hero image

7 cose che (forse) non sai sui sogni

Per gli antichi prevedevano il futuro, per noi sono frutto del passato, per gli scienziati sono una fonte di scoperte e sorprese

iStock




Anche i sogni hanno la loro festa: ogni 25 settembre è il World Dream Day, la Giornata Mondiale dei Sogni.

Per celebrare l’evento, il sito di shopping online VentePrivee ha condotto un sondaggio dal quale risulta che il 47% degli intervistati afferma di sognare almeno una volta alla settimana qualcosa che desidera ardentemente nella vita reale. E di ricavarne piacere.

Ma i sogni non sono solo psicologicamente appaganti: sono soprattutto fondamentali per il benessere. All’University of Arizona Center for Integrative Medicine è stato condotto un esperimento: alcuni volontari venivano svegliati all’inizio di ogni sogno, senza comunque togliere loro le otto ore di sonno. Le “cavie” dimostravano, al risveglio, irritabilità e mancanza di concentrazione. Dopo tre giorni di questa “tortura sperimentale” iniziavano le allucinazioni e i primi sintomi di varie psicosi. Insomma, sognare è vitale.

Sigmund Freud (il primo a occuparsi in modo scientifico del mondo onirico) attribuiva l’origine dei sogni a traumi e desideri nascosti, ma oggi le neuroscienze hanno scoperto molte altre curiosità su questa inconsapevole attività notturna che lascia strascichi durante la giornata.


1. SONO LEGATI AL PRESENTE

Uno studio del Swansea University Sleep Lab nel Regno Unito ha dimostrato scientificamente che i sogni sono collegati agli eventi che viviamo da svegli. È stato chiesto a 20 studenti di tenere un diario per 10 giorni, registrando le attività, gli eventi emotivamente più importanti e le loro preoccupazioni. La notte del decimo giorno i ragazzi l’hanno trascorsa in laboratorio, con in testa gli elettrodi che monitoravano le onde theta Rem (sonno profondo) e le Sws (sonno leggero). Il gruppo campione è stato svegliato via via per raccontare e descrivere cosa stava sognando. Chi aveva registrato durante la veglia emozioni più forti emetteva onde theta molto più intense, e anche gli eventi vissuti comparivano spesso nei sogni Rem.

Insomma i sogni più profondi e vividi non vengono da antichi traumi ma sono legati alla nostra attualità.


2. NON SONO UNISEX

Alcuni ricercatori canadesi sono riusciti a mettere a punto un sistema d’intelligenza artificiale in grado di distinguere i macro contenuti dei sogni maschili e femminili. Il risultato (pubblicato su ScienceDirect) dimostra che gli uomini sognano più spesso persone del loro stesso sesso, mentre i sogni femminili sono abitati dalla stessa percentuale di uomini e donne. In altre parole, il mondo onirico rosa è più variegato e “realistico” di quello azzurro.

Anche sul versante sogni erotici i due sessi si comportano diversamente. Secondo un altro studio dell’Università di Montreal, l’85% dei maschi sogna di fare sesso abitualmente, mentre per il 73% delle donne è soltanto un sogno occasionale.


3. PREFERISCONO I TONI PASTELLO

Per l’80% i sogni sono a colori, ma una piccola percentuale di persone afferma di sognare, invece, in bianco e nero. In alcuni studi è stato chiesto a sognatori, appena svegli, di selezionare da una tabella i colori che corrispondevano a quelli della loro vita onirica e le tinte pastello sono state quelle più gettonate.


4. UTILIZZANO IL TURPILOQUIO

Chi parla di notte non dorme sonni tranquilli (un’abitudine, quella del sonniloquio, che colpisce il 6,3% dei dormienti): una ricerca francese ha dimostrato che una frase su 10 contiene imprecazioni o insulti. La spiegazione? Quando sogniamo viviamo spesso conflitti con nemici immaginari.

Sei curiosa di conoscere le parolacce più quotate di notte? Leggi sul web la ricerca completa: What does the sleeping brain say?, pubblicata sulla rivista scientifica Sleep nel novembre 2017.


5. POSSONO ESSERE GUIDATI

Un recentissimo studio americano, pubblicato su PloS One, ha individuato una sostanza che permette di innescare sogni, durante i quali siamo consapevoli di sognare e possiamo intervenire sullo svolgimento. È la galantamina, usata per le forme leggere e moderate di Alzheimer, con pochi effetti collaterali. La sua sperimentazione potrebbe essere interessante per le applicazioni terapeutiche: alcuni soggetti, per esempio vittime di particolari fobie, potrebbero essere aiutate a vincere le loro ossessioni proprio attraverso il controllo dei loro sogni (o incubi).


6. HANNO DIVERSE QUALITÀ

Uno studio del 2017 dell’University of Wisconsin–Madison smentisce che si sogni solo durante le fasi Rem (che sono circa sei per notte): sogniamo anche durante il resto del sonno, ma non lo ricordiamo. Se le trame Rem sono vivide e bizzarre, quelle che si fanno durante il sonno NRem sono più normali, collegate al quotidiano, più monotone e banali e, forse proprio per questo, più difficili da conservare nella memoria.


7. NON TUTTI RIESCONO A RICORDARLI

Tutti sognano. Ma c’è chi è geneticamente predisposto a ricordare e chi no. Uno studio dell’Università Sapienza di Roma ha scoperto che, in base alle caratteristiche della corteccia prefrontale deputata alla memoria, si può con la risonanza magnetica individuare chi ricorderà i sogni. Pochissimi, invece, coloro che sono totalmente privi di questa memoria. Sono affetti dalla sindrome di Charcot-Wilbrand, una rara malattia neuro-oftalmica della corteccia celebrale legata alla visione. Chi ne soffre ha una fase Rem totalmente priva di sogni. Come andare al cinema e trovare tutto spento.


COME SONO CAMBIATI NEI SECOLI?

«Alcune situazioni oniriche restano sempre simili. Per esempio, sognare di rincorrere o essere rincorsi è un sogno che continuiamo a condividere con gli antichi. Altre, invece, non si trovano più nell’uomo di oggi. Come la metamorfosi, sogno molto diffuso e documentato nel mondo classico, che non è più un nostro archetipo onirico», spiega Maurizio Bettini, antropologo e classicista, autore di Viaggio nella terra dei sogni (Il Mulino). «È cambiata anche la nostra sensibilità: un tempo attribuivamo ai sogni sempre un valore predittivo, oggi, invece, siamo convinti che le loro motivazioni vadano ricercate nel passato».

A proposito di archetipi, la psicoterapeuta Adele Fabrizi ricorda come quelli junghiani siano, invece, ancora dei punti di riferimento: «La madre, in primis, con tutto quello che la simboleggia, come la Terra. Ma anche il mare (un altro modo di rappresentare simbolicamente l’inconscio) o volare (il desiderio di liberarsi da ogni restrizione). Sono metafore oniriche che l’uomo, a dar fede alle testimonianze, da sempre produce quando dorme».


Fai la tua domanda ai nostri esperti

Articolo pubblicato sul n. 41 di Starbene in edicola dal 25/9/2018

Leggi anche

Dormire bene: chi beve latte fa sogni d'oro

Sogni: perché fanno bene e ne abbiamo bisogno

Più bella mentre dormi

Insonnia: i benefici dell'agopuntura

Il segreto per realizzare i propri desideri