Ondate di calore sempre più intense e prolungate, temperature estremamente variabili, aumento dell’inquinamento, incendi boschivi, siccità, inondazioni: tutti questi eventi, di cui ahinoi si sente parlare sempre più spesso, non sono altro che il risultato dell’aumento delle concentrazioni di gas serra nell’atmosfera, una condizione responsabile di importanti alterazioni dell’ambiente e del clima che si ripercuotono sulla salute respiratoria, in particolare dei bambini.
«Non è certo un caso se, quando nelle città aumentano i tassi di inquinamento soprattutto da polveri sottili, aumentano corrispondentemente i ricoveri e gli accessi in pronto soccorso per i bambini che soffrono di malattie dell’apparato respiratorio» afferma il Professo Renato Cutrera, Presidente della Società Italiana Malattie Respiratorie Infantili (SIMRI) e Direttore UOC Broncopneumologia dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma.
Nonostante i dati in merito siano ancora provvisori, poi, va considerato che la miscela di inquinamento dell’aria con l’esposizione agli allergeni (come i pollini), può rendere ancora più difficoltoso il controllo della condizione asmatica, tanto da rendere quasi indispensabile il ricorso a soggiorni in alta quota, dove l’aria risulta essere quasi totalmente priva di inquinanti e di allergeni.
«È stato infatti dimostrato come un soggiorno terapeutico in alta quota consenta di migliorare l’asma e la performance respiratoria – commenta il dottor Alfredo Boccaccino, Direttore Sanitario del “Pio XII” – soprattutto qualora venga associata all’attività fisica e ad un programma educativo finalizzato ad informare correttamente il paziente e le famiglie sulle strategie preventive e terapeutiche, come avviene nei “Campus for Breathe” proposti dall’Istituto Pio XII Onlus di Misurina, uno dei tre centri specialistici in tutta Europa per la cura dell’asma in alta quota e l’unico pediatrico» .
L’attività sportiva nello specifico è uno strumento terapeutico prezioso per chi soffre d’asma, dal momento che, come peraltro evidenziato da una recente revisione sulla letteratura scientifica operata da un nutrito gruppo di ricercatori (Cochrane Review Groups), consente di aumentare la funzionalità cardiorespiratoria e di ottenere un significativo miglioramento del massimo consumo di ossigeno.
«Anche se l’attività fisica deve essere scelta in base alla gravità dell’asma e alle esigenze del paziente – aggiunge il dottor Boccacino – in generale è possibile praticare quasi tutti gli sport, sia individuali (come il kayak, la canoa, lo sci di fondo, la danza e persino le arti marziali) sia di squadra (come il volley, il basket e l’hockey)».
Non sono invece indicati gli sport che richiedono l’utilizzo del casco integrale, che espongono al rischio di malesseri improvvisi (come le attività subacquee, il deltaplano e l’alpinismo) o che risultino particolarmente asmogeni (come la corsa).
Tra gli accorgimenti per fare attività fisica in sicurezza poi, rientrano senza dubbio il parere favorevole del medico, l’esecuzione di almeno dieci minuti di riscaldamento prima dell’esercizio fisico vero e proprio (con 10-12 brevi sprint da venti o trenta secondi ad intensità crescente, alternati a periodi di recupero di uno o due minuti) e di un periodo di defaticamento a conclusione della sessione di allenamento.
«Durante l’esercizio fisico infine – conclude il dottor Boccaccino – è bene respirare col naso, proteggersi dai fattori scatenanti (pollini, smog, aria fredda) ed avere sempre a disposizione un inalatore spray di broncodilatatore, da utilizzare immediatamente se durante l’attività fisica compaiono i sintomi di una crisi asmatica, come tosse, respiro sibilante, sensazione di fiato corto o mancanza d’aria».