Piedi: mini guida al benessere

Sono una parte delicata del corpo, spesso sottoposta a sollecitazioni e stress di ogni genere. Scopri come affrontare i disturbi più comuni



di Valentino Maimone

Secondo la Doxa, un italiano su due ha sofferto di mal di piedi almeno una volta nella vita. Un dato che non stupisce: il piede, con ben 26 ossa, 32 muscoli e tendini e 107 legamenti è una delle parti del corpo umano più complessa in assoluto.

Ma soprattutto è sottoposto a sollecitazioni e stress di ogni tipo che lo mettono alla prova causando dolore, come calzature troppo strette, corte o comunque sbagliate per il tipo di attività che si pratica, peso eccessivo, piccoli traumi che si ripetono quando si fa sport.

Proprio per questa ragione, con l’aiuto del nostro staff di esperti, abbiamo realizzato una guida ai principali problemi delle estremità.


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1 FASCITE PLANTARE: HAI INDOSSATO A LUNGO CALZATURE TROPPO BASSE


Di solito si presenta con una fitta dolorosa al tallone quando ti alzi al mattino o dopo essere stata seduta a lungo. Il problema si attenua un po’ se cominci a camminare, ma si ripropone nel corso della giornata, per poi scomparire durante la notte.

«È la fascite plantare, l’infiammazione di quella fascia fibrosa che parte dal calcagno e corre sotto la pianta del piede», precisa il dottor Massimiliano Nocente, specialista in ortopedia ed esperto in chirurgia del piede presso la Casa di cura San Feliciano di Roma.

Le cause: hai portato a lungo scarpe basse, come ballerine o sandali, oppure hai esagerato con il running. Se non passa da sola in 2-3 giorni, devi rivolgerti al medico: «Per diagnosticarla basta toccare il tallone perché il paziente salti dal dolore. Talvolta chi soffre di fascite appoggia male il piede e riesce a stento a fletterlo a martello».

Il problema non va trascurato perché rischia di causare altri danni, per esempio una calcificazione sotto il calcagno chiamata spina calcaneare, fastidiosa e dolorosa. Che fare allora? «Serve prima di tutto molto riposo», mette in guardia l’ortopedico.

«Nella fase acuta si deve prendere un antinfiammatorio in compresse come il diclofenac (1 al giorno per 5 giorni) e applicare del ghiaccio per circa 15 minuti, 2 volte al dì, per almeno 1 settimana », raccomanda Nocente. Passati una decina di giorni bisogna seguire una terapia a base di onde d’urto: «In 4-6 applicazioni settimanali (sono un po’ fastidiose, ma durano pochi minuti) si torna a posto», rassicura l’ortopedico.

Se il dolore si presenta in modo diverso, con un bruciore continuo al tallone come tante punture di spilli, meno intenso appena sveglia, ma ininterrotto durante la giornata, potrebbe essersi infiammato il cuscinetto adiposo che protegge l’osso del calcagno dall’impatto con il terreno:

«La terapia è analoga a quella per la fascite plantare, ma dovrai comprare anche una talloniera in silicone da indossare sia nelle scarpe da passeggio, sia in quelle da ginnastica», aggiunge Nocente.

Subito dopo, tanti trattamenti: «Con 10 sedute di tecaterapia più laserterapia (30-40 minuti in tutto, tre volte la settimana) in meno di un mese si guarisce», assicura l’ortopedico.

2 METATARSALGIA: ATTENTA AI TACCHI ALTI


Ogni volta che fai un passo è come se avessi un sasso sotto la parte anteriore del piede. Un dolore insistente che aumenta dopo essere stata a lungo in piedi o aver fatto uno sport che prevede corsa e salti. «Dipende dal fatto che il peso del corpo non è distribuito in modo uniforme su tutte le ossa centrali del piede, ma solo sui tre metatarsi centrali.

È molto più frequente nelle donne che portano tacchi alti e in chi soffre di deformità congenite, come alluce valgo o piede cavo» (vedi qui di seguito), sottolinea il dottor Nocente. Se intervieni subito la terapia è conservativa: «Tanto riposo, applicazioni di ghiaccio, farmaci antidolorifici al bisogno e, in alcuni casi, un plantare.

