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Salute: scopri la tecnologia che ti aiuta a curarti. E non solo

Ecco quattro programmi hi-tech che ti semplificano la vita e ti aiutano a stare bene. Sono tutte a firma femminile, perché le donne sono più propense a individuare i bisogni del mercato e a coglierne le opportunità

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La sanità è uno dei settori più promettenti della rivoluzione digitale che stiamo vivendo. App e software dedicati alla salute sono sempre più usati e, secondo i dati Ipsos, il 60% dei medici li consiglia. Gli ambiti sono tantissimi, dagli strumenti diagnostici ai sistemi per la raccolta dei dati clinici e sanitari.

Ecco, dunque, che si moltiplicano le start up, spesso a conduzione femminile perché le donne, come dice anche il Global Business Entrepreneurship Monitor, sono più propense a individuare i bisogni del mercato e a coglierne le opportunità. Non solo: in genere sono anche le più attente ai temi della prevenzione e della cura.

Qui ti presentiamo quattro originali soluzioni hi tech in tema salute. Tutte a firma femminile.

Il sistema che ti ricorda di prendere le medicine

Roberta Musarò, 26 anni, di Roma


Ha fondato l’anno scorso Medyx (medyxcare.com) prendendo spunto da una sua esperienza personale: suo padre ha avuto un attacco ischemico perché non seguiva in maniera corretta le terapie anticoagulanti prescritte dal medico. «Pensiamo che siano le persone anziane a dimenticarsi di prendere le medicine e invece lo facciamo tutti», spiega Roberta Musarò.

«Spesso, quando ci riprendiamo bene dopo una malattia o un problema di salute, sottovalutiamo l’importanza di continuare le terapie, tendiamo a trascurarci. Secondo le nostre ricerche lo fanno 7 persone su 10.

Medyx collabora con ospedali, assicurazioni e cliniche private per la gestione dei pazienti dopo il ricovero: gli enti stipulano con noi un contratto per offrire gratis un servizio importante ai loro clienti. Attraverso alert, notifiche WhatsApp, messaggi o telefonate, ricorda non solo di prendere i farmaci ma anche quali, quanti e come».

L’app che controlla i metalli pesanti nel piatto
Monia Renzi, 41 anni di Lecce

Quanto piombo assumiamo ogni giorno? Non è una domanda che ci facciamo spesso eppure tutti siamo consapevoli dei rischi per la salute provocati dai metalli pesanti presenti nel cibo. A controllare i livelli giornalieri e settimanali ci pensa Ultrabio (ultrabio.it), l’app nata da un progetto di ricerca di Monia Renzi, ecotossicologa e direttore del centro di ricerche Bioscience.

«L’app, gratis su iOs e Android, permette di inserire i cibi consumati per monitorare i livelli di sostanze pericolose ingerite», spiega la ricercatrice.

«Lo scopo non è demonizzare gli alimenti che li contengono ma limitare la loro assunzione nel tempo. Per esempio, evitando la combinazione, nello stesso pasto, di due alimenti con molti metalli, come tonno e funghi, in modo che l’assunzione totale sia sostenibile per ogni persona. È un servizio che abbiamo voluto offrire alla collettività perché, come centro di ricerca, abbiamo lavorato sul tema e ci siamo accorti di quanto siano diffuse le diete che prevedono l’assunzione di cibi poco calorici ma con alti livelli di inquinanti».

Il software che ti accompagna quando hai bisogno
Francesca Vidali, 28 anni, di Milano

Hai una gamba ingessata oppure un’età che non ti consente più di guidare con disinvoltura o stare in fila alle poste? Se non vuoi pesare su amici e familiari puoi chiamare Ugo (hellougo.com). Questo è il nome dell’app ideata da Francesca Vidali e selezionata da GammaDonna, il premio che valorizza le capacità imprenditoriali innovative di donne e giovani. Ugo permette di avere un personal assistant solo quando è necessario.

«L’idea è nata da una riflessione: ci sono tante persone fragili, con lievi disabilità, spesso temporanee, oppure anziani che sono ancora autonomi ma non più per andare in giro da soli. A loro servono soprattutto compagnia e supporto più che assistenza», spiega Francesca Vidali.

«Il personal assistant più vicino e disponibile si prenota al massimo 12 ore prima e può accompagnare l’utente ovunque, con la macchina, con i mezzi o a piedi, e far compagnia per il tempo necessario, per esempio per la spesa o la Tac in ospedale, proprio come farebbe un figlio, un amico o un nipote. I nostri Ugo hanno già esperienze personali di accudimento perché sono genitori o assistono familiari anziani, e in più noi li formiano con appositi corsi». Il sistema è già attivo a Milano, Genova e Torino ed è appena partito lo sviluppo su Roma e altre città.

Il portale per l’assistenza sanitaria in vacanza

Serena Stefanoni, 40 anni, di Anzio

È l’ideatrice di Bed & Care – Accessibility booster (bedandcare.it), una piattaforma che permette a chi ha difficoltà fisiche o disabilità e a chi si prende cura di un familiare con bisogni speciali di andare in vacanza ovunque e senza limitazioni.

«Mio marito ha lavorato per tanti anni nell’assistenza domiciliare e insieme abbiamo riflettuto sul fatto che tante persone, soprattutto donne, non vanno mai in vacanza perché non possono portare con sé, per esempio, un genitore anziano», spiega l’imprenditrice.

«Noi forniamo in hotel tutti gli ausili di cui si può avere bisogno, dal letto con le sponde alla sedia a rotelle o a quella per fare il bagno al mare. Dal portale si prenotano anche transfer con mezzi appositi e assistenza infermieristica dove serve. Il nostro servizio è utile anche ai disabili che non vogliono andare in vacanza solo nei luoghi del turismo accessibile. Abbiamo già una rete di 500 fornitori in tutta Italia, rigorosamente selezionati e tanti alberghi che hanno integrato il nostro servizio nella loro offerta».


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Articolo pubblicato sul n. 48 di Starbene in edicola dal 13/11/2018



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