e smette di avere qualsiasi contatto con il mondo esterno. Dunque niente studio, lavoro, uscite con gli amici. Questo fenomeno, per essere identificato come hikikomori, deve durare da più di 6 mesi, altrimenti potrebbe essere una "semplice" crisi passeggera. 


Le ragioni dell'isolamento sono nella società?

«A oggi l'hikikomori non è una diagnosi, ma un termine che descrive un fenomeno di disagio adattivo alla società, che si manifesta principalmente con l'isolamento e la fuga dal confronto con gli altri», afferma il dottor Marco Crepaldi, psicologo e fondatore di Hikikomori Italia. Questa condizione può comunque associarsi al disturbo evitante di personalità. Il perché: «A causa delle proprie difficoltà relazionali si attiva un evitamento degli altri. Tuttavia, mentre nel disturbo evitante di personalità l'asocialità implica un "non volere" stare con gli altri, nell'hikikomori c'è un "non riuscire" a stare con gli altri».

Inoltre, l’hikikomori potrebbe anche avere qualche tratto narcisistico. «Spesso è molto colto, intelligente, ha avuto sempre ottimi voti a scuola ed è stato abituato a sentirsi migliore degli altri da un punto di vista intellettivo. Però non è ugualmente abile sotto quello relazionale nella vita di tutti i giorni, e per questo potrebbe essere vessato o evitato dai coetanei. Perciò si isola, autoconvincendosi di essere migliore di quelli con cui in realtà non riesce, suo malgrado, a creare alcun rapporto di amicizia». 

Le ragioni dell’isolamento del giovane hikikomori, dunque, sono nella società? «In Giappone, dove il fenomeno è stato individuato per la prima volta, ci sono valori pressanti di competizione e realizzazione sociale. Ma si tratta di problemi presenti anche in Occidente: qui capitalismo e successo economico la fanno da padroni. Tutto questo, ostentato anche sui social media, crea un confronto in cui è facile per un adolescente sentirsi schiacciato e non all'altezza».

Però a contare molto è anche il carattere: «Spesso sono ragazzi molto sensibili, ribelli davanti alle ingiustizie sociali, riluttanti alle regole, anticonformisti di fronte alle tappe fisse e prefissate della vita sociale condivisa. Vedono gli adulti come persone false, che hanno introiettato valori finti a cui loro si ribellano profondamente».


Come affrontare il problema

In alcuni casi l'hikikimori diventa cronico e si protrae fino all'età adulta, creando persone infelici che non trovano più posto nella vita sociale. Perciò è importante comprendere quanto prima che questo isolamento totale dalla società è un problema. Come affrontarlo in tempo? «Prendendone coscienza si può disinnescare quel meccanismo di autoconvinzione di non aver bisogno degli altri, comprendendo invece che degli altri si ha paura», afferma lo psicologo.

È importante però intervenire su più fronti: «Se ne esce con un intervento sistemico sulla famiglia: mamme e papà devono capire quali sono le proprie responsabilità, modificando i comportamenti che possono incentivare certi atteggiamenti dei figli. In Hikikomori Italia abbiamo dei gruppi di mutuo aiuto dedicati ai genitori, in tutto il Paese, sia online sia offline. Inoltre, occorre intervenire sul sistema scolastico, cercando di far comprendere agli insegnanti cosa potrebbero fare per agevolare il ragazzo hikikomori a studiare, senza bocciarlo perché non riesce a entrare in aula. Infine, bisogna prendere coscienza di quanto siano nocivi i valori sociali che ci fanno sentire inadeguati con i nostri corpi, poco performanti, falliti perché la situazione lavorativa non è rosea».


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