Storia vera: “Corro nel deserto per dare forza alle donne”

Katia ha realizzato il suo sogno di vita dedicandosi al running. Ma ora macina chilometri anche con un altro scopo: sensibilizzare l’opinione pubblica contro la violenza di genere



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«Torno subito, vado a prendere i miei sogni» è lo slogan che compare, ben visibile, sulla sua pagina facebook. Ed è esattamente ciò che Katia Figini, 43 anni, ha fatto: ha lasciato il suo lavoro come impiegata presso un’azienda di Milano e si è data alla corsa.

«Al lavoro avevo un ruolo di rilievo, ero una responsabile. Economicamente stavo bene, eppure non mi sentivo realizzata. Ero ingabbiata dentro un mondo incasellato da scadenze cicliche e avevo poco spazio per me stessa. Così ho deciso di attuare una svolta importante e ho fatto della passione per lo sport e il running una filosofia di vita, specializzandomi nella corsa nei deserti». Alla quale si dedica da oltre dieci anni.

L’ultima impresa? Una gara di 100 km con tanto di primo posto a Santo Domingo, da cui è appena rientrata portando con sé tutte le emozioni che ha provato.


Sono guardata con ammirazione

«Ogni volta è una sensazione diversa, sempre bellissima, che mi arricchisce e mi fa sentire non solo parte dell’universo, ma anche unita alle donne di ogni cultura che incontro lungo il percorso, attraversando i villaggi. Nei loro sguardi ammirati avverto la sorellanza e questo mi fa proseguire ancora con più gioia: trasmetto forza e coraggio a tutte loro, soprattutto a chi vive una situazione di violenza».

La prima volta che Katia ha sentito forte dentro di sé il desiderio di unire la sua passione a un progetto di comunicazione sociale rivolto alle donne di tutto il mondo, si trovava nel Mali, nella falesia rocciosa di Bandiagara. Mentre partecipava a una gara ha sentito ripetere: “Est une dame, est une dame”, dalle donne del posto ed è rimasta toccata profondamente da quelle parole intrise di stupore.

«Ero bardata, con la fascia in testa e lo zaino sulle spalle, poco riconoscibile in mezzo a tutti i podisti di sesso maschile. Quando hanno capito che ero una donna come loro sono rimaste sorprese, come se stessi compiendo qualcosa di incredibile. Attraverso i loro occhi, oltre la meraviglia, ho scorto anche molta complicità».


L’obiettivo? Essere un esempio

Al ritorno, Katia ha fatto ricerche sulla violenza di genere, restando sconvolta dai dati che riguardano la sua diffusione nel mondo. «Ho pensato che chissà quante volte, senza saperlo, sono entrata in contatto con una donna che ha subito o sta subendo soprusi. Da lì il desiderio di promuovere il messaggio che si può uscire da tutte le situazioni, anche da quelle che sembrano impossibili. È questo il motivo per cui ho aderito al progetto Run For Women (runforwomen.ca), percorrendo in un anno 5 deserti, 5 come le lettere della parola women. Se io , con il mio fisico minuto, riesco a percorrere tanti chilometri in condizioni estreme, allora qualunque donna può liberarsi dalle catene di chi la maltratta».

Il messaggio di Katia è un incoraggiamento a non lasciarsi sopraffare da nessuno per nessun motivo, a prendersi cura di se stesse e a riscoprire la propria forza interiore. Il suo è anche un invito all’introspezione, per una vita fondata sull’autenticità, dedicata a ciò che realmente fa bene al cuore e allo spirito.

«Quando ti rapporti umilmente con una forza naturale come quella del deserto ritorni a una condizione primordiale, senza smarthphone o altri strumenti tecnologici, e riesci a percepire la tua essenza. La pace in me stessa che sento in quei luoghi non riesco a trovarla da nessun’altra parte e, ogni volta, rientro a casa con un insegnamento», racconta l’atleta, presente nel web con il sito personale katiafigini.it.


Insieme si vince sempre

Oggi Katia è una coach sportiva che aiuta tante persone a raggiungere i loro obiettivi, ispirando anche sempre più donne a correre nel deserto per vivere un’esperienza unica, che porta a evolversi nel profondo.

Dall’autunno del 2017, inoltre, fa parte, insieme ad altre 3 runner, della squadra Ferrino Women Team: 4 atlete dai percorsi sportivi differenti, legate però dallo stesso intento di dimostrare la grande forza femminile. Consolidando il messaggio che con pazienza, volontà e determinazione le donne possono davvero compiere anche quelle che sembrano imprese impossibili. Ancor più se sono unite tra loro.



Per affrontare le dune

«Per fare running nel deserto va impostato un piano di allenamento personalizzato, che tenga conto del livello di preparazione atletica, dell’età e delle passate esperienze sportive», spiega Katia Figini.

Chi “parte da zero” e vuole cimentarsi in questa esperienza ha bisogno anche di un anno intero di preparazione, con 3-4 allenamenti a settimana. Katia, per la gara di Santo Domingo, si è allenata per più di un mese con una media di 15-20 ore a settimana. Il training prevede il lavoro in palestra con i carichi per rinforzare muscoli, tendini e legamenti, poi la corsa che aumenta gradualmente fino ad arrivare (in caso di ultramaratone) anche a sedute di 7-8 di ore di fila con lo zainetto in spalla per simulare la gara. Poi ci sono i test sui cibi e sulle scarpe.

«È fondamentale valutare tutti gli aspetti che caratterizzeranno la competizione. Anche dal punto di vista psicologico, motivandosi positivamente e restando concentrati sul proprio obiettivo. Così da utilizzare la mente come preziosa alleata», conclude la nostra protagonista.



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Articolo pubblicato nel n° 18 di Starbene in edicola dal 16 aprile 2019

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