Propriocettivo

Relativo alla sensibilità del sistema nervoso e alle informazioni provenienti da muscoli, articolazioni e ossa. La sensibilità propriocettiva è complementare alla sensibilità enterocettiva (relativa ai visceri) ed esterocettiva (relativa alla cute) e a quella degli organi di senso. Consente di avere coscienza della posizione e dei movimenti di ciascun segmento del corpo (per esempio della […]



Relativo alla sensibilità del sistema nervoso e alle informazioni provenienti da muscoli, articolazioni e ossa. La sensibilità propriocettiva è complementare alla sensibilità enterocettiva (relativa ai visceri) ed esterocettiva (relativa alla cute) e a quella degli organi di senso. Consente di avere coscienza della posizione e dei movimenti di ciascun segmento del corpo (per esempio della posizione di un dito rispetto alle altre dita) e, a livello inconscio, fornisce al sistema nervoso le informazioni necessarie alla regolazione delle contrazioni muscolari per i movimenti e il mantenimento della postura e dell’equilibrio.


Struttura

La sensibilità propriocettiva è resa possibile dalla presenza nei muscoli (fuso neuromuscolare) e nei tendini (organi tendinei di Golgi), nei legamenti delle articolazioni, nel palmo delle mani e nella pianta dei piedi (corpuscoli profondi di Paccioni) di recettori microscopici, i propriocettori, sensibili allo stiramento o alla pressione. Da essi si dipartono fibre nervose, che seguono il percorso dei nervi sino a giungere al midollo spinale, dove formano due tipi di fasci di sostanza bianca: i cordoni posteriori, che terminano nella corteccia cerebrale (lobi parietali), per la via cosciente, e i fasci spinocerebellari, che terminano nel cervelletto, per la via inconscia.


Patologie

La propriocezione può essere colpita da diverse patologie a carico dei nervi, del midollo e dell’encefalo: trauma, compressione da parte di un tumore, infiammazione, ischemia, disturbo metabolico (carenza di vitamina B12). Ne deriva un’alterazione delle sensibilità profonde elementari: il paziente, tenendo gli occhi chiusi, non è in grado di riconoscere la posizione dei propri segmenti di arto. È inoltre possibile atassia (assenza di coordinazione dei movimenti) con instabilità della posizione eretta, che si accentua quando si chiudono gli occhi (segno di Romberg). Anche la deambulazione è compromessa. L’esame clinico rivela l’anestesia ossea, indicata dall’assenza di percezione delle vibrazioni provocate da un diapason applicato sulle ossa superficiali.