di Ida Macchi
Se i genitori sono apprensivi, il loro bambino può ereditare la stessa propensione. Stando ai dati di un recente studio condotto dalla University of Wisconsin-Madison la tendenza a essere ansiosi dipende almeno per il 35% dall’albero genealogico.
Tutta colpa di tre aree cerebrali (amigdala, corteccia prefrontale e sistema limbico) che modulano quel pizzico di paura con cui reagiamo agli imprevisti: in chi è sempre preda dell’agitazione, sono particolarmente allertate e pronte a reagire “a vuoto”.
Il bambino, perciò, può maturare la stessa tendenza dei genitori a vivere la quotidianità con mille preoccupazioni. Ma la genetica non è tutto: l’ansia è anche un comportamento che si apprende e, proprio per questo, il segreto per evitarla sta nelle mani di mamma e papà.
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Primo step
NON TENERLO SOTTO UNA CAMPANA DI VETRO
«Purtroppo, oggi molti genitori, soprattutto le mamme, cercano ossessivamente di eliminare dalla vita dei loro bimbi ogni possibile elemento negativo. Sorvegliano continuamente i figli, pronti a intervenire davanti ad ogni difficoltà, vera o presunta che sia», spiega Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, autore di Una calamita di mamma (Erickson, 13,50 €).
«Così, impediscono la crescita dei loro bambini che è fatta di esperienze dirette, comprese quelle sgradevoli. I fallimenti e gli errori sono fonte di apprendimento e solo superando gli ostacoli il piccolo matura quella sicurezza di base che è il primo antidoto contro l’ansia. È quindi importante assecondare il suo naturale spirito di esplorazione: se muove i primi passi e cade, per esempio, no a uno sguardo spaventato.
L’occhiata della mamma è la chiave di lettura attraverso cui il bimbo interpreta quel che gli succede. Se è rassicurante, gli permette di regolare meglio le sue emozioni e crea una sorta di imprinting che gli consente di affrontare nuove prove, senza paure immotivate.
Per lo stesso motivo, meglio la “disinvoltura” di certi papà che, in genere, permettono ai figli di saggiare la zona del rischio, lanciandoli in aria per farli giocare, per esempio, o spingendoli in altalena, con un pizzico di calcolata imprudenza. Queste piccole prove stimolano nel bambino una reazione coraggiosa, utile per imparare a controllare l’ansia».
Secondo step
FAGLI APPREZZARE LE PICCOLE GIOIE DELLA VITA
Insegna a tuo figlio ad assaporare i piaceri quotidiani, come per esempio un buon pranzetto o una giornata di sole, senza pensare che siano scontati. Ben vengano le risate, magari scatenate dalla visione di un bel film comico. Ridere è terapeutico: aiuta a distaccarsi dai problemi e a vederli da un altro punto di vista e con “gli occhiali rosa”, perché innesca una cascata chimica naturale che agisce al pari di una pillola ansiolitica, valida per adulti e bambini», dice Pellai.
Questo non vuol dire negare l’esistenza dei problemi, ma aiuta a evitare che diventino un tormentone, o che tutto quel che succede venga letto in chiave catastrofica. «Un clima di malessere incombente, rischia di diventare contagioso», spiega il nostro esperto.
«È invece importante che i genitori reagiscano ai momenti no cercando di sdrammatizzare e con un atteggiamento positivo». Così trasmetti a tuo figlio l’idea che, con la calma e la serenità, si può trovare una soluzione. Se per esempio il bambino è in ansia perché c’è una verifica a scuola, gli si può suggerire di «fare il possibile per riuscire a superarla, ma che non è indispensabile che faccia tutto giusto».
Lo sport è terapeutico
Un segreto in più per evitare che tuo figlio rimanga vittima dell’ansia? Permettergli di correre e muoversi, sfruttando la naturale tendenza all’attività fisica che è propria dei bambini.
Se lo sport diventa una buona abitudine e viene mantenuta anche in età adulta è addirittura una medicina: una recente ricerca dell’Università del Maryland ha dimostrato che bastano 30 minuti di esercizio aerobico a intensità moderata (per esempio una passeggiata in bici) per sentirsi subito più tranquilli.
Praticare costantemente attività fisica ha un effetto calmante duraturo e contribuisce a ridurre la reazione di ansia di fronte alle situazioni stressanti.
Articolo pubblicato sul n. 35 di Starbene in edicola dal 18/08/2015