Fra numeri che, dopo un recente calo, si prospettano in crescita e nuove tendenze, cambia il modo di muoversi in città in bicicletta, a impatto zero. «L’e-bike sta conquistando sempre di più i pedalatori urbani del nostro Paese, che iniziano a non accontentarsi di un modello qualsiasi ma ricercano anche la leggerezza», spiega Claudio Giovanzana, esperto di vendita e riparazioni di biciclette urban a Milano.
Tempi più duri, invece, per le classiche city bike muscolari, che nonostante tutto rappresentano ancora una buonissima percentuale delle bici che vedi in giro in Italia.
Quale scegliere fra le due? E soprattutto, cosa controllare prima dell’acquisto? Leggi e scopri quali sono le caratteristiche cui fare attenzione: sia quelle che valgono per entrambi i tipi di bike sia quelle specifiche per ognuna delle categorie.
Bicicletta con l’aiutino o senza?
Meglio una city bike o una a pedalata assistita? «Per scoprirlo, la prima domanda che faccio è: “per cosa devi utilizzarla e dove?”. Se abiti in città pianeggianti, come Milano, una bicicletta a pedalata assistita potrebbe anche non servire. Mentre se ti muovi in posti con dislivelli importanti, come Trento o Perugia, potrebbe tornare più utile», afferma l’esperto.
Inoltre, occorre conoscere qual è il proprio grado di allenamento: «Tempo fa l’e-bike veniva suggerita soprattutto agli over 65, mentre oggi rappresenta anche un ottimo metodo per andare al lavoro in bici durante i mesi estivi e, anche se magari non si è particolarmente in forma, evitare di arrivare in ufficio madidi di sudore».
La bici da donna è diventata unisex
Nella scelta della bici, le differenze di genere segnano il passo: «Quella fra modelli maschili e femminili è dettata semplicemente dal telaio, che nell’uomo si presenta con una forma triangolare e una sbarra parallela al terreno. Ma oggi non c’è più questa dicotomia precisa, perché anche i maschi preferiscono fare a meno dell’asta orizzontale.
Il motivo è molto semplice: spesso le biciclette da città vengono usate per portare i bambini a scuola ma, una volta montato il seggiolino, salire in sella superando con una gamba l’asta orizzontale diventa estremamente complicato. Inoltre, molti ciclisti urbani avanti con gli anni non hanno più l’agilità dei bei tempi, catturando sempre di più l’attenzione maschile. E così il modello è diventato “unisex”».
La taglia della bicicletta? Dipende dalla ruota
Per prima cosa occorre scegliere un mezzo adeguato alla propria misura. «Le taglie delle bici vengono suddivise in XS, S, M, L, XL e XXL, come nell’abbigliamento. Ma nel caso delle biciclette da città non sono così numerose, perché si ritiene che su questo mezzo non si debbano percorrere tanti km al giorno. Per questa ragione viene elaborato un telaio intermedio, che vada bene più o meno per tutti. Sono disponibili, al massimo, due taglie differenti, ma soltanto per l’uomo», afferma l’esperto.
E per trovare una bici che sia adatta al proprio corpo? Occorre concentrarsi sulle ruote: «La misura più classica per la bicicletta da donna è 26” (pollici) mentre per quelle da uomo è storicamente 28”, anche se in realtà è possibile trovare biciclette per il pubblico femminile con ruote da 28” e mezzi destinati al mercato maschile da 26”. Se si è alti sotto i 150 cm, però, occorre puntare su ruote da 24”».
Cerchi della bici: a doppia camera
Al primo sguardo possono sembrare tutti uguali, e invece… «I classici cerchi montati sui modelli da città offrono una buona performance, ma conviene sempre orientarsi su un modello in alluminio, con conformazione “a doppia camera”», spiega Giovanzana.
«Questo, all’interno, presenta un ponte di rinforzo che assicura maggiore robustezza. Certo, lievitano i costi: a fronte di un modello tradizionale, che costa 30/40 €, devi aggiungere una ventina in più. Ma ne vale la pena».
Manubrio: il segreto è nelle manopole
Parma, Torino, stile inglese… «I manubri in circolazione hanno nome e forma diversa, ma nel caso di una bici da città non ci sono notevoli differenze e risultano tutti abbastanza comodi», spiega Giovanzana.
«Piuttosto, per evitare che l’impatto con il terreno trasmetta delle vibrazioni fastidiose alle braccia accertati che il manubrio sia dotato di un paio di manopole palmari: offrono alle mani una superficie d’appoggio maggiore e sono munite di inserti in gel, in grado di attutire ulteriormente gli shock».
Il prezzo: circa 20 € al paio.
Luci, campanello & co. Senza non puoi pedalare
«Accessori fondamentali per la sicurezza, occorre che la bicicletta sia dotata di una luce posteriore rossa e una bianca, anteriore, alimentate tramite dinamo, batteria o pannelli solari. In questo caso non ci sono grosse differenze, l’importante è rendersi visibili e avere una buona visibilità», afferma l’esperto.
«In più, la bicicletta deve avere un sistema di catarinfrangenti sia sui lati sia sui pedali, e un avvisatore acustico, come un campanello. Senza tutto questo non puoi circolare, perciò prima di montare in sella occorre sempre verificare che questi accessori fondamentali ci siano. E, in caso contrario, farli aggiungere. Alcuni negozianti, per esempio, invece di fare sconti sul prezzo finale preferiscono montarli gratuitamente».
Cambio: punta su quello interno
«Se pedali in città, per lavoro e commissioni, non è fondamentale il numero delle marce, ma averle, che siano 3 o 8. Piuttosto, meglio concentrarsi sul tipo di cambio», fa notare Giovanzana. «Il modello tradizionale che vedi sulla maggior parte delle bici è funzionale, ma espone il deragliatore posteriore (quella specie di pignone sul mozzo della bici) a dei rischi, come colpi e danni da intemperie, spesso seguiti da interminabili visite in officina. Dal Nord Europa, però, è arrivata una nuova tendenza: il cambio interno. In pratica, è nascosto dentro il mozzo (come per le moto), perciò niente più deragliatori a rischio rottura. Inoltre, permette di cambiare da fermi, così si può scegliere il rapporto giusto anche quando si è al semaforo rosso».
Il prezzo: «Si parte da circa 200 € in più rispetto a quello tradizionale», conferma l’esperto, che segnala un altro vantaggio: «Questo cambio permette di usare al posto della classica catena, che va cambiata ogni 6-8000 km, una cinghia (con una durata di circa 70 mila km). E poi, non c’è nessun rischio di ritrovarsi con vestiti e mani sporchi di grasso mentre vai in ufficio».
Comprare un modello usato conviene?
«No, soprattutto se si è interessati a una bici a pedalata assistita», risponde in modo perentorio Claudio Giovanzana. «Il costo più importante di questo mezzo, infatti, è la batteria. E se ti stanno vendendo un’e-bike è molto probabile che quel pezzo valga ormai pochissimo e, di contro, potresti ritrovarti a spendere 6-700 € extra. L’unica raccomandazione è affidarsi a qualcuno che possa offrire una garanzia, quindi meglio evitare i privati, che potrebbero anche averla acquistata rubata. In ogni caso occorre sempre mettere in conto qualche lavoretto, come la sostituzione di pneumatici e freni, senza dimenticare che potrebbero esserci danni visibili soltanto all’occhio allenato di un esperto, ma in grado di pregiudicare la sicurezza del mezzo».
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