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Malaria: ci si può ammalare in Italia? Le risposte ai tuoi dubbi

Abbiamo fatto il punto sulla malaria in Italia con un esperto di malattie infettive e tropicali. Leggi l’intervista e scopri sono i paesi in cui la malattia è presente, come avviene il contagio, quali sono le misure da prendere

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di Emanuela Vinci


Dopo il caso della piccola Sofia Zago, la bambina di Trento morta a soli quattro anni per malaria (al momento in cui scriviamo si sta ancora indagando per capire come sia stato possibile che la piccola abbia contratto la malattia) sono stati sollevati molti dubbi: questa malattia può rappresentare un pericolo anche in Italia? Come avviene il contagio? Quali sono i sintomi? Cerchiamo allora di approfondire con l'aiuto di Massimo Andreoni, Direttore U.O.C. Malattie infettive, Università di Roma Tor Vergata e membro della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit).

 

Dottor Andreoni, che cos’è la malaria?

La malaria è una malattia infettiva causata da un parassita chiamato Plasmodio. Si trasmette esclusivamente attraverso le punture di zanzare infette (solamente il tipo Anopheles che non è presente in Italia). Il Plasmodium più aggressivo è il falciparum, poi ci sono il vivaxl’ovale, il malariae.

 

La malaria sta tornando in Italia? Quanti casi si verificano nel nostro Paese?

Attualmente in Italia si registrano in media poco più di 600 casi di malati l'anno, ma si tratta di casi di importazione, cioè ricollegabili a una presenza del malato in un paese in cui la malattia è endemica, perché in Italia questa malattia non è più presente grazie alle bonifiche e all’uso del DDT. Inoltre, anche se in alcune zone ci sono delle zanzare che potrebbero trasmettere il Plasmodium, esse sono poco efficienti e sono poco numerose e quindi non c’è il rischio che si avvii una nuova epidemia di malaria in Italia.


Quali sono i paesi dove si può contrarre la malaria?

La malaria è ancora presente nella maggior parte dei paesi africani, in molti paesi asiatici (come Thailandia, Cina e Indonesia) e in un buon numero di paesi del centro e sud America. Perciò, chi ha in programma un viaggio in questi luoghi deve informarsi sul sito del Ministero degli Esteri per verificare se dove andrà la malattia è ancora endemica e su come fare la profilassi, cioè assumere farmaci prima, durante e dopo la trasferta.

Nei paesi a rischio, poi, bisognerebbe usare barriere fisiche di protezione (zanzariere), repellenti e abiti che coprono quasi tutto il corpo. Al rientro da un viaggio in zone a rischio malaria è consigliabile chiedere una visita con i medici tropicalisti dei centri specializzati, per una valutazione dello stato di salute e per fare un esame parassitologico sul sangue.


Visto che il vettore che provoca la malaria è una zanzara che in Italia in questo momento non c'è, com'è possibile che la malattia arrivi nel nostro Paese?

Eccezionalmente in Italia, così come in altri paesi europei, si verificano casi definiti autoctoni, cioè casi in cui la malattia si prende con la puntura della zanzara Anopheles arrivata in Italia per via aerea o con le navi e che una volta liberata sul nostro territorio punge la persona e trasmette la malattia.

Ma si tratta di casi isolati, perché l’Anopheles ha una vita molto breve e quindi anche se arriva non dà seguito alla generazione di nuove zanzare capaci di trasmettere la malaria. Altri casi eccezionali di malaria autoctona sono dovuti alla trasmissione dell’infezione per via parentale, cioè attraverso il sangue, ma questi casi fino a oggi si sono verificati solo in tossicodipendenti per lo scambio di siringhe insanguinate. In seguito alle trasfusioni di sangue, invece, che sono controllate e sicure, non si verificano più.


Il contagio può avvenire, attraverso il sangue, per esempio, tra due bambini che giocando si fanno male?

Assolutamente no. Innanzitutto, perché ci sia la trasmissione della malaria ci dovrebbe essere il contatto di sangue tra un soggetto malato e uno sano. Inoltre, se il contatto è solo epidermico e superficiale come avviene quando due bambini giocano non ci può essere contagio. Anzi chiariamo che la malaria non si trasmette neanche con un bacio, né con lo scambio del bicchiere o con la saliva.


Quali sono i rischi quando si contrae la malaria?

Questa malattia può colpire anche il sistema nervoso centrale e in particolare il cervello. Questo avviene nella forma più grave chiamata perniciosa per la quale il rischio di mortalità è molto alto (più del 50% dei casi). Altre volte ci può essere insufficienza renale o complicanze polmonari meno gravi e rilevanti.


I nostri medici sono in grado di riconoscere i sintomi della malaria e quali sono?

I sintomi compaiono solitamente tra 10 e 15 giorni dopo la puntura di zanzara. È facile pensare alla malaria quando il paziente rientrando da una zona ad alta endemia riferisce al medico i sintomi iniziali di questa malattia che sono febbre anche non altissima, nausea, vomito, diarrea, mal di gola.

Insomma, sintomi molto comuni a varie malattie. Questo significa che se il paziente sta tornando da un paese in cui c’è questa malattia, il medico ha motivo di sospettare la malaria. Ma nei casi sporadici che si verificano in persone che non sono state all’estero questa sintomatologia può ingannare, proprio perché è comune a molte altre malattie.

Dopo circa sette giorni, però, la malaria diventa più specifica perché la febbre assume un andamento periodico cioè compare a giorni alterni oppure compare con due giorni di sosta, per esempio il primo giorno e poi il quarto giorno. Questa intermittenza della febbre è tipica della malaria.


Cosa bisogna fare se si sospetta di avere la malaria?

Rivolgersi subito al medico di base, informarlo che si è stati all'etsero e dove, se si è fatta o meno la profilassi. A questo punto sta a lui arrivare alla diagnosi, grazie anche all’esecuzione di test diagnostici molto validi e rapidi.

Si tratta di test sul sangue che servono a dimostrare in modo diretto la presenza del parassita Plasmodium nel sangue, ma anche a tipizzare il tipo di parassita, in modo da poter capire quanto può essere grave la forma. Ci si può rivolgere anche ai Centri specialistici di malattie infettive che hanno grande competenza in materia.


La malaria si può curare?

Assolutamente sì e anche facilmente. Bastano, infatti, poche compresse per riuscire a debellare la malattia, perché oggi disponiamo di farmaci molto efficaci. Ma perché salvino la vita del malato, la diagnosi e il trattamento, devono essere precoci. Purtroppo in molte parti del mondo, i parassiti hanno sviuppato una resistenza a una serie di farmaci specifici.


I tanti migranti che arrivano nel nostro paese possono essere una fonte di contagio?

Naturalmente venendo da zone in cui questa malattia è endemica la probabilità che possano portare la malaria esiste ma in realtà le Anopheles non sopravviverebbero alle lunghe traversate del Mediterraneo. Inoltre, è noto che in media il migrante deve essere una persona sana per poter affrontare il viaggio della migrazione. Quindi, l’arrivo dei migranti non è assolutamente un problema di sanità pubblica per l’Italia.

11 settembre 2017

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