Chi è sovrappeso deve dimagrire ed evitare di indossare i tacchi alti». Se però dopo 3 mesi non ci sono risultati, la situazione peggiora oppure hai
trascurato il problema troppo a lungo, potrebbe essere necessario l’intervento: «Mini invasivo, dura pochi minuti per ogni dito. Dopo 30-40 giorni si torna a camminare bene, ma per fare sport occorre attendere 3 mesi», fa notare l’esperto.

Attenta però: la metatarsalgia non va confusa con un altro problema frequente, il neuroma di Morton: «È un granuloma che si forma su un piccolo nervo tra le dita centrali del piede. Provoca un dolore lancinante, a fitte, che passa se togli la scarpa e massaggi il piede», descrive l’esperto.

La cura iniziale (riposo, scarpe a pianta larga, plantari ed eventuali infiltrazioni di cortisone) non sempre funziona, dunque spesso si ricorre all’intervento: «Viene eseguito in day hospital, con anestesia loco regionale e dura 20 minuti. Si torna a posto in 2 settimane ma puoi riprendere a fare sport soltanto dopo 2 mesi», specifica l’esperto.


I PERICOLI DELLO STILETTO

Secondo il Journal of Foot and Ankle Surgery, dal 2000 al 2012 negli Usa si stima che ci siano stati più di 125 mila infortuni dovuti alle scarpe con il tacco alto

3 CALLI E DURONI: È COLPA DELLE MISURE SBAGLIATE


Calzature troppo grandi che consentono al piede di sfregare in alcuni punti. Oppure scarpe troppo strette o corte, magari anche a punta o con tacchi alti, che favoriscono le pressioni sulle dita.

«Le callosità nascono come una forma di difesa dell’organismo, che di fronte all’attrito si attiva per creare uno scudo tramite l’ispessimento della pelle. Se però lo sfregamento va avanti troppo a lungo, la parte si infiamma e arriva il dolore», spiega il dottor Giovanni Pepè, docente a contratto di scienze podologiche all’Università La Sapienza di Roma.

«I calli sono piccoli e più frequenti nelle parti del piede dove non si scarica il peso, come la zona superiore e i lati delle dita. I duroni, più estesi, tendono invece a formarsi su talloni, polpastrelli e sotto la pianta», precisa l’esperto.

Anche se all’inizio non danno fastidio, non devi trascurarli: «Se ti ostini a indossare scarpe sbagliate, infatti, il microtrauma si ripete e, sotto il primo strato di callosità, si creano i cosiddetti fittoni, minuscole punte coniche che si conficcano nel piede causando dolori seri», fa presente Pepè.

Quando il callo è in fase iniziale il podologo lo asporta facilmente: «Bastano circa 10 minuti grazie a strumenti ormai sempre più efficaci come bisturi, sgorbie e altri minitrapani con frese ad alta velocità. Il tutto senza dolore».

Discorso diverso se, invece, si è già creata una lesione subito sotto la callosità: «La rimozione è più delicata perché richiede anche un drenaggio della parte lesa e delle impurità che si possono trovare subito sotto il primo strato di pelle, più l’applicazione locale di una crema antibiotica».

Se soffri di disturbi che ti espongono a dei rischi (in caso di diabete o problemi circolatori, anche una piccola ferita può diventare molto pericolosa e difficile da curare), parlane prima con il tuo medico; sarà lui a seguirti, con il podologo verso la completa guarigione.

Calli e duroni si possono prevenire con piccoli accorgimenti che lo stesso esperto suggerisce già durante la sua prima visita: «Indossa scarpe e calze della misura giusta, metti sempre i calzini e, se soffri di un disturbo che ti costringe a portare dei plantari, cerca di utilizzarli il più spesso possibile. Individuare la causa di questi problemi è la terapia più efficace per combatterli», specifica il dottor Pepè.



4 PIEDI GONFI: SOTTO ACCUSA ANCHE LE CALZE TROPPO STRETTE


Capita soprattutto a fine giornata, dopo aver passato diverse ore consecutive sedute o in piedi, su tacchi troppo alti oppure con scarpe o calze troppo strette.

«Tutte circostanze che rendono difficile la circolazione sanguigna nel le estremità, favorendo un accumulo di liquidi in eccesso che l’organismo non riesce a smaltire», precisa il dottor Ovidio Brignoli, vicepresidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie.

Ma il piede gonfio può anche essere la conseguenza di un problema di salute o di cattivi stili di vita: «È più facile che succeda a chi soffre di insufficienza venosa cronica e vene varicose, oppure ha difficoltà di circolazione o malattie infiammatorie delle articolazioni come tutte le forme di artrite», elenca il medico.

