Sentirsi privi di senso

Gentili Dottori, provo a scrivere sperando di trovare almeno una risposta ai mille interrogativi che mi affliggono e che non mi fanno vivere.Sono una donna di 36 anni, ho un compagno da 2 anni e mezzo del quale mi sono perdutamente innamorata nonostante cose che col senno di poi non sarebbero accettabili come l'eccessiva gelosia iniziale. Questa fase è passata, conviviamo e la convivenza è stata molto difficile a causa dell'incompatibilità di modo di vivere: io abituata a fare tutto da me e lui che vive nel caos e nel disordine primo di qualsiasi pianificazione. Ci siamo scontrati tante volte, ho provato a chiedergli di essere più collaborativo ma i risultati non sono stati quelli sperati con la conseguenza che io mi sento arrabbiata ogni giorno. Ha provato anche a chiedermi di comprare casa insieme e di avere un figlio cosa che io non mi sono mai sentita di fare. Se già cosi mi sento una domestica (preciso che io lavoro 9 ore al giorno e non mi mantiene nessuno se non me stessa) figuriamoci con un figlio? Per non parlare del periodo buio che ha avuto lui a causa di problemi psicologici che ci hanno portato ad allontanarci anche sul piano fisico. Non abbiamo più rapporti da mesi e mesi nè intimità, il nostro rapporto si limita a vivere la quotidianetà senza passione, progetti e condivisioni. Dopo una accesa discussione in cui manifestato il mio disappunto per la mia condizione casalinga eccessivamente gravosa la conclusione è forse che lui prenda casa per conto suo. Da un lato credo che sia la cosa giusta ma dall'altro so bene che porterà alla fine della nostra storia. Sarebbe bastato davvero poco per far funzionare il nostro rapporto ma lui non riesce ad essere collaborativo, non riesce ad essere ordinato e dice che io sono una dittatrice e tutto deve essere fatto come dico io e quindi di conseguenza lui non fa nulla. Io non penso di essere una dittatrice anzi mi sento la vittima in tutto ciò. Tirando le somme se io non mi sento di costruire un futuro con lui per queste ragioni e lui non fa nessun passo per cambiare allora lo stare in due case diverse potrà risolvere i problemi della convivenza ma non di certo del nostro futuro. Da un lato credo sia la scelta migliore ma dall'altra mi duole il cuore per aver fallito dopo aver investito tutta me stessa in questa relazione che ho provato a far funzionare. Desideravo tanto costruire una famiglia e avere un figlio e vivere una vita serena con la persona amata però ho appreso che la dura verità è una altra e che io resterò da sola per mia scelta. In fin dei conti sarei infelice lo stesso avendo un compagno che non mi fa sentire più desiderata e speciale. Mi sento una nullità ed una fallita e mi chiedo che senso abbia la mia vita se tanto non sono riuscita a costruire nulla. E mi chiedo ancora di più: perchè vivendo tutto questo ho comunque paura del lasciarlo andare? Forse mi sono abituata a vivere piangendo ogni giorno? Cosa dovrei fare? Non sono una persona perfetta ma mi sono donata interamente e forse meriterei un minimo di pace e serenità.

La risposta

avatar Altro Starbene Risponde x

Gentilissima, mettere il punto “fine” a un rapporto non è mai semplice, per quanto esso sia fonte di sofferenza. Credo che le possa essere di supporto essere accompagnata in questo momento della sua vita, rivolgendosi a uno psicologo o psicoterapeuta che possa aiutarla ad affrontare tutta l’emotività di cui racconta. 

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