Tipizzazione cellulare
Metodo di laboratorio (detto anche immunofenotipizzazione) che permette di identificare la natura, lo stadio di sviluppo e determinate capacità funzionali di cellule isolate, provenienti da un liquido biologico (sangue, midollo, liquor cerebrospinale ecc.) o da un frammento di tessuto prelevato mediante biopsia. La tipizzazione cellulare si basa sull’esistenza, sulla superficie delle cellule o nel loro citoplasma, di molecole specifiche dette antigeni di differenziazione.
A partire dagli anni settanta del Novecento, anticorpi monoclonali (elaborati da una coltura di cellule provenienti da una cellula iniziale, costituenti un clone) permettono di individuare con grande precisione gli antigeni di differenziazione dei globuli bianchi. Questi antigeni sono stati raggruppati in classi di differenziazione (CD, Cluster of Differentiation), espressione con cui si indica sia un anticorpo, sia l’antigene di differenziazione che esso riconosce; nel 1994 ne erano state definite 130.
Indicazioni
Le cellule che beneficiano più spesso di una tipizzazione cellulare sono i linfociti del sangue, dei quali vengono identificate e numerate le sottopopolazioni (linfociti T, CD3, CD4 e CD8). Questa tecnica permette di chiarire la diagnosi e la prognosi dei deficit immunitari congeniti e acquisiti (AIDS) e delle malattie autoimmuni. La ricerca delle numerose classi di differenziazione espresse da cellule leucemiche permette inoltre di precisare la natura di una leucemia, apportando elementi prognostici.
Tecnica
L’immunofluorescenza in situ o in citometria a flusso è la tecnica più utilizzata. Il primo metodo consiste nell’osservare al microscopio un prelievo del tessuto utilizzando reattivi fluorescenti. La citometria di flusso permette invece di analizzare parametri cellulari (dimensione, granulosità) con l’ausilio di marcatori fluorescenti. L’apparecchio impiegato per questa analisi, il citometro di flusso, emette un fascio laser che capta una per una le cellule passanti in un asse perpendicolare; un computer traduce i dati così ottenuti in immagini e le visualizza su uno schermo. Si possono utilizzare anche tecniche di immunoistochimica, consistenti nell’osservazione al microscopio di tessuti o di cellule marcate con un enzima.
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