«Se poi usi troppo sale nella dieta, fumi, conduci una vita sedentaria e sei sovrappeso o obesa, il rischio è ancora più alto». Che fare? «Quando il gonfiore è dovuto a un ristagno di liquidi può essere utile stendersi con le gambe leggermente sollevate rispetto al corpo. Ma se dipende da un’infiammazione i farmaci sono l’unica strada per combatterlo.

In tutti i casi, però, è fondamentale correggere gli stili di vita sbagliati: eliminare i chili di troppo, fare sport o camminare almeno per 20 minuti al giorno a passo svelto, alzarsi dalla sedia anche solo per qualche minuto ogni ora e diminuire il sale nella dieta».

Fai massaggi antigonfiore? Sono ok, ma se sei in dolce attesa stai attenta: «Possono essere controproducenti perché contribuiscono ad alzare la temperatura corporea, mettendo a rischio la salute del feto», conclude il dottor Pepè.

SE SONO CAVI SERVE IL PLANTARE


Tipico delle donne, il piede cavo si verifica quando l’arco plantare è troppo accentuato. Non dà dolore intenso, ma provoca un sovraccarico su tallone e avampiede che, a lungo andare, altera la postura e può causare problemi: «Non può guarire, ma si può controllare senza troppa difficoltà», afferma il dottor Massimiliano Nocente.

«L’ortopedico conferma la sua diagnosi con una radiografia in piedi. Poi quasi sempre prescrive un plantare da utilizzare nella gran parte della giornata, specie quando fai sport o devi camminare a lungo, per prevenire metatarsalgie o talloniti». L’intervento chirurgico è riservato soltanto a casi molto rari e particolarmente gravi.

ALLUCE VALGO: È SCRITTO NEL DNA


Ne soffrono soprattutto le donne adulte. Il problema si verifica quando l’alluce devia lateralmente verso le altre dita e, nello stesso tempo, si gira verso l’interno anche il primo metatarso, causando un rigonfiamento laterale detto “cipolla”. «Di solito la causa è una predisposizione familiare, ma influiscono tacchi troppo alti e scarpe a punta.

Il dolore è localizzato sulla sporgenza perché in quel punto i tessuti si infiammano», puntualizza il dottor Massimiliano Nocente, ortopedico. «Nella fase iniziale la terapia è a base di farmaci antinfiammatori, particolari tutori che mantengono il dito disteso e in posizione corretta e stretching delle dita».

Ma se il problema non si risolve o è già avanzato al punto da aver causato una deformazione delle altre dita, serve l’intervento: «Si esegue in day surgery, dura circa 30-40 minuti con anestesia loco-regionale. Per 35-40 giorni bisogna indossare una scarpa ortopedica, poi solo calzature comode da passeggio per un altro mese e mezzo. Solo dopo 3 mesi si può ricominciare con lo sport e i tacchi».

SE SONO PIATTI OCCHIO AI CHILI IN PIÙ


«Il piede piatto è quella deformazione per cui l’arco plantare diminuisce gradualmente fino a scomparire. Succede perché il peso del corpo
preme sull’interno del piede, modificando la conformazione della caviglia, il tallone si sposta verso l’esterno e la pianta tocca terra completamente», precisa l’ortopedico Massimiliano Nocente.

«Di solito dipende da una debolezza congenita di legamenti e capsule articolari, ma si può verificare anche in seguito a traumi o lacerazioni del tendine tibiale posteriore, o in caso di forte sovrappeso».

Se è moderato bastano farmaci antinfiammatori per contrastare i dolori, un ciclo di fisioterapia e un plantare su misura: il problema diminuisce molto o  scompare del tutto in 30-40 giorni, ma dovrai comunqueabituarti a indossare i plantari tutti i giorni.

Se è più accentuao, serve un intervento: «Si fa in day hospital, dura 20 minuti con anestesia loco-regionale ed è a carico del Servizio sanitario nazionale. Nelle due settimane che seguono l’operazione servono due stampelle canadesi per camminare, che si riducono a una nella settimana successiva. A 30 giorni dall’intervento si cammina da soli, a 45 si torna a fare sport».

Articolo pubblicato sul n.10 di Starbene in edicola dal 21/02/2017

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