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Radioterapia -Il fattore tempo in radioterapia

Radioterapia Meccanismo d’azione Trattamento Il fattore tempo in radioterapia Metodiche e tecniche di radioterapia

Perché il trattamento radioterapico nella maggior parte dei casi viene frazionato? Questo interrogativo si pone molto frequentemente quando occorre confrontarsi con una metodologia terapeutica di tale tipo.

In effetti il fattore tempo e il frazionamento della somministrazione risultano legati a due esigenze fondamentali: da un lato la necessità di non erogare una dose elevata di radiazioni in tempi ristretti, onde modulare e rendere tollerabili gli effetti della radioterapia sugli organi sani, dall’altro l’esperienza clinica di suddividere la dose somministrata in varie frazioni si basa sul presupposto di indurre un effetto differenziale tra tessuti sani e tumorali e quindi un guadagno terapeutico, facendo in modo da colpire le differenti cellule tumorali nelle diverse fasi del ciclo cellulare, in modo da erogare la dose radiante, possibilmente, a tutte le cellule che entrino nella fase di replicazione del DNA e per fare in modo che si abbia il miglior risultato possibile.

Il frazionamento aumenta la tollerabilità da parte dei tessuti normali e nello stesso tempo consente di eliminare gli effetti radioprotettivi dell’ipossia sul tumore.

L’adozione degli attuali schemi di frazionamento ha alle sue spalle una lunga storia. Alle origini della radioterapia le apparecchiature disponibili erogavano radiazioni a bassa intensità di dose: i trattamenti risultavano quindi molto lunghi ed era inevitabile suddividere il trattamento in più giorni, frazionando la dose totale. Sebbene il frazionamento convenzionale sia il più utilizzato, non sempre risulta essere il migliore, anche se con questa modalità è trattata la maggior parte dei pazienti e si è accumulata la maggiore esperienza clinica in termini sia di controllo locoregionale sia di frequenza di effetti indesiderati acuti e tardivi.

Esistono del resto protocolli alternativi di frazionamento, oggetto di consolidate (ma non sempre soddisfacenti) esperienze; di seguito se ne fornisce un elenco.

  • Trattamento “a ciclo spezzato”: due emicicli di circa 3 settimane ciascuno, separati da un intervallo di 2 settimane; dosi singole e frazioni settimanali come nel frazionamento standard. Questo schema ha lo scopo di aumentare la tolleranza acuta, permettendo alle mucose sensibili di riparare per ripopolamento le aree disepitelizzate.
  • Ipofrazionamento: 2-3 frazioni alla settimana di 2,5-3 Gy; tempo totale di trattamento e dose totale ridotti.
  • Frazionamento multiplo quotidiano: 2-3 frazioni al giorno a 4-6 ore di intervallo l’una dall’altra, per 5 giorni alla settimana.
  • Iperfrazionamento: frazioni singole di 1,15-1,2 Gy; dose totale più alta di quella del frazionamento standard. Con questo schema si somministra una dose fisica maggiore al tumore aumentando di conseguenza l’inattivazione cellulare.
  • Frazionamento accelerato: frazioni singole di 1,5-1,6 Gy; dose totale non diversa da quella del frazionamento standard; tempo totale significativamente più breve. Questo schema mira ad avere meno cellule da inattivare, al fine di ottenere, a parità di dose, probabilità maggiori di cura della lesione.

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Dott. Maurizio Hanke

E' probabile che la attività fisica che descrive possa essere all'origine del dolore, che va via via scemando. Comunque l'ecografia deve essere eseguita.